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Archivi categoria: News Inchieste

Tutto quello che c’è da sapere sui giovani in UE

  Si è celebrata il 12 agosto la Giornata internazionale dei Giovani, indetta dalle Nazioni Unite, una   giornata che viene celebrata tutti gli anni  per ricordare il ruolo vitale che i giovani hanno all’interno della società. Read the rest of this entry »

 

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Cittadinanza europea, l’Ue vuole sentire il vostro parere!

Per cercare di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio dei diritti goduti quali cittadini europei, la Commissione lancia un questionario su web per raccogliere, entro il 9 settembre, idee e impressioni

‘your-rights-your-future’, a questo indirizzo sul sito dell’Unione europea tutti i cittadini dell’Europa dei 27 Stati membri possono indicare, tramite un questionario on line, i principali ostacoli che impediscono l’esercizio

Imagine dal sito dell'UEdella piena cittadinanza dell’Ue. Sono importanti anche le idee dei cittadini e delle organizzazioni su come eliminare tali ostacoli e sviluppare ulteriormente la cittadinanza dell’Unione.

I risultati dell’iniziativa, che si concluderà il Read the rest of this entry »

 

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Contributi scolastici, truffe anche in estate

Lo sapevi che non è obbligatorio pagare i contributi scolastici per l’arricchimento dell’offerta formativa?

Le scuole statali continuano a chiederli come obbligatori… in realtà sono facoltativi.

Anche da te è così?

Segnalalo a Skuola.net

I contributi scolastici volontari spacciati per obbligatori continuano a mandare su tutte le furie i genitori italiani. Skuola.net vi spiega che cosa potete fare

di: Cristina.M – Read the rest of this entry »

 

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La facoltà di Lingue è appesa ad un filo, Catania chiede 3 milioni e “nasconde” il corso

Martedì incontro con il rettore Antonio Recca, sabato con il ministro alla Pubblica Istruzione Franceco Profumo

CorrierediRagusa.itLingue, o meglio Mediazione linguistica, scompare dal manifesto provvisorio degli studi dell’Università di Catania. Solo un segnale per alcuni, ma per altri può essere l’inizio della fine della facoltà ad Ibla. La presenza della facoltà torna dunque a rischio ed il problema sono sempre i fondi che gli enti locali rappresentati nel Consorzio universitario devono garantire all’ateneo catanese Read the rest of this entry »
 

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Abbandoni scolastici : Ecco un’altra piaga tutta italiana

di ALESSANDRO SCOLARI

Esiste uno strumento che accomuna gli “italiani” più della Costituzione. E’ la calcolatrice. Serve per conteggiare i soldi pubblici spesi inutilmente a Roma. Eccoci qui a riproporre conti e ragionamenti. Una ricerca di Save the children rintracciabile a questo indirizzo  questa volta ci parla di dispersione scolastica, argomento che riguarda i giovani, dall’infanzia fino alla giovinezza, ed ha come risultato di vedere i giovani, non andare più a scuola, non raggiungere il fatidico “pezzo di carta”.

Per avere una panoramica completa sulla situazione della penisola per quanto riguarda gli abbandoni scolastici, rimandiamo Read the rest of this entry »

 

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Tra lode e bonus, ecco la maturità dei bravissimi penalizzati dal merito A regime le norme per ‘arginare’ i 100, slittano i ‘premi’ ai bravi

Corsa a ostacoli per la lode e niente bonus per i meritevoli, che non potranno (nemmeno stavolta) far valere il loro diploma come credito per entrare nelle facolta’ a numero chiuso. Si avvicina la maturita’ 2012 (la prima prova e’ in calendario il 20 giugno) e i super bravi fanno i conti con la normativa che, paradossalmente, ad oggi li penalizza. Per effetto di un decreto della Gelmini del dicembre del 2009 quest’anno arrivare alla lode diventa davvero un percorso ad ostacoli, piu’ di sempre. Vanno a regime le norme che impongono una stretta sui crediti: per raggiungere il massimo dei punti serve un percorso senza intoppi e davvero brillante. Mentre slittano ancora una volta, la quarta, le regole introdotte dagli ex ministri Fioroni-Mussi che davano la Read the rest of this entry »

 

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Catania capitale dei volontari europei L’Arci celebra i dieci anni del programma

Di Carmen Valisano |

Il Servizio volontario europeo a Catania compie dieci anni. I giovani che in questi anni sono passati sotto al vulcano si sono occupati di tutto, dall’assistenza ai migranti alle attività ludiche. In quella che è una delle città con più richieste di partecipazione, l’Arci ha organizzato per oggi una festa dove i protagonisti saranno i volontari stranieri e quanti vorranno partire. Destinazione, gli altri. Guarda il video con i racconti di chi ha già partecipato 

Ventisei volontari italiani inviati in oltre quindici Paesi e ventidue giovani accolti. In dieci anni, il Servizio volontario europeo a Catania è cresciuto tanto: doposcuola, assistenza agli anziani, supporto legale ai migranti. Le attività svolte dai giovani tra i 18 e i 30 anni sono molteplici. Denominatore unico, la voglia di viaggiare, conoscere Paesi – anche molto distanti culturalmente dal proprio – e lavorare nel sociale. Per festeggiare questo decimo compleanno catanese, l’Arci di Catania ha organizzato una festa preceduta da testimonianze di quanti hanno già partecipato a questo progetto del programma comunitario Youth in action. Dalle 18 il cortile della Cgil in via Crociferi 40 si riempirà di giovani e musica. Read the rest of this entry »

 

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Generazione Neet: nella provincia etnea in aumento i giovani “inattivi”

Occupazione, negativi dati Istat. Cisl etnea: “Riaprire il mondo del lavoro ai giovani”

Giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e, in alcuni casi, non hanno intenzione di farlo. Sono i cosiddetti Neet, acronimo per l’inglese Not in Education, Employment or Training. E la Sicilia ne è piena

di Daria Raiti
Giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e, in alcuni casi, non hanno intenzione di farlo. Sono i cosiddetti Neet, acronimo per l’inglese Not in Education, Employment or Training. E la Sicilia ne è piena. Il 33.5 per cento dei giovani tra 15 e 29 anni non lavora, né frequenta scuola o corsi di formazione. Su 319 mila Neet, 221 mila sono inattivi (61,4 per cento) e 98 mila disoccupati (38,6 per cento). Read the rest of this entry »
 

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Che fine ha fatto il servizio gratuito “Wifi zone” della Villa Bellini?

Il consigliere comunale Manlio Messina (PdL) ha presentato un’interrogazione all’Amministrazione comunale in merito alla ‘Wifi zone’ della Villa Bellini che da settimane non funziona più.

“Il servizio di ‘Wifi zone’– spiega Manlio Messina – attivo dal giugno scorso presso la Villa Bellini, e realizzato attraverso il progetto ‘150 Piazze Wifi’ della rivista Wired, ha permesso ai numerosi frequentatori del giardino di navigare in rete gratuitamente per 120 minuti al giorno. Ebbene da qualche settimana questo prezioso servizio, capace di contribuire abbattere il muro del digital divide nella nostra Catania, purtroppo non funziona più. Read the rest of this entry »

 

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Torna ‘Voci di Città’, il cuore giovane di Catania

Anche questo mese ‘Voci di Città‘,  il free press di Catania, si lancia in una nuova avventura alla riscoperta dei luoghi di totale abbandono e degrado di una città ricca di arte e cultura, ma povera di ripresa e spirito d’iniziativa. Il giovane articolista Davide Sirna, nel numero già in distribuzione, ha voluto invitare i lettori a dare un’occhiata alla triste realtà che riguarda Parco Gioeni, un tempo bellezza patrimoniale dei cittadini e ora, come afferma lui stesso, trasformata in “giardino dello scempio” dove il vandalismo è all’ordine del giorno e i chlochard  si servono di questo deposito di sporcizia come ospizio e rifugio.

In questo numero i ragazzi di ‘Voci di Città’ si sono avvalsi della partecipazione del professore Giorgio Carlo Cappello, dottore di filosofia e sociologo della facoltà di Lettere e Lingue dell’Università di Catania, il quale ha esposto un’interessante esperienza vissuta a Londra assieme ai suoi alunni e non, trasferitisi nella Capitale per cercare lavoro: un obiettivo sempre meno ricercato nella città di provenienza e che, come del resto accade in tutta Italia, comporta l’immigrazione di milioni di giovani in località estere con la speranza di essere almeno lì più fortunati. Altrettanto importante è la questione sollevata dal presidente dell’associazione “Voci di Corridoio” la quale edita la testata, sulle favelas della city , paragonate per molti aspetti a quelle di origine brasiliana e che costituiscono una delle più imponenti “baraccopoli” di Catania. Infine, va sottolineato l’articolo in memoria del ventesimo anniversario della morte dell’onoratissimo Giovanni Falcone: ho ricostruito un excursus della vita e dei momenti più salienti di tutta la carriera del giudice e della sua esemplare lotta contro la mafia.

Accompagna la testata del numero di questo mese una delle massime del politico partigiano Antonio Gramsci: « Ogni domanda può avere la sua risposta, basta perciò riflettere».

 

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Un Caffè con Padre Di Trapani: “Catania città in chiaro scuro”

di Francesco Bianco

Padre Valerio Di Trapani

– Nel giorno di una conferenza stampa per fare un bilancio della sua preziosa esperienza catanese al servizio, concreto, dei più deboli e degli ‘ultimi’, il direttore della Caritas etnea in procinto di lasciare la città dell’elefante accetta cortesemente di farsi intervistare per scattare una fotografia della ‘sua’ Catania che sta “percorrendo una strada di grande impoverimento attorno a cui bisogna trovare soluzione”.

Partiamo dal concreto. Recentemente ha fatto discutere l’ordinanza del sindaco sulla ‘tolleranza zero’ verso i lavavetri. Ribadisca il suo pensiero.

“Io non sono l’avvocato difensore dei lavavetri così come non voglio fare nessun attacco al sindaco. Faccio solo notare che il lavavetro è la personificazione del dolore e della povertà che bussa alla nostra porta e che chiede attenzione. Non si può dinanzi alla povertà girarsi dall’altra parte. Quella dei lavavetri è una soluzione superficiale che non porterà nessuna efficacia”.

Cosa fare dunque?

“Veda i lavavetri, le persone Rom, i clochard ci portano a riflettere sulla necessità di pazienti percorsi di inclusione sociale e lavorativa. Bisogna operare sempre più efficacemente accanto alle persone povere. I tanti volontari, noi della Caritas, ma anche la stessa amministrazione comunale è riuscita a fare dei percorsi ‘belli’ di inclusione sociale come alcuni che, ieri, vivevano in tuguri ed oggi vivono in una casa in affitto. Bisogna educare la città a non voltarsi dall’altra parte…”.

E poi?

“Piuttosto che lamentarsi delle persone moleste che insistono per lavarti un vetro, i cittadini, dovrebbero ‘educarsi’ a partecipare alla vita delle persone  impoverite”.

A Catania, oltre ai clochard e i lavavetri, ci sono anche vere e proprie baraccopoli come in Corso Martiri.

