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“Chiudere Facebook, crea violenza” David Cameron si sbaglia

24 Ago

david cameron Facebook e Twitter (ma non solo) hanno rivoluzionato le interazioni sociali. I due social network permettono alla gente di condividere ciò che vuole della propria esistenza, partecipando sia virtualmente che realmente ai moti della quotidianità pubblica, inserendo prepotentemente in essa la sfera del privato svelato.

Così come accaduto con la telefonia mobile, l’avvento sul web della possibilità di comunicare senza confini e immediatamente ha cambiato le dinamiche dei rapporti tra gli uomini. E non si può più tornare indietro, perché significherebbe regresso.

Reprimere i social network, infatti, avrebbe le stesse conseguenze causate dall’impedire ad una popolazione l’utilizzo del telefono. L’uomo è un animale comunicativo: ha bisogno degli strumenti idonei per soddisfare la propria indole. Senza di questi, una volta scoperti, soffrirebbe.

Detto ciò, è chiaro che non tutti gli uomini sono buoni. Se così fosse, saremmo nella società perfetta. Ed è altrettanto chiaro che l’utilizzo degli strumenti della comunicazione sul web è conforme agli scopi dell’utente. Ma nessuno si sogna di distruggere tutti i ripetitori della telefonia mobile per impedire ad un gruppo criminale di chiamarsi ed organizzare le strategie per mettere in atto i propri affari illeciti. S’interviene sull’azione, non sullo strumento.

Ecco perché è discutibile la possibilità ventilata dal premier britannico David Cameron di interrompere la possibilità agli inglesi di utilizzare i social network per sedare le tante rivolte in atto nel Paese di Sua Maestà. L’assunto da cui parte Cameron è questo:

La libera circolazione delle informazioni può essere usata per nobili azioni. Ma anche per azioni malvagie. E quando le persone usano i social media per creare violenza dobbiamo fermarli. Stiamo lavorando con la polizia, i servizi d’intelligence e le aziende per capire se può essere giusto impedire alle persone di comunicare attraverso questi siti e servizi quando sappiamo che stanno preparando violenze, disordini e atti criminali”.

Un pensiero non condivisibile. Perché se vale la convinzione che “le persone usano i social network per creare violenza”, dovrebbe valere anche quella per cui “le persone usano i social network per combattere la violenza”, o “per informare sulla gravità dei fatti in corso”. Infatti, perché non prendere in considerazione che Facebook o Twitter abbiano la capacità di dare alla gente “buona” la possibilità di condividere informazioni utili per scovare i “cattivi” o per segnalare notizie di “pubblica utilità” o situazioni di “emergenza”.

Se il Regno Unito dovesse intraprendere la strada dello stop ai social network in situazioni di gravità,limitando pesantemente il diritto di comunicare, la darebbe vinta al lato peggiore della società (che è pur sempre la minoranza), concretizzando la filosofia manichea.

Roba da Iran e Siria. Non da Inghilterra. 

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