“Situazioni di questo tipo ne troviamo tante. Ricordo le prostitute, i parcheggiatori abusivi. Sono tutte rappresentazioni di un disagio ampio. Le soluzioni estetiche sono pronte. Le ordinanze sono tante. Ironicamente mi viene da pensare che si potrebbe risolvere anche il problema dell’anzianità imponendo i lifting per curare meglio il loro aspetto. I problemi, insomma, si risolvono solo da un punto di vista estetico nel senso che non li vediamo più. Ma i problemi restano e ci sono. Ribadisco dunque che i problemi, come quello delle baraccopoli, vanno risolti cercando pazientemente, faticosamente una reale soluzione abitativa stabile e di inclusione sociale. Stesso dicasi per i parcheggiatori abusivi.Immagino che dietro ci sia un problema di crisi occupazionale, di cattiva formazione al lavoro “.

Insomma la fotografia di Catania non è proprio nitida?

“Credo che Catania stia percorrendo una strada di grande impoverimento attorno a cui bisogna trovare soluzione sui problemi reali e non sugli effetti dell’impoverimento”.

Che città si appresta a lasciare?

“Come tutte le altre, anche questa è una città in chiaro scuro. Catania è capace di gesti di generosità, di attenzioni e di cura molto belli ma è anche una città che si lascia sedurre dalla superficialità e uno sguardo distratto attorno alle cose. Mi piacerebbe che i miei concittadini, perchè così li intendo, fossero più ‘mistici’, ovvero, capaci di guardare in profondità alla vita e alla storia della gente senza lasciarsi, come dire, distrarre da un ‘disattento’ e ‘svogliato’ impatto reale…”.

Tra circa un anno Catania sarà chiamata al voto amministrativo. Cosa pensa?

“Sul fatto politico ed amministrativo non mi sento di esprimere alcun giudizio. Dico solo che su alcuni punti si deve continuare in questa maniera. Avendo cura, insomma, di tutti quelli che sono emarginati incrementando una economia che ha avuto ed ha delle sofferenze in campo edilizio, turistico e della manifattura. Non so chi potrà riuscire ad aiutare questa città a crescere. E’ necessaria, lo sottolineo ancora, una cura ed una attenzione particolare…”.

Grazie padre Valerio Di Trapani, buona giornata.

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Maniaco ai Benedettini Problema sicurezza? – tanti casi, zero denunce, vigilanza solo di notte

Di Salvo Catalano

Dopo la testimonianza della studentessa molestata giovedì sera nei corridoi dell’ex monastero sede della facoltà di Lettere di Catania, arrivano le segnalazioni di altre ragazze. Polizia e carabinieri affermano di non averne mai sentito parlare prima d’0ra, ma invitano le vittime a denunciare, nonostante le critiche e gli sberleffi sulla loro “ingenuità”. Intanto emerge un “problema sicurezza” nella struttura universitaria di Piazza Dante: dopo il taglio dei fondi, di giorno non ci sono vigilantes

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Chi è il «trentenne, basso, tozzo, pizzetto e occhi scuri» che giovedì sera ha molestato una studentessa rimasta a studiare fino a tardi all’interno dell’ex Monastero dei Benedettini di Catania? Dopo la pubblicazione del nostro articolo, sono arrivate a Ctzen altre segnalazioni di ragazze che avrebbero subito lo stesso approccio da parte di una persona che corrisponderebbe alla descrizione dell’uomo della Facoltà di Lettere. Episodi avvenuti in un arco di tempo ampio (alcuni si riferiscono ad anni fa, altri sono invece recenti), sempre in ambienti universitari e condinamiche simili. Con un elemento in particolare che ritorna in tutte le testimonianze: la richiesta del «massaggio ai piedi».

Eppure tra le forze dell’ordine nessuno sembra aver mai sentito parlare di questo molestatore. Alcomando dei carabinieri di piazza Dante, il più vicino al Monastero sede della facoltà di Lettere, non ne sanno niente. Mentre al commissariato di polizia Borgo-Ognina l’ultimo caso simile risale al 2010, quando un uomo fu arrestato dopo la segnalazione di alcune studentesse molestate sotto il ponte della circonvallazione vicino alla cittadella universitaria. Da allora nessuna denuncia, né segnalazioni informali. «Nessun caso seriale, solo qualche denuncia specifica e circoscritta a casi personali», sottolineano dal comando provinciale dei carabinieri, da cui arriva però un invito alle ragazze coinvolte. «Presentatevi nelle nostre sedi e denunciate, anche informalmente, solo così possiamo indagare». Esporsi. Mica facile se chi lo ha fatto attraverso i media, pur preferendo l’anonimato, raccoglie più critiche che sostegno.

«Queste donne devono denunciare – è dello stesso avviso Loredana Piazzadel centro antiviolenza Thamaia –; magari pensano di essere state stupide o ingenue, ma può capitare a tutti e non per questo qualcuno ha il diritto di approfittarsene». I commenti ironici? «Meglio non starli ad ascoltare – continua Piazza – solo così si può superare la vergogna di essere state ingenue».

Giovedì sera, intorno alle 19.30, il molestatore feticista ha approfittato del fatto che i corridoi del monastero dei Benedettini erano semideserti. «Ero in facoltà e mi sentivo protetta», ha detto la giovane studentessa. Nelle altre testimonianze, le ragazze raccontano invece di essersi trovate in compagnia o comunque in ambienti affollati, fattore che le ha aiutate a mandare via in breve tempo la persona che le importunava. Esiste, dunque, un problema sicurezza all’interno delle strutture universitarie? C’è una vigilanza sufficiente? Per quanto riguarda il monastero del Benedettini, certamente no. L’enorme struttura di piazza Dante, infatti, nei giorni feriali èsorvegliata dai vigilantes dell’Invincibile soltanto di notte, dalle 20 alle 8. Di mattina e nel pomeriggio, cioè quando ad usufruire del Monastero sono gli studenti, il servizio semplicemente non esiste. O meglio, non esiste più. «Fino a un paio di anni fa – spiega un vigilante che preferisce restare anonimo – prestavamo il servizio 24 ore su 24, adesso, con il taglio delle risorse, facciamo solo la notte». E la sicurezza degli studenti? «Io ho il compito di sorvegliare la struttura, non le persone».

[Foto di ilbagatta O_o ɐʇʇɐƃɐqlı]

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Rapporto UNICEF sugli adolescenti, progressi ma l’Africa resta indietro

Copertina del rapporto UNICEF ''Progress for Children 2012 - A Report Card on Adolescents''  Negli ultimi 20 anni, gli adolescenti hanno beneficiato di importanti progressi nel campo dell’istruzione e della salute pubblica.

Tuttavia, secondo un nuovo rapporto UNICEF, le necessità di molti adolescenti vengono trascurate, e ogni anno più di 1 milione di loro perde la vita e decine di altri milioni non frequentano la scuola.

Il rapporto individua l’Africa Subsahariana come il luogo più pericoloso in cui vivere, per un adolescente. Il numero di ragazzi nella regione è ancora in crescita, e si prevede che entro il 2015 l’Africa registrerà il più alto numero di adolescenti al mondo.

In Africa subsahariana però appena metà dei bambini completa il ciclo della scuola primaria, e l’occupazione giovanile rimane bassa.

Il nuovo rapporto UNICEF “Progress for Children. A Report Card on Adolescents” mette in evidenza altre conseguenze allarmanti di un progresso diseguale tra gli 1,2 miliardi di adolescenti del pianeta (le Nazioni Unite definiscono l’adolescenza un’età compresa tra i 10 e 19 anni).

«Gli svantaggi imputabili alla povertà, all’appartenenza di genere o alla disabilità impediscono a milioni di adolescenti di realizzare il loro pieno diritto ad avere un’istruzione di qualità, a ottenere assistenza sanitaria, protezione e partecipazione» dichiara il Vicedirettore generale dell’UNICEF,Geeta Rao Gupta.

«Questo studio rafforza la nostra comprensione dei problemi che affliggono gli adolescenti più poveri e svantaggiati. È tempo di soddisfare i loro bisogni, non dobbiamo lasciarli  indietro.»

Principali dati del rapporto

Ogni anno 1,4 milioni di adolescenti muoiono a causa di incidenti stradali, complicazioni dovute al parto, suicidi, AIDS, violenze e altre cause.

In Africa, le complicazioni della gravidanza e del parto sono la principale causa di morte per le ragazze tra i 15 ai 19 anni.

In un sondaggio effettuato nella Repubblica Democratica del Congo, il 70% delle ragazze sposate tra i 15 e i 19 anni ha detto di aver subito violenza dall’attuale (o ex) partner o coniuge.

Oltre un terzo delle donne tra i 20 e i 24 anni nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) si sonosposate prima di compiere 18 anni, e circa un terzo addirittura prima di avere 15 anni. In Niger, metà delle ragazze tra i 20 e i 24 anni  ha partorito prima di aver compiuto 18 anni.

Globalmente, il 90% dei bambini in età scolare frequenta la scuola primaria. Nonostante i progressi a livello mondiale, il tasso di iscrizione alla scuola secondaria rimane comunque basso nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa e in Asia, e numerosi alunni nella fascia di età della scuola secondaria frequentano di fatto le classi delle elementari.

L’Africa Subsahariana è la regione del mondo con i peggiori indicatori nell’istruzione secondaria. Globalmente, 71 milioni di bambini che dovrebbero frequentare la scuola media inferiore non vanno a scuola, e 127 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni sono analfabeti – per lo più in Asia meridionale e Africa Subsahariana.

Il rapporto dell’UNICEF sottolinea l’urgenza di realizzare programmi e politiche a sostegno dei diritti di tutti gli adolescenti. L’adolescenza è una fase critica dell’infanzia in cui il giusto investimento può interrompere il ciclo della povertà e portare vantaggi economici, sociali e politici a adolescenti, comunità e nazioni.

Gli adolescenti devono essere riconosciuti come veri agenti del cambiamento nelle loro comunità. Le politiche sociali, oltre a proteggere gli adolescenti e i bambini, dovrebbero anche fare leva sulla loro attitudine alla creatività, all’innovazione e all’energia per la risoluzione dei problemi che li riguardano.

logo comitato italiano per l'Unicef onlus
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L’Italia è piena di casalinghe: quelle etnee ci spiegano perchè

I dati ISTAT, recentemente pubblicati, parlano di un’Italia di casalinghe. Un giro tra le casalinghe etnee e le associazioni di categoria per capire meglio la loro posizione e come vengono considerate dalla società

di Dorotea Lo Greco

dati ISTAT, recentemente pubblicati, parlano di un’Italia di casalinghe. Il numero, infatti, è alto: pari a 4 milioni 879mila del 2011-per le donne tra i 15 e i 64 anni – nonostante il calo del 5.9% rispetto al 2004. L’aspetto interessante è l’aumento dei casalinghi, con la “i” finale, a sottolineare che anche gli uomini sono sempre più interessati dal fenomeno dei lavori di casa e della cura della famiglia.
Dei quasi 5 milioni di casalinghe in Italia, il 50% si trova nel Mezzogiorno. Darsi una ragione o una pseudo-giusticazione non appare poi così tanto ovvio. E la domanda più evidente è come mai siano considerate appartenenti alla categoria della popolazione inattiva.Ma le stesse casalinghe, quelle del 2012 e della provincia di Catania, come pensano di essere viste dalla società?“Il ruolo della casalinga, in certi casi è cambiato, in altri sicuramente no, dipende dal contesto sociale. Per quanto mi riguarda – spiega la signora Lucia M.,di 59 anni – più che una scelta vera e propria, è stata una necessità quella di rimanere a casa e crescere i miei figli, ben 5, e non fare mancare nulla. Dalla società, da un punto di vista consumistico, veniamo viste positivamente: ci occupiamo della spesa e dell’acquisto di tutti i prodotti per la casa. Ma spesso e volentieri, veniamo sottovalutate, messe ai margini, solo perché non siamo pagate al pari delle nostre “colleghe” che siedono in uffici o in altri posti di lavoro. Sul fenomeno casalinghi, uomini cioè, non credo che si tratti di un aspetto presente nel Mezzogiorno: un po’ per formazione culturale, visto che è sempre stato l’uomo a “portare il pane in casa”; però,ad oggi, con questa situazione di crisi, in famiglie nelle quali i padri o sono precari o sono stati licenziati, c’è stata una esigenza di rivedere i ruoli. Siamo cambiate, rispetto a 40 anni fa, perché svolgiamo anche attività a sostegno di altri settori della società: io ad esempio sono rappresentante della classe di mio figlio più piccolo e sono catechista impegnata in molte attività parrocchiali “.Dai toni più amari la dichiarazione della signora Randone, casalinga di 49 anni. “Mi definisco appartenente ad una categoria di “disgraziate”, diciamo così, anche se il termine è forte. Però, è vero, siamo considerate poco o nulla dalla Società, siamo messe ai margini e non siamo tutelate affatto. In realtà, sono convinta che svolgiamo più lavoro noi,che le nostre colleghe che probabilmente, potendoselo permettere, avranno qualcuno che sbriga loro le faccende di casa..ma anche per il solo motivo,che si possono permettere una vita diversa,anche in questo periodo di crisi..e poi io avverto,rispetto a queste donne in carriera,di essere vista dall’alto verso il basso e di essere considerata qualcosa in meno, che conta poco..ecco!”.

Ma se la Società le “etichetta” come settore che non genera profitto, dall’altro lato, in tutta Italia, esistono delle Associazioni di categoria che combattono giorno per giorno in tutela e difesa dei loro diritti.

Carolina Inferreri, di A.I.D.E. -Associazione Indipendente Donne Europee- puntualizza come uno dei loro cavalli di battaglia sia stata la pertinente distinzione tra donne che sono casalinghe perché non lavorano- o perché sono in cerca di un’occupazione- e donne che, pur lavorando, lo sono ogni volta che lasciando il posto di lavoro, rivestono i panni della “donna di casa”.

“Il lavoro della donna è stato riconosciuto da poco, con l’assicurazione infortuni domestici del 2001 dell’allora governo D’alema. La nostra associazione ha fatto in un primo momento informazione e poi ha prestato, gratuitamente,servizio presso l’INAIL. Si tratta di una legge, quindi, c’è un preciso obbligo. Esistono però dei punti critici, primo fra tutti, la soglia di invalidità, ad oggi del 26% circa,che fa scattare l’assicurazione;uno dei nostri obiettivi,sarebbe quella di farla diminuire,e quindi di chiedere delle modifiche a questa legge,della quale,in verità,non si sente più parlare come all’inizio. Il tutto consterebbe di un versamento su un bollettino che varia a seconda delle fasce di reddito: al di sotto dei 9.000/7.000 euro,l’interessata sarebbe assicurata gratuitamente. Ad oggi, però, lo Stato non ha chiesto il pagamento degli arretrati: non mi stupirei, se in un momento critico come questo, il governo Monti rispolverasse la legge, per chiedere i contribuiti ed arricchire le casse dello Stato!”, precisa la Inferreri. “Il malcontento delle associate è sempre uno: lo Stato non ha fatto nulla per questa categoria che fa aumentare annualmente dell’1% il PIL; queste donne vorrebbero lasciare il lavoro agli uomini,ma chiedono una retribuzione mensile,perché,pur trattandosi di un lavoro sommerso,è comunque immenso. E’ pure vero,d’altro canto,che molte di queste donne hanno imparato ad autogestioni,ad esempio dedicandosi ad attività quali la realizzazione di oggetti artiginali e la conseguente mostra dei prodotti,in gemellaggio,spesso e volentieri,con altre associazioni presenti nel resto del mondo” conclude.

Anche la signora Palermo Natascia, della sede di Grammichele, elenca in che modo queste donne si dedicano, gratuitamente,alla Società. “Ci incontriamo a cadenza settimanale e curiamo attività: partecipiamo a corsi di pittura, svolgiamo attività di catering presso un agriturismo della zona, organizziamo corsi di formazione,corsi di “cake designer” e poi ci dedichiamo al volontariato. Quello che le associate chiedono, più di tutto il resto, è di poter parlare con lo psicologo e di essere inserite ,a pari titolo delle altre, nella Società: è vero che lo stereotipo della casalinga non è quello di una volta perché siamo donne emancipate ed attive, però riscontriamo ancora degli aspetti negativi: c’è chi è costretto e vive il disagio di arrivare a fine mese o chi subisce certe condizioni familiari piuttosto critiche e complesse. In ultimo, delle volte, avvertiamo che le altre donne che lavorano ci fanno subire una sorta di complesso di inferiorità, anche se molte altre ci dimostrano solidarietà”.

E ieri, Giovannella Spina Barbagallo, presidente di un’altra associazione a tutela delle casalinghe, è stata ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Napolitano. ” Da tre anni a questa parte il presidente della Repubblica invita per questa occasione speciale di grande riflessione, anche la delegazione delle casalinghe a testimonianza dell’importante valore del lavoro che queste donne svolgono all’interno del focolare domestico, divenendo fulcro centrale della famiglia, una famiglia, in questa particolare fase di crisi, che va guidata esattamente come un’azienda. Al termine della cerimonia ufficiale ricorderemo al capo di Stato di intervenire per sollecitare il Governo Monti nell’adozione di alcuni provvedimenti. Il Moica ha proposto modifiche alle leggi 565/96 sul trattamento previdenziale e legge 493/99 sulla prevenzione e copertura in casi di infortuni domestici,necessarie a migliorare normative che, pur importanti sul piano del principio, sono carenti sul piano delle prestazioni. Altro grave e delicato problema posto sul tappeto è stato quello del trattamento di reversibilità, per il quale il Moica ha raccolto firme a conferma di quanto la situazione del coniuge superstite sia sentito e vissuto con sofferenza“.

Anche il vicepresidente nazionale del Moica, Camilla Occhionorelli, ricorda quanto valore abbia il lavoro familiare,visto che la donna viene paragonata ad un manager dell’azienda familiare.

“Chi oggi pensa che le casalinghe si occupino solo di rassettare la casa, allora sbaglia davvero. Siamo in epoche diverse rispetto al passato, la famiglia va paragonata ad una pianta che va ogni giorno curata, innaffiata, potata opportunamente per crescere forte e rigogliosa. Una famiglia piena di valori, come accade ancora oggi, soprattutto al Sud. Anche per questo motivo la delegazione nazionale che sarà ricevuta dal presidente Napolitano, vede la presenza della presidente del Moica Sicilia, Giovannella Spina Barbagallo, una donna piena di energia che ben rappresenta il territorio e che abbiamo fortemente voluto alla guida di una regione così importante“.

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Catania: Campo rom Zia Lisa, insieme topi e bambini L’assessore: «Né sgombero né comodità»

Di Salvo Catalano |

Viaggio nell’accampamento adiacente al cimitero. Ci vivono 150 persone, tra cui una quarantina di bambini che mostrano i segni dei morsi dei ratti. Montagne di rifiuti fanno da cornice alle baracche dove manca l’acqua e i requisiti minimi igienico sanitari. Il Comune di Catania da due anni porta avanti il presidio leggero e sta studiando, insieme all’Unar, un progetto che metta ordine nei principali campi della città. Nel frattempo, spiega l’assessore ai Servizi Sociali, «si evitano emergenze sanitarie, ma non dobbiamo fare stare comodi i rom in questi campi»

Il topo che attraversa il sentiero in terra battuta che conduce al campo rom di Zia Lisa non ha fretta. Sbuca da una delle montagne di rifiuti che danno il benvenuto all’ingresso della baraccopoli in via Madonna del Divino Amore. Il grosso ratto si muove lentamente, si ferma in mezzo alla stradina per una decina di secondi, prima di raggiungere la sua meta: un altro ammasso di rifiuti a ridosso delle prime baracche del campo. Non ha paura degli uomini. Perché con gli uomini ci convive da anni, tutti i giorni. Fianco a fianco. Soprattutto con i più piccoli. «Al campo rom di Zia Lisa è in atto una grave situazione igienico sanitaria, si notano morsicature di ratti in alcuni bambini, le cui baracche sono a ridosso dei cumuli più estesi di rifiuti». È quanto si legge nella relazione che il Comune di Catania redige ogni mese sulla situazione degli accampamenti rom in città. Parole messe nero su bianco nell’agosto del 2011, poi ancora a settembre, e ad ottobre. Cioè nelle ultime relazioni disponibili.

Per rendersi conto delle condizioni agghiaccianti del campo adiacente al cimitero, nella zona sud di Catania, bisogna entrarci. Dalla strada è invisibile, perché è cresciuto all’interno di una grande depressione delimitata, dalla parte opposta dell’ingresso principale, dal torrente Acquasanta. Vivono qui 55 nuclei famigliari (per il Comune sono 41) con una popolazione di circa 150 – 170 persone. Nessuno lo sa con certezza. I bambini sono una quarantina: 18, in età scolare, frequentano gli istituti Livio Tempesta e Caronda. Gli altri giocano per lo più all’interno del campo dove manca l’acqua, l’elettricità arriva dai generatori di corrente e il bagno è una tavola dentro una casupola di legno. L’odore è insopportabile. Per lavarsi, cucinare e pulire usano grandi boccioni di plastica che gli uomini ogni mattina si curano di riempire in qualche fontana della zona.

L’ingresso del campo è una discarica a cielo aperto: rifiuti organici, plastica, materiale ingombrante, elettrodomestici dismessi. «Sono gli stessi rom a portarli qui, perché poi in parte li riusano» denuncia Nunzio Russo, presidente della municipalità San Giuseppe La Rena – Zia Lisa, che se potesse li manderebbe tutti via gli abitanti del campo. «Vengono a scaricarli di notte con i camion, mentre dormiamo», replicano i rom. «Non mi piace certo vedere i miei figli giocare nella spazzatura» aggiunge una mamma. La verità, secondo gli operatori della Caritas che ogni giorno entrano nel campo, sta nel mezzo. «È vero che qualcuno viene a scaricare qui i rifiuti approfittando del buio – spiega Salvo Pappalardo, della Caritas – ma capita anche che siano gli stessi rom a portare materiale come il ferro vecchio, perché molti vivono di questa attività». Il Comune è consapevole della situazione e lo scrive nelle già citate relazioni. «Il campo presenta scarse condizioni igieniche; infatti, nella parte interna sono presenti cumuli di rifiuti prodotti dagli insediati e inoltre, a quanto riferito dagli stessi, gli autoctoni utilizzano l’area come discarica per materiali di risulta».

Dal 8 giugno del 2010, dopo il rinvenimento del cadavere di un trentacinquenne tunisino nel Palazzo delle Poste, il Comune di Catania ha costituito il Presidio Leggero, un servizio di prossimità, «una presenza diradata, costante e puntuale» di operatori pubblici insieme a privati sociali come Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Opera Nomadi, Croce Rossa, nei campi nomadi e nei luoghi di ritrovo per i senza tetto: il palazzo delle Postel’ex consorzio Agrarioi campi di Zia Lisa, San Giuseppe La Rena e viale Kennedy e gli insediamenti incorso Martiri della Libertà. In quello di Zia Lisa si alternando due operatori della Caritas. Salvo ogni giorno arriva in pullmino per portare i bambini a scuola, Domenico si occupa degli altri abitanti, a cominciare dalla visita settimanale di un medico.

Nel programma relativo proprio al campo di Zia Lisa, erano previsti «interventi di pulizia degli spazi antistanti con cadenza quindicinale e collocazione di cassonetti». Possibile che una quantità così importante di rifiuti si accumuli in appena quindici giorni? «La verità – spiega Salvo, l’operatore della Caritas – è che l’ultimo intervento di pulizia del Comune risale a quasi un anno fa». Sentito in merito, l’assessore all’Ambiente Claudio Torrisi ha annunciato che «dopo l’1 maggio si provvederà a una pulizia straordinaria». «Ma per quanto riguarda l’interno del campo – ha aggiunto – non possiamo fare niente perché è di proprietà di un privato». Il privato in questione ha promesso di bonificare l’area solo dopo che il Comune avrà sgomberato i nomadi. «Gli sgomberi non servono – replica l’assessore ai Servizi Sociali Carlo Pennisi – Da tempo stiamo pensando a un progetto di più ampio respiro che riguarda i quattro campi principali della città».

Una strategia rivista di recente, figlia del cambio al vertice del ministero dell’Interno. «Il ministro Cancellieri ha reimpostato radicalmente il problema, andando oltre la logica securitaria voluta da Maroni» spiega Pennisi. È in discussione con l’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio, un protocollo che riorganizza i finanziamenti per la gestione dei campi nomadi anche a Catania. «Verrà firmato l’11 maggio», annuncia l’assessore Pennisi.

Ma la realizzazione di un campo di transito attrezzato, che rispetti le abitudini di vita dei nomadi ma che garantisca allo stesso tempo basilari requisiti igienico-sanitari, sembra ancora lontana. «Prima bisogna dipanare la matassa – precisa Pennisi – tra queste persone c’è chi può restare, chi deve tornare a casa, chi dovrebbe andare in galera. Solo quando avremo un quadro completo potremo parlare di un campo di transito, che tale deve essere, cioè i nomadi devono essere di passaggio». Il Comune, a breve, presenterà un Pon sicurezza per mettere a bando le attività di servizio, fino ad ora garantite dai privati sociali, e «andare oltre il volontariato».

Ma in attesa che tutti i tasselli del puzzle che compongono la strategia del Comune vadano al loro posto, è difficile definire da Paese civile le condizioni dei 150 abitanti del campo di Zia Lisa. «Garantire almeno l’acqua corrente? È escluso – sentenzia Pennisi – queste persone, al netto di problemi di tipo sanitario non devono stare comode. Anzi, devono stare scomode così è più facile che decidano di andarsene. L’assistenzialismo di molte associazioni caritatevoli non serve ed è pernicioso».

I topi ringraziano, i bambini un po’ meno.

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«Bonificata solo a parole»

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Guida accompagnata: il debutto il 22 Aprile 2012

Con il decreto Decreto Ministeriale N. 213 del 11/11/2011 (emesso dal Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti in attuazione all’art. 115 del C.d.S. e pubblicato sulla G.U. n. 298 del 23/12/2011),  dal 22 aprile 2012 i minori di 18 anni che hanno però compiuto 17 anni e sono titolari di patente di categoria A1, potranno quindi esercitarsi alla guida per il conseguimento della patente di categoria B, se appositamente autorizzati, con un accompagnatore/istruttore.

COME FUNZIONA
Il candidato, per poter effettuare la “Guida Accompagnata” dovrà prima effettuare, presso una autoscuola, un programma OBBLIGATORIO dalla durata di 10 ore di guida con istruttore abilitato ed autorizzato. Il programma deve prevedere 4 ore di guida in autostrada o su strade extraurbane e 2 ore di guida in condizioni di visibilità notturna.
Al termine delle 10 ore di guida, l’autoscuola dovrà rilasciare la relativa autorizzazione.
A questo punto sarà facoltà del genitore decidere di far effettuare al candidato altre lezioni insieme all’istruttore oppure dovrà comunicare alla motorizzazione civile 3 nominativi di accompagnatori che potranno fiancheggiare il candidato nelle prove pratiche con il proprio veicolo. Gli accompagnatori non dovranno avere una età superiore ai 60 anni e dovranno essere in possesso di patente di guida da almeno 10 anni.
Chi effettua la “guida accompagnata” deve esporre l’apposito contrassegno recante le lettere “GA”.
Al compimento del diciottesimo anno, il candidato potrà richiedere il foglio rosa per il conseguimento della patente B e non avrà più l’obbligo di aspettare un mese prima di effettuare l’esame pratico.


REQUISITI
– essere minorenni, ma aver compiuto 17 anni di età;
– essere titolari di patente di categoria A1, l’unica che si consegue a partire dal 16° anno di età. Da ricordare però che con la terza direttiva sulla patente, esiste anche la patente di categoria AM, per la guida dei ciclomotori e la patente di categoria B1 per la guida dei quadricicli non leggeri; entrambe possono essere rilasciate ai minorenni, a partire dal 16° anno di età (la patente AM può essere rilasciata, a livello nazionale, anche a partire dal 14° anno di età) ed è dubbio che tale evenienza sia stata presa in considerazione da chi ha proposto la modifica, poiché, rimanendo nel vago, ha implicitamente ammesso la possibilità di effettuate la guida assistita anche al diciassettenne titolare della patente per la guida dei ciclomotori o dei quadricicli non leggeri. Il Consiglio di Stato, invece, nel parere al decreto attuativo ha dato atto di tale possibilità; d’altronde le conoscenze tecniche sono le stesse e, anzi, siccome solo la patente di categoria B1 consentirà la guida dei quadricicli non leggeri, probabilmente è l’unico che potrà fornire anche un’adeguata preparazione alla guida degli autoveicoli;

CONDIZIONI E VINCOLI

– esercitarsi alla guida utilizzando unicamente veicoli di massa complessiva a pieno carico non superiore a 3,5 t.e senza alcun tipo di rimorchio;
– rispettare i limiti di potenza specifica e massima del veicolo previsti dal comma 2-bis dell’articolo 117;
– essere accompagnati da un titolare di patente di categoria B o superiore rilasciata da almeno 10 anni;
– la patente, secondo il decreto attuativo, non può essere di tipo speciale;
– aver ottenuto un’apposita autorizzazione ad esercitarsi da parte dell’UMC, su istanza di un genitore o dell’esercente la potestà genitoriale (infelicemente definito come “legale rappresentate del minore”);
– aver effettuato almeno 10 ore di corso pratico di guida presso un’autoscuola, con istruttore abilitato e autorizzato, delle quali almeno 4 in autostrada o strada extraurbana e due in condizione di visione notturna;
– non trasportare passeggeri oltre all’accompagnatore o all’istruttore;
– esporre un contrassegno con le lettere “GA”.

 DOCUMENTI DA SCARICARE
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SemplificaItalia diventa legge

SEMPLIFICAZIONI PER I CITTADINI

Semplifica Italia: il decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo

CAMBI  RESIDENZA  IN  TEMPO  REALE.  I  cambi  di  residenza  in  tempo  reale  in
modo  da  evitare  i  gravi  disagi  e  gli  inconvenienti  determinati  dalla  lunghezza
degli attuali tempi di attesa. Le procedure anagrafiche e di stato civile saranno
più  veloci.  Tempi  più  brevi  anche  per  le  procedure  anagrafiche e di stato civile.
Oltre  7  milioni  di  comunicazioni  verranno  effettuate  esclusivamente  in  via
telematica.  Le  comunicazioni  telematiche  consentiranno  un  risparmio  per  le
amministrazioni quantificabile in almeno 10 milioni di euro all’anno.

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CARTA  IDENTITA’  SCADE  AL  COMPLEANNO.  I  documenti  di  riconoscimento
scadranno  il  giorno  del  compleanno:  la  norma  intende  evitare  gli inconvenienti
che derivano spesso dal non avvedersi della scadenza.                                                                                    ART.7 – (testo dell’articolo .pdf)  I documenti di identità e di riconoscimento rilasciati dopo l’entrata in vigore del decreto avranno scadenza il giorno e il mese di nascita del titolare del documento stesso immediatamente successivo alla scadenza che sarebbe altrimenti prevista per il documento

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BOLLINO  BLU  AUTO.  Il  bollino  blu  che  oggi  deve  essere  rinnovato annualmente
sarà contestuale alla revisione dell’auto che avviene la prima volta dopo quattro
anni e poi con cadenza biennale.

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PATENTI  OTTANTENNI. Semplificazioni per il rilascio patenti degli ultraottantenni                                            Tempi  più  brevi  per  il  rinnovo  delle  patenti  di  guida degli ultraottantenni: la visita verrà effettuata dal medico monocratico e non più dalla Commissione medica.

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PAGAMENTO  MULTE,  MENSA  SCUOLA  O  TICKET  ONLINE.  Introdotto  l’obbligo
per le amministrazioni di pubblicare sul proprio sito i codici Iban per consentire i  pagamenti  on  line  di  multe,  rette  della  mensa  scolastica,  ticket  sanitari.  La norma scatta entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto

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PAGAMENTO IMPOSTA DI BOLLO ONLINE. Il pagamento delle imposte di bollo
sarà  fatto  per  via  telematica  anche  con  carte  di  credito,  debito  e  prepagate.
Potranno  così  essere  effettuati  online  tutti  quei  pagamenti  che  prevedono  la
marca  da  bollo  e  che  fino  ad  ora  non  potevano  essere  effettuati  per  via
telematica necessitando di supporto cartaceo.

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SEMPLIFICAZIONI  PERMESSO  AUTO  INVALIDI  VALE  IN  TUTTA  ITALIA.  Il
contrassegno per gli invalidi sarà valido su tutto il territorio nazionale. Sarà un
decreto  del  ministro  dei  Trasporti,  previo  parere  della  conferenza  unificata,  a
disciplinare le modalità per questo riconoscimento. Semplificazioni in materia di
documentazione per i malati cronici

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LAVORATRICI IN GRAVIDANZA
Più semplici le procedure per l’astensione anticipata dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza: vengono
eliminate le duplicazioni esistenti. Le lavoratrici potranno recarsi solo alla ASL (nel caso di motivazioni sanitarie) ovvero solo agli uffici del Ministero del Lavoro (nel caso di motivazioni inerenti alle condizioni di lavoro). (Art.15)

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VERSO  CARTELLA  CLINICA  ELETTRONICA.  Nei  piani  di  sanità  nazionali  e
regionali “si privilegia” la gestione elettronica delle pratiche cliniche, “attraverso
l’utilizzo della cartella clinica elettronica, così come i sistemi di prenotazione elettronica per l’accesso
alle strutture da parte dei cittadini”.

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SOCIAL  CARD.  La  social  card  non  sarà  più  riservata  ai  soli  cittadini  italiani  ma
potrà essere attribuita anche a quelli comunitari.
IMMIGRATI. Ai cittadini extracomunitari non verranno più richiesti i certificati
per  le  procedure  connesse  alle  leggi  sull’immigrazione  (permessi  di  soggiorno,
ricongiungimenti  familiari,  ecc.).  Saranno  le  amministrazioni  ad  acquisire
d’ufficio  la  prescritta  documentazione.  La  disposizione  entrerà  in  vigore  dal
primo gennaio 2013.

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ENTRO  3  MESI  PIANO  TRIENNALE  TAGLI  COSTI  STATO.  Entro  90  giorni  è
adottato  un  programma  triennale  (2012‐15)  per  la  riduzione  degli  oneri
amministrativi  che  gravano  sulle  Pubbliche  amministrazioni  nelle  materie  di
competenza  statale.  Con  il  programma  triennale  scatterà  anche  un  piano
triennale  “per  la  misurazione  e  la  riduzione  dei  tempi  e  dei  procedimenti
amministrativi e degli oneri regolatori, gravanti su imprese e cittadini, ivi inclusi
gli oneri amministrativi”.

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DA 2014 SOLO ONLINE COMUNICAZIONI P.A. A partire dal primo gennaio 2014
nella pubblica amministrazione saranno utilizzati “esclusivamente” i “canali e i
servizi telematici” compresa la “posta elettronica certificata”

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Allegato:

[PDF]   Il decreto Semplifica Italia

 

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Navigate con tante schede aperte? Attenti all’attacco “Tabnabbing”

E’ un tecnica di cybercrimine in circolazione da un paio d’anni, che vista la crescente diffusione del modello di consultazione web “a schede”, torna d’attualità. I malintenzionati usano una falsa scheda per trafugare dati e password

Navigate con tante schede aperte? Attenti all'attacco "Tabnabbing"NON E’ UNA MINACCIA inattesa, quella del “Tabnabbing”, una sofisticata tecnica per trafugare dati sensibili e credenziali di accesso. Questo modello di “phishing” funziona grazie alla possibilità offerta da ormai tutti i browser di navigare a schede, ovvero non soltanto attraverso una singola pagina ma con diverse “tab” che si aprono per contenere in un’unica schermata sessioni di navigazioni su percorsi diversi.

Ma anche se non è un pericolo nuovo, la diffusione della navigazione a schede anche tra gli utenti meno esperti e meno avvezzi agli attacchi del cybercrimine rende il Tabnabbing una risorsa potenzialmente molto proficua per i malintenzionati. Ecco come funziona e come difendersi.

Tabnabbing. L’attacco hacker di questo tipo è relativamente poco diffuso, e per questo può trarre in inganno anche utenti più esperti. In sostanza quello che fa il criminale è attirare l’utente su una pagina web attraverso un link, proprio come nei normali attacchi phishing. Questa pagina non chiede dati di accesso, ma offre dei contenuti a volte ben confezionati, che inducono l’utente a non chiudere la scheda, magari per guardarla in un secondo momento, ma ad aprirne un’altra per continuare la navigazione verso altri percorsi. E’ qui che entra il gioco il “tabnabbing”, ovvero attraverso un codice eseguito da quella pagina, l’utente distratto dalla nuova scheda che sta guardando non presterà attenzione alla vecchia, che nel frattempo si è trasformata: assumendo magari l’aspetto di una pagina di accesso alla posta elettronica o altri servizi protetti, cambiando addirittura la “favicon”, l’icona che contraddistingue la pagina sulla scheda e nella barra dell’indirizzo. Un vero colpo da maestro per il cybercriminale, che a quel punto non deve fare altro che attendere che l’utente inserisca i suoi dati (veri) nella pagina web mutante (e falsa). A quel punto il gioco è fatto.

Come proteggersi. Al di là del vecchio metodo che consiste nel non cliccare su link sospetti o di provenienza poco chiara, dal Tabnabbing ci si difende essenzialmente controllando sempre cosa c’è scritto nella barra degli indirizzi. Se al sito visualizzato corrisponde un indirizzo riconoscibile come reale, non c’è rischio di tabnabbing. Ma se la “url” che compare nella barra è strana e sembra non avere nulla a che fare con il sito, allora l’attacco di  è in corso. Non è peraltro detto che l’indirizzo non sia stato camuffato a sua volta, e in questo caso, la soluzione migliore è sempre evitare di inserire credenziali in un servizio a cui l’accesso risulta già effettuato. E se non c’è più la scheda “legittima”, aprirne un’altra e navigare all’indirizzo desiderato.

Repubblica.it: il quotidiano online con tutte le notizie in tempo reale.

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Studio mette Facebook sotto il microscopio

facebook newsFacebook ha cambiato il nostro modo di comunicare. Usiamo questo servizio di social networking per connetterci con amici e familiari, partecipare a giochi e aggiornarci sulle notizie più attuali. Ma quanto tempo al giorno dedichiamo a Facebook? Un nuovo studio svedese ha rilevato che gli utenti dedicano in media 75 minuti al giorno a Facebook, con le donne che dedicano circa 81 minuti e gli uomini circa 64 minuti. I dati mostrano anche che i gruppi con un basso livello di istruzione e i gruppi a basso reddito, i cui membri passano più tempo su Facebook, sono meno felici e meno soddisfatti della loro vita. Guidati dall’Università di Göteborg, lo studio ha identificato un legame significativo per le donne tra il tempo trascorso su Facebook e il benessere. Questo non era il caso per gli uomini. Nel complesso, sono stati valutati 1.000 soggetti, in quello che i ricercatori dicono sia stato il più grande studio su Facebook mai eseguito. I dati suggeriscono che Facebook è un’attività che crea dipendenza, con l’85% dei soggetti che ammettono che Facebook è diventato una parte della loro vita quotidiana. Quasi il 50% degli intervistati ha detto che tenersi al passo con gli ultimi sviluppi ed eventi non sarebbe così facile se Facebook non fosse parte della loro vita. Circa il 25% ha dichiarato che si sentirebbe a disagio se non avesse regolarmente accesso a Facebook. La gente accede a Facebook in media 6,1 volte al giorno e il 70% lo fa quando avvia il proprio computer. Più di due terzi dei soggetti giovani usano Facebook come passatempo, mentre il 38% degli intervistati rivela informazioni negative nei propri aggiornamenti. Oltre il 50% dei soggetti usa Facebook per trasmettere informazioni e conoscenze. Tra i soggetti di sesso maschile, il 33% ha dichiarato di provocare gli altri su Facebook, contro il 20% delle donne. Circa il 25% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare Facebook per vantarsi.

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Video: Muoversi in Europa – Quale paese mi verserà la pensione di vecchiaia?

Questo video spiega cosa accadrà ai tuoi diritti pensionistici se vivi e lavori in più di un paese dell’Unione europea o in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. In particolare cosa accade ai contributi pagati in un paese se poi ti trasferisci in un altro? E quale paese verserà la tua pensione quando finirai di lavorare? La normativa europea sul coordinamento della sicurezza sociale ti permette di muoverti in Europa e non perdere i tuoi diritti di sicurezza sociale.

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Muoversi in Europa –

 

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Spieghiamo: equipollenza laurea ed equiparazione

equipollenza laurea

La partecipazione ai concorsi pubblici è di norma legata al possesso di alcuni titoli di studio. Laddove vengano richiesti specifici diplomi di laurea, in molti casi bisogna valutare l’equipollenza della laurea o l’equiparazione, rispetto a quanto indicato nei bandi.

Valutare l’equipollenza e l’equiparazione della laurea, significa identificare un’equivalenza esistente tra titoli di studio conseguiti a livello accademico tra il vecchio ed ilnuovo ordinamento a diversi livelli: laurea di primo livello,laurea magistrale etc.

Considerando le numerose modifiche che il sistema accademico ha conosciuto negli ultimi decenni, si rende indispensabile per un laureato, che intenda presentare domanda per un concorso pubblico, valutare l’equipollenza della laurea per stabilire la propria idoneità di partecipazione.

A questo proposito il Ministero per l’Università e la Ricerca stabilisce tramite specifici criteri e riferimenti normativi, l’equipollenza e l’equiparazione tra lauree in modo univoco e facilmente consultabile, con lo scopo di evitare errori ed omissioni.

Sul sito del MIUR è infatti disponibile una sezione specifica, per i titoli accademici italiani, riguardante l’equipollenza della laurea, ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici.

Questa sezione si distingue in due parti:

  • equipollenza tra titoli accademici del vecchio ordinamento.
  • equiparazioni dei diplomi di laurea (DL) secondo il vecchio ordinamento, alle nuove classi delle lauree specialistiche.

Per ogni diploma di laurea presente nella tabella, sono indicati tutti i possibili titoli di base richiesti dai concorsi pubblici, per i quali la laurea in oggetto è equivalente.

Per ogni diploma di laurea del vecchio ordinamento, sono presenti i riferimenti ai decreti che indicano l’equiparazione con le classi di laurea attuali.

Nelle tabelle, a volte presenti anche nei singoli decreti interministeriali, viene di norma identificata l’attualeclasse di appartenenza del titolo di laurea e le leggi di riferimento che decretano l’equivalenza e l’equiparazione.

Sempre sul sito del MIUR, vengono inoltre rese disponibili informazioni circa l’equipollenza dei titoli esteri.

Maggiori specifiche sono contenute nei singoli bandi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.

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Valore legale della laurea, oggi al via la consultazione

“La laurea non sarà carta straccia” Profumo avvia la consultazione in tv On line un questionario ad hoc, ma spazio pure a Facebook e Twitter

 

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Love parking a Catania: La Magna risponde alle polemiche

Dopo il dibattito che ha suscitato la notizia, abbiamo chiesto direttamente al consigliere di spiegarci il bisogno di aprire un love parking in città

di Dorotea Lo Greco

La definiscono “Love Parking Mania” e sempre più città italiane chiedono di aderire, o altre, come Napoli, sono quasi pronte. Il parcheggio dell’amore ha suscitato, sin da subito, chiacchere ed intense discussioni, ma i pro gridano alla sicurezza delle coppiette e alla rivalutazione di zone degradate delle città. MilanoRoma, Bari, Palermo e persino Bolzano hanno lanciato un’iniziativa “Firma un appello per il Love Parking“. La città di Catania ha risposto tramite l’innovativa- e curiosa -proposta del giovane consigliere della III Municipalità, Giovanni La MagnaDopo il dibattito che ha suscitato la notizia, abbiamo chiesto direttamente al consigliere di spiegarci il bisogno di aprire un love parking in città. E soprattutto quali zone della città sarebbero direttamente interessate?

“Questa iniziativa ha avuto una risonanza pazzesca– spiega La Magna – Anche i giornali non siciliani ne hanno parlato. Sono consigliere di quartiere e un tema sul quale ho sempre puntato l’attenzione, è quello della “sicurezza”: è vero che la zona in questione è una delle migliori della città, ma abbiamo assistito ad avvenimenti, quali ad esempio,lo sfondamento delle vetrine dei migliori negozi, al quale abbiamo fatto seguire la richiesta di intervento da parte dell’esercito nella zona, che ci ha dimostrato come non siamo esenti”.

E’ stata fatta un’attenta ricerca, anche per capire come questa iniziativa è stata affrontata nel resto d’Italia. Si è pensato, innanzitutto, alla Via dei Salesiani, perché all’inizio c’è una discarica e poi un’area abbandonata da tempo; si parla da 15/20 anni di realizzare uno spazio verde, previsto anche dal piano regolatore, ma di fondi Fas non se n’è mai avuta traccia“, precisa La Magna, specificando che nei progetti mai realizzati, c’era quello di creare una bretella di collegamento tra via Torino e via dei Salesiani.

Anche nella parte che unisce quest’ultima a via Vagliasindi bassa, alle spalle della Scuola Lombardo Radice, la situazione non è diversa visto che l’ex campo di basket è sempre stato meta delle coppiette con risultati alquanto negativi, in primis relativamente alla “pulizia”, considerato ciò che resta dopo.

Non c’entra nulla con il sesso e la prostituzione: il nostro obiettivo è stato quello di accendere i riflettori su una parte della città che potrebbe divenire un fiore all’occhiello. Si tratta di una iniziativa che comporterebbe introiti al Comune e zero costi. Si pagherebbe una cifra simbolica-dai 5 ai 10 euro all’ora circa- ad un custode – ovviando al problema dei maniaci o guardoni- e si accederebbe ad un box nel quale la coppietta godrebbe di assoluta sicurezza e privacy”.

Ma i residenti cosa ne pensano? E chi chiede, invece, un altro genere di iniziative più “urgenti” quali, ad esempio, la riduzione dell’Imu o la presenza di grosse buche per strada?

“Ho parlato con moltissimi residenti- risponde La Magna – e l’opinione a riguardo cambia in base all’età: i più giovani sono entusiasti, i più grandi, invece, vedono la cosa con un po’ più di diffidenza. E’ ovvio che la mentalità e la cultura locale influiscono, però se si guarda all’obiettivo finale, la prospettiva cambia. Quanto alla questione IMU, io sono un consigliere di quartiere, non è dunque di mia competenza, anche se, con un gruppo di commercianti stiamo scrivendo una lettera al Comune chiedendo la riduzione di questa tassa, visto che siamo la 7^città in Italia che paga una quota molto alta-2.000 euro al mese per 100 metriquadrati. Relativamente al discorso sulle buche per strada, è vero che ce ne sono parecchie, ma l’iniziativa lanciata dall’Amministrazione comunale che prevede prima la segnalazione da parte dei residenti e dopo l’attivazione per rattoppare le buche, è ottima, anche se ne occorrerà di tempo.

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Postepay più sicura dal 31 Marzo. Spider Unict: la migliore alternativa?

Scritto da  Antonio Percolla

Postepay più sicura dal 31 Marzo. Spider Unict: la migliore alternativa?Foto: Maria Di Gregorio

 Il portafogli di uno studente universitario può rivelare mille sorprese. Difficile aspettarsi parecchie banconote, più probabile invece trovare una gran quantità di carte: la tessera della palestra, la carta sconti per il cinema, per le librerie, pub e chi più ne ha più ne metta. Se nel vostro portafogli fa cupolino la giallaPostepay, forse è il caso che corriate a segnare in rosso una data nella vostra agenda.

E’ stato posticipato al 31 marzo 2012 il termine ultimo per  attivare il nuovo sistema di Sicurezza web Postepay.  Il funzionamento prevede l’invio di un SMS contenente un codice da utilizzare per completare le operazioni online. Il sistema quindi contribuisce a dare un maggior livello di sicurezza, spesso considerato vero e proprio tallone d’achille della famosa carta di credito ricaricabile.

Sarà quindi necessario recarsi presso un ufficio postale per associare il proprio numero di cellulare e abilitare il nuovo servizio sul sito di Poste italiane accedendo con le proprie credenziali. In caso contrario non potranno più essere usati i servizi offerti dal portale per lericariche – comprese quelle della carta stessa –  e per i pagamenti dei bollettini.

E se nel vostro portafogli è rimasto uno spazio libero, vi segnaliamo la  MPS Spider Unict, la carta di credito prepagata messa a disposizione dal nostro Ateneo in convienzione con la Montepaschi di Siena. La carta, appartente al circuito Visa Electron, costituisce un ottima soluzione  per pagare le tasse universitarie o per ricevere gli accrediti (borse di studio, collaborazioni part-time ecc) dall’Ateneo di Catania senza doversi necessariamente recare in banca. I costi di gestione? Irrisori.  Ah, se anche la seconda rata delle tasse universitarie fossero così…

Antonio Percolla

Facoltà : Lettere e filosofia

Corso: Lettere moderne
Anno : terzo
Ruolo: Autore

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Rapporto mondiale sulla gioventù – 2011

Il rapporto approfondisce il tema del passaggio dei giovani dal mondo della scuola a quello del lavoro, una fase critica nel ciclo della vita. L’attuale scenario occupazionale per i giovani, peggiorato dalla crisi economica globale, pone una sfida urgente con implicazioni a lungo termine sia per i giovani che per la società nel suo insieme.

I giovani sono stakeholder cruciali per ottenere una vita lavorativa produttiva e decente per tutti. Nonostante ciò ancora le loro voci non vengono ascoltate, in particolare dai responsabili delle politiche. Pertanto, il Rapporto Mondiale dei Giovani ha come significato principale quello di esplorare alcuni temi legati alla disoccupazione giovanile, principalmente attraverso le parole dei giovani di tutto il mondo in prima persona.

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Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani

copertina volumeL’Italia ha pochi giovani e per di più poco scolarizzati. Il faticoso ricambio generazionale si ripercuote anche sul mondo del lavoro, dove gli studenti con una preparazione universitaria costituiscono una quota modesta e nonostante questo sono ancora poco appetibili per le aziende. Il quadro emerge dal XVI rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati triennali. L’indagine, che ha coinvolto circa 400 mila laureati, mostra però come la laurea sia ancora una ascensore sociale. Il 75% dei laureati di primo livello – dimostra il rapporto – porta a casa un titolo di studio mancante a ciascuno dei genitori. Il ritorno sui banchi universitari dei laureati adulti potrebbe costituire una potente occasione di crescita per il sistema produttivo e per quello universitario ed un efficace incentivo per i docenti a valorizzare modalità didattiche attualmente poco utilizzate, funzionali anche al potenziamento delle competenze trasversali frequentemente indicate come carenti fra i laureati. Brutte notizie, invece, sulla occupazione più qualificata: nel nostro paese continua ad essere penalizzata e i dati parlano chiaro: tra il 2004 e il 2008 l’Italia ha fatto segnare una riduzione della quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione, in controtendenza rispetto al complesso dei paesi dell’Unione Europea.

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Il tema della Giornata Internazionale delle Donne 2012 è: dare maggiore potere alle donne rurali – sconfiggere fame e povertà

woman corn 8 marzoAl fine di riconoscere il ruolo cruciale e il contributo delle donne rurali, il tema della Giornata Internazionale delle Donne 2012 è: “Dare maggiore potere alle donne rurali – sconfiggere fame e povertà”. Le donne rurali ricoprono un ruolo chiave sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, in quanto contribuiscono in maniera decisiva all’economia globale: rafforzano lo sviluppo agricolo, migliorano la sicurezza alimentare e partecipano alla riduzione dei livelli di povertà nelle comunità in cui vivono. In alcuni paesi del mondo le donne rappresentano il 70% della forza lavoro nell’agricoltura, incluso il 43% dei lavoranti agricoli di tutto il mondo. Le statistiche dimostrano che qualora le donne avessero lo stesso accesso degli uomini alle risorse produttive queste potrebbero aumentare il rendimento delle loro fattorie del 20-30%, togliendo dalla fame 100-150 milioni di persone. Tuttavia l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la disuguaglianza di genere e l’accesso limitato al credito hanno rappresentato delle sfide per le donne rurali. Inoltre la crisi alimentare, la crisi economica globale e i cambiamenti climatici hanno aggravato la situazione. Si stima che il 60% delle persone che soffrono di denutrizione cronica sono donne. Finora le stime della FAO rivelano che un aumento della produttività dovuta ad un uguale accesso a fertilizzanti, semi e strumenti di lavoro per le donne potrebbe significare una riduzione del numero delle persone che soffrono la fame di 100-150 milioni di unità.

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Relazione sul consumo di alcol fra i giovani e problemi correlati

I consumi alcolici tra i giovani sono in leggero calo rispetto al 2009, ma la metà dei ragazzi tra gli 11 e i 25 anni ha bevuto almeno un alcolico. La birra e gli aperitivi rimangono i consumi preferiti ma non cala il binge drinking. Sono alcuni elementi della Relazione annuale al Parlamento su alcool e problemi correlati, realizzata dal ministero della Salute e dalle Regioni. Se è vero che l’ultimo decennio 2000-2010 ha segnalato un sempre più marcato cambiamento nei modelli di consumo e il raddoppio dei bevitori fuori pasto soprattutto tra giovani e giovanissimi è da sottolineare, rispetto all’anno precedente, come i consumi degli under 25 siano in flessione (una tendenza partita nel 2006): meno 4,3% per i maschi e meno 2,4 per le femmine. Comunque, il 54,3% dei ragazzi ed il 42% delle ragazze di età compresa tra 11 e 25 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso del 2010. Per i maschi la birra rimane la bevanda preferita (46,1%), seguita da aperitivi alcolici (36,8%) e vino (31,9%), mentre tra le ragazze le preferenze vanno di pari passo birra e aperitivi (28% ciascuno) poi vino (20%), super alcolici (17,3%) e amari (11,9%). Entrando nel dettaglio, nella fascia 11-15 anni (cioè sotto l’età legale per gli alcolici), il 13,6% ha bevuto almeno una volta nell’anno (maschi 15,2%, femmine 12%). I consumi sono in calo rispetto all’anno precedente: nel 2009 la percentuale era del 17%. In leggera discesa anche i consumi fuori dai pasti (4,8% contro il 6,3% del 2009) e il binge drinking (1,5% rispetto all’1,8%). Anche nella fascia 16-20, i consumi scendono: il 59,7% degli intervistati ha bevuto almeno una volta nel 2010 (nel 2009 era stato il 62,8%). La relazione del ministero tra le altre cose ricorda anche come, secondo l’Istat, i comportamenti di consumo a rischio dei genitori aumentino il rischio per i giovani tra gli 11 e i 17 anni, soprattutto maschi. Inoltre, l’indagine europea ESPAD, condotta per l’Italia dall’Istituto di Fisiologia Clinica del C.N.R., ha rilevato una ripresa della percentuale di giovani studenti italiani di 15-19 anni che si sono ubriacati almeno una volta nella vita: 52.2% rispetto al 50,6% del 2009 (anno che aveva visto un notevole calo della tendenza). Identica tendenza per il binge drinking: relazione al binge drinking dei giovani studenti: dal 33% del 2009 al 35,5% del 2010.

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Università, tesi di laurea vendesi «Tempi ultrarapidi e prezzi imbattibili»

Di Agata Pasqualino

Attorno all’istruzione non gravita solo il mercato delle lezioni private, ma anche quello delle tesi di laurea. La pratica è talmente diffusa che se ne parla apertamente su forum e siti Internet. I prezzi lievitano considerevolmente – si va dai 450 euro per una tesi triennale ai mille per una specialistica – e di conseguenza l’evasione fiscale, che stavolta non è ovviamente il solo aspetto illegale. E a rischiare di più è lo studente

laurea

«Poco tempo per la tesi? Sociologa offre aiuto per tesi, tesine, presentazioni power point, traduzioni in inglese e francese in tempi ultrarapidi a prezzi imbattibili». Di annunci così Internet è pieno. Questo lo abbiamo trovato in un famoso sito per studenti. L’aiuto in questione è totale, basta pagare. Il costo del servizio varia a seconda del tipo dell’elaborato e della lunghezza. Si va dai 450euro per una tesi triennale ai mille, minimo, per una specialistica. Un altro modo per arrotondare legato al mondo dell’istruzione, attorno al quale non gravita solo il mercato delle lezioni private, ma anche quello delle tesi di laurea. Dove i prezzi lievitano considerevolmente, e di conseguenza l’evasione fiscale, che non è certo il solo aspetto illegale. Ma a rischiare è soprattutto lo studente.

«Penso a tutto io e la tesi è pronta anche in 15 giorni, se hai ben chiaro il tema», risponde al telefono la sociologa con voce sicura. L’argomento non lo chiede neanche, può scriverla su qualsiasi cosa. Eventuali testi suggeriti dal professore deve comprarli lo studente e spedirglieli, «e se servono traduzioni si pagano a parte», chiarisce. Il pagamento avviene a tranche, dopo la prima si riceve l’introduzione, e si va avanti così fino alla consegna della parte finale della tesi, ovviamente dopo aver saldato quanto dovuto. L’invio rigorosamente via mail. Soldi a parte, sembra facile come bere un bicchier d’acqua. Alla richiesta di un’eventuale fattura, assicura addirittura di poterla emettere, perché ha «anche un’associazione culturale». Il collegamento non è immediato, ma certamente non potrebbe fatturare il servizio per quello che è. Se paradossalmente lo facesse, comunque, rischierebbe semplicemente una contravvenzione.

Dal 1999 vendere tesi, infatti, non è più punibile con la galera. Presentare il lavoro fatto da altri come proprio, però, lo è. Prima che la pratica di vendere tesi di laurea – talmente diffusa che se ne parla apertamente e senza timori in diversi forum on-line – venisse declassata nel codice panale, si potevano rischiare fino a sei mesi di carcere. Ora a chi offre questo servizio si applica una sanzione pecuniaria, che aumenta nel caso l’offerta sia pubblicizzata a mezzo stampa. Chi rischia di più è certamente lo studente, perché l’acquisto dell’elaborato indispensabile per raggiungere il sudato – poco in questo caso –  traguardo della laurea è punibile con un periodo di reclusione che va dai tre mesi a un anno.  E la pena non può essere inferiore ai sei mesi se il reato viene scoperto dopo il conseguimento del titolo.

La «massima esperienza, serietà e professionalità», garantita nell’annuncio dalla sociologa in questione, è da tenere in forte considerazione. Perché il plagio, cioè copiare anche parte di un elaborato scritto da altri in una tesi, senza citare la fonte, costituisce ancora reato. Lo studente deve quindi fare attenzione a fidarsi. Perché se chi scrive la tesi al posto suo copia il lavoro di altri, a rischiare la galera, la perdita del titolo di dottore – oltre che di aver pagato somme non indifferenti invano – è solo lui.

Contro il plagio ormai i professori sono diventati espertissimi detective. «Per verificare che i miei studenti non copino – spiega Davide Bennato, docente di Sociologia dei processi culturali all’università di Catania e esperto di social media – uso diversi strumenti informatici sia generici, come Google Books, sia specifici, come servizi web anti-plagio che verificano se file word siano presenti su siti o altre risorse. E poi – continua il professore – conta molto l’esperienza: le tesi le assegno in campi che conosco bene, perciò mi è piuttosto facile riconoscere lo stile di un autore o le caratteristiche di un’argomentazione».

Ma se la consulente in questione è un genio e riesce a scrivere una tesi in 15 giorni senza copiare, un docente come fa ad accorgersi della disonestà dello suo tesista? «Se la tesi è commissionata – dice Bennato – è più difficile riconoscere il dolo, ma spesso lo studente tende a fare qualche passo falso che tradisce il fatto che il lavoro non è farina del suo sacco». Come minimo, quindi, dovrà fare la fatica di studiare la tesi che ha comprato.

[Foto di inggmartinez]

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Catania: La storia di Concetta, da due anni in strada «Ho vergogna di stare così nella mia città»

Di Leandro Perrotta

Catanese, 52 anni, vive in strada: la signora Concetta Belgiorno racconta la sua storia dopo aver assistito alla Notte dei clochard, evento organizzato dal Pd catanese proprio nella piazza Mazzini dove vive, e spera. «Mi ha parlato Rosy Bindi, forse qualcosa si muoverà» ci confida, insieme al racconto della sua vita che da due anni, con il marito rumeno Georgie, si svolge in quella che lei ironicamente chiama «la mia suite sotto le mura antiche»

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«Per me stare qui è una vergogna». Concetta Belgiorno, 52 anni, catanese, vive all’aperto, per strada. «Sono due anni che vivo così, e se continuo non sarà per molto». Sotto i portici di piazza Mazzini parla delle difficoltà che ha passato, di una vita che negli ultimi anni è stata quasi disperata, ma ci vuole un po’ perché le lacrime le scendono lungo il viso. Sono le 21:40, si è appena concluso Clochard per una notteevento del Partito democratico cittadino. Doveva durare tutta la notte, ma finito l’interesse della stampa, con le fotografie di rito alla presenza di Rosy Bindi e Gad Lerner, la notte si accorcia ad appena un’ora e mezza. «Ma come, già andate?» è la domanda che rivolgo a un giovane dirigente del Pd, che però sta al gioco e sorridendo mi risponde a tono: «Eh, che vuoi, qui la notte fa freddo». Per fortuna però oggi di freddo non ce n’è troppo, e la signora Concetta racconta degli ultimi giorni di piogge torrenziali con il sollievo di chi ha scampato un grande pericolo.

«Se non fosse stato per il giornalaio qui accanto che mi ha fatto trovare i cartoni asciutti non ce l’avrei fatta» racconta, parlandomi dei suoi malanni, del tumore al seno, delle lunghe cure mediche, di quanto fossero lunghi e lucidi i suoi capelli prima della chemio. Fino a tre anni fa abitava in casa da un anziano, faceva la badante. «Stavo bene, con 900 euro al mese, poi purtroppo lui è morto». Oggi a starle accanto c’é Georgie, rumeno di Bucarest, 40 anni, che dorme accanto a lei e ogni tanto si sveglia con una fortissima tosse.

«Georgie è mio marito, e per un anno ho vissuto bene con lui che mi manteneva. Fa il muratore e pur lavorando come un mulo, ha perso il lavoro». Dei cartoni a terra, delle coperte pesanti e gli archi di piazza Mazzini. Non c’è altro nella sua vita, e ringrazia «di cuore» Rosy Bindi, ma anche tutti quelli che questa sera l’hanno ascoltata, i tanti giornalisti con cui ha parlato, quasi fosse lei lastar della manifestazione. «Hanno fatto una bellissima cosa stasera, è giusta sia per me che per tutti quei poveri stranieri che stanno qui. La notte è pieno di rumeni e spesso ci sono anche i ragazzi con i cani», racconta Concetta, che spera che qualcosa attraverso la Bindi si smuova, per lei, per i rumeni come Georgie e per i punkabbestia, anche se aggiunge «certo qui la notte si deve stare attenti, è pieno di drogati». Prova vergogna dice, ma ha anche tanto rancore, sopratutto per ilcomune di Catania «che manda assistenti sociali, ma non concludono nulla. Mi hanno dato un alloggio temporaneo ad Acicastello per 13 giorni, poi mi hanno detto che potevo affittare una casa, ma nessuno poi vuole darmela anche se sono solo 70 euro al mese, non si fidano del Comune come garante».

Una sola domanda «cosa fa per cambiare questa situazione?». La signora Concetta se l’aspettava, «come sempre» aggiunge, e la risposta è lucida, rassegnata ma realistica: «ho trovato un lavoro per 20 euro al giorno lo scorso anno, tre giorni a settimana. Sia io che Georgie stiamo male, e continuando così moriremo, ma non mi lascio andare, mi lavo anche con l’acqua ghiacciata della fontana se devo». Si accende una sigaretta «quei 20 euro mi bastavano appena per le sigarette» dice, e mi parla di quanto sia stato felice Georgie di andare a Bucarest l’anno scorso, in pullman insieme, con i soldi di quel lavoretto da 20 euro. «Erano dodici anni che non vedeva suo figlio, gli avevo promesso che ce lo avrei portato», e racconta, interrotta solo dai colpi di tosse di Georgie, dei suoi figli ormai grandi. «Sì, ho dei figli qui a Catania, mi chiedo solo perché non mi portino in casa: quando si è in queste situazioni non lo si è per scelta, ma perché non si può pagare». Non aggiunge altro, mi chiede solo aiuto per alzarsi ed andare a prendere le sigarette, «dal tabaccaio di piazza Duomo». Alla fine mi offro volontario per l’acquisto, e il tabaccaio mi lascia intendere che di solito le sigarette alla signora Concetta le regala lui. Al ritorno, lei conferma: le persone della zona quando possono l’aiutano, come il ragazzo del chiosco che ogni mattina le porta il caffé. «Ma soprattutto mi aiuta la Caritas, queste coperte che vedi invece sono della caserma Sommaruga che ha chiuso, me le hanno portate le suore di madre TeresaPadre Valerio (il direttore della Caritas diocesana di Catania n.d.r.) è una brava persona ma non bastano queste bellissime vecchie mura, io voglio solo avere un tetto sulla testa: perché non posso avere uno degli alloggi della Caritas in via Zurria?». Le scatto un paio di foto, che le mostro prima di salutarla. «Ma che sono venuta brutta in questa foto, però si vede quanto è bella la mia suite, vero?». Due ore dopo ripasso dalla piazza, e Concetta dorme, con Georgie accanto. Sotto i portici questa notte sono soli.

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A Catania clochard per una notte

 

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Un Caffè con Paolo Di Caro: “Ecco cosa è l’Agenzia nazionale per i Giovani”

Di Caro Paolo Giuseppe

Francesco Bianco

Il direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, appena  riconfermato nel suo incarico dal governo Monti, il trentanovenne catanese Paolo Di Caro, ci concede un’intervista per raccontarci dettagliatamente l’importante ruolo svolto da questo ente. L’ex esponente di An, già assessore comunale allo sport nel capoluogo etneo, tiene a dare subito qualche cifra, a scanso di equivoci.

“Mi preme sottolineare – esordisce Di Caro- che quello che da qualche osservatore distratto è stato classificato come un ente inutile, nasce per decisione della Commissione Europea che obbliga gli stati membri a dotarsene.  Ha finanziato dal 2008 ad oggi, oltre 1650 progetti,  ha erogato fondi per circa 27 milioni di euro coinvolgendo più di 30.000 giovani italiani solo per il programma Gioventù in Azione, con una capacità di spesa, rispetto allo stanziamento che ha raggiunto nel 2011 il 100%. Questo dato che mi conforta, stride purtroppo con quelli che provengono da molte regioni fra cui la Sicilia, la cui capacità di spesa dei fondi stanziati dall’Europa è spesso drammaticamente inferiore al 50%”.
Negli ultimi anni è cambiato qualcosa?
“Per quanto ci riguarda, si. Dal 2008 ad oggi l’Agenzia Nazionale per i Giovani, ha subito notevoli miglioramenti da un punto di vista gestionale e dal punto di vista delle attività svolte”.
Quali sono gli scopi dell’Agenzia nazionale per i giovani?
“Promuovere la cittadinanza attiva dei giovani ed in particolare la loro cittadinanza europea, di sviluppare la solidarietà e promuove la tolleranza fra i giovani per rafforzare la coesione sociale, nonchè favorire la conoscenza, la comprensione e l’integrazione culturale tra i giovani di Paesi diversi e favorire la cooperazione nel settore della gioventù a livello locale, nazionale ed europeo”.
Ma c’è di più a quanto pare?
“L’Agenzia ha svolto e continua a svolgere ulteriori attività in collaborazione con l’allora Ministro della Gioventù, oggi semplicemente con il Dipartimento della Gioventù. La mission è quella di coinvolgere attivamente  i giovani su tutto il territorio nazionale
facilitandone la socializzazione, la condivisione degli obiettivi comunitari e delle opportunità offerte dall’UE. È in questo contesto  che si inseriscono moltissime iniziative che hanno permesso all’ANG di farsi conoscere, iniziative legate al mondo dello sport, inteso come
benessere, armonia, stile sano di vita”.
Quali ad esempio, Di Caro?
“Penso alla prima conferenza europea sulla salute e sul benessere dei giovani, o alle importanti partnership in manifestazioni sportive internazionali, dai mondiali di pallavolo a quelli di beach volley, alla recente partecipazione al 6 nazioni 2012. Iniziative che hanno
sempre ‘lasciato’ sul territorio un segno tangibile grazie alla realizzazione di piccole strutture sportive per la pratica dell’attività di base”.
Da qualche anno poi non sono mancate neanche le manifestazioni di piazza, giusto?
“Infatti. La notte bianca di Torino, il Festival della Taranta, o il Festival dell’Europa che hanno attraversato in lungo ed in largo tutto il territorio italiano facendosi portavoce di quei valori insiti nel DNA dell’Agenzia ma anche facendo conoscere sempre di più tutte le
possibilità non solo che oggi l’Europa offre ai giovani ma che il governo italiano mette in atto per loro. Non mancano anche le convenzioni siglate con i maggiori protagonisti del mondo associativo giovanile come il Forum Nazionale per i Giovani, i protocolli d’intesa con moltissime Province e Comuni sul territorio nazionale”.
L’Ang sembra, infine, essere anche al passo con  tempi.
“Importanti risultati sono stati raggiunti grazie anche alla galassia 2.0 che da due anni a questa parte ha permesso, grazie alla creazione di un sito internet interattivo, ai profili e pagina dell’ANG sui principali social network (Twitter e Facebook), ad una radio WEB

(Radio Yang), ed al più recente canale you tube di raggiungere un numero di giovani fino a questo momento impensabile. A riprova di tutto ciò importanti risultati non solo di coinvolgimento di un numero sempre crescente di giovani ma anche di progetti, di
proposte e di attività”.
Grazie Di Caro, buona giornata.

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Rapporto sull’Apprendistato, minori in forte calo

Negli ultimi tre anni, gli apprendisti under 18 hanno sofferto più di tutti la crisi economica. Lo certifica il ministero del Lavoro nel XII rapporto sull’apprendistato, relativo agli anni 2009 e 2010. I contratti di apprendistato per ragazzi tra i 15 e i 18 anni sono crollati dai 17.700 del 2008 ai 7700 del 2010, appena l’1,4% del totale. Realizzato per la prima volta in collaborazione tra Inps e Isfol (l’Istituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori), il monitoraggio fotografa, tra le altre cose, la diffusione del contratto di apprendistato, le caratteristiche dei lavoratori coinvolti, gli esiti occupazionali. Il calo dei contratti attivati è generalizzato e investe tutte le classi di età: negli ultimi tre anni, il numero degli apprendisti è sceso da circa 643mila a 541mila, ma il rapporto nota come proprio i più giovani siano stati i più colpiti dalla recessione che ha colpito la nostra economia negli ultimi anni. Gli apprendisti minorenni sono prevalentemente maschi: le ragazze sono il 25,7% del totale (un valore che nelle classi d’età più anziane arriva invece a superare la quota maschile). Il Meridione rimane fanalino di coda in tutte le fasce anagrafiche per quanto riguarda la presenza femminile mentre nel Centro Italia sfiora il 30%.

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Cuori d’Inchiostro, fumettisti catanesi «All’inseguimento di Paz e delle belle storie»

Di Leandro Perrotta | 20 febbraio 2012

«Non abbiamo uno stile unico, cerchiamo solo di raccontare belle storie». Così Ture Nicotra, uno dei fondatori di Cuori d’Inchiostro, avventura imprenditoriale di un collettivo di fumettisti catanesi. Indipendente, con un magazine in cantiere. Sulle orme di Andrea Pazienza «Come nella nostra prima mostra»

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«Noi inseguivamo Paz. In ogni tavola, c’era un disegnatore diverso con il suo modo di vedere le cose: alla fine lui sfondava il foglio e diventava reale». Non è un sogno ma il racconto di Ture Nicotra23 anni, disegnatore di fumetti. Lui è uno dei fondatori di Cuori d’Inchiostro, gruppo catanese di illustratori, sceneggiatori, grafici e web designer, che insegue il sogno dell’editoria indipendente nel campo fumettistico. Un sogno che ha già avuto i suoi primi riscontri, come ci racconta Ture: «le tavole dedicate a Paz le abbiamo esposte al palazzo Platamone di Catania lo scorso anno, e da novembre ci siamo costituiti in associazione culturale». Sono una quindicina, per la maggior parte studenti dell’accademia di Belle arti di Catania, dove il gruppo è nato a maggio del 2009.

Per molti appassionati di fumetti italiani il modello è Andrea Pazienza, ma il gruppo, assicura Ture, non ha uno stile predefinito. «L’unica cosa richiesta è raccontare buone storie. Poi, ognuno ha i suoi riferimenti per il disegno: chi preferisce le Clamp, chi come me lo stile italiano, altri lo stile americano». Ognuno con il suo stile personale, tanto che alcuni dei fondatori dei Cuori d’Inchiostro, come Federica Bentivegna, Salvo Callerami e Marco Cunsolo, hanno anche avuto riconoscimenti per il proprio lavoro a livello nazionale «Federica e Salvo sono arrivati terzi alpremio Piero Miccia di Torino Comics» dice con un certo orgoglio Ture.

L’obiettivo è però quello di entrare nel mondo dell’editoria, di arrivare nelle edicole con una rivista, strada che i Cuori d’Inchiostro hanno tentato con un primo incoraggiante tentativo Cuori d’Inchiostro Magazine. «Per l’Etna Comics abbiamo venduto 50 copie del numero zero, a 7 euro l’una – racconta Ture -, ma mi mangio le mani perché potevamo stamparne 150 copie senza problemi, ha avuto un’ottima accoglienza. Forse anche perché abbiamo curato molto l’aspetto dell’impaginazione, con una carta molto simile a quella di Tex. A me piace molto il fumetto italiano, l’ho già detto?».

Non solo soddisfazioni. Le difficoltà per entrare nel mondo dell’editoria sono tante, e ci vogliono tanti soldi per iniziare. E anche trovare un lavoro saltuario non è semplice. «Questo è un punto dolente: abbiamo poche esperienze lavorative occasionali. Io ad esempio sono stato di recente allaVecchia Dogana a fare ritratti per bambini, ma si va avanti con lavori saltuari come camerieri ad esempio».

Tra maggio e giugno, per il secondo anno di fila, terranno un corso di Editoria del fumetto. Spiega come fare una rivista dalla a alla z: impostare un soggetto, una sceneggiatura, colorare digitalmente.

«A Catania c’è già un corso più famoso che si chiama Fumetti al Cubo, della fondazione Marco Montalbano, e molti di noi avrebbero voluto seguirlo. Ma costava un bel po’, e ci siamo attrezzati diversamente. Speriamo che molti ragazzi si avvicinino come volevamo fare noi: oggi abbiamo le nostre esperienze di tre anni e le competenze di laureati dell’Accademia», si inorgoglisce Ture. Al quale però resta da fare una domanda: perché il nome Cuori d’Inchiostro? «Lo abbiamo scelto mettendo una serie di nomi ai voti».

[Disegno di Tiziana Rinaldi]

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Il Piano di dimensionamento scolastico siciliano è irrazionale

Quanto sta accadendo in questi giorni a Messina ed in tutta la Sicilia, senza alcuna esagerazione, presenta i caratteri dello sconcertante. Come è ben noto, la legge 111/11 (art. 19 commi 4 e 5 ed ancora la legge di stabilità 2012, art. 4, comma 70) stabiliscono inequivocabilmente che le direzioni didattiche e le scuole medie devono essere “aggregate in istituti comprensivi”. Le dette norme poi stabiliscono i parametri numerici sulla scorta dei quali alle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado potranno essere assegnati dirigenti scolastici e Direttori dei servizi amministrativi (ex segretari). In definitiva una scuola per poter disporre della titolarità di tali due figure deve avere non meno di 600 alunni.

E da qui nasce tutto. La Sicilia asserisce che tali parametri sono di sua competenza in base al proprio particolare statuto di regione autonoma. Bene. Tuttavia se la Regione può deliberare su questo e mantenere tali suoi parametri (almeno 500 alunni), è altrettanto vero che le nomine dei Dirigenti e dei Direttori sono di certa competenza del Ministero. Come dire: la Sicilia faccia le scuole come crede, il Ministero assegnerà le figure di direzione solo dove sussistono i suoi “parametri” e nelle altre scuole dimensionate alla “siciliana” si disporrà semmai la reggenza di un Preside e di un Direttore dei servizi titolare in altra istituzione scolastica. Tali scuole, quindi, anziché salvate dalla Regione, saranno condannate alla quasi in gestibilità dovendo i due reggenti dividersi tra più scuole.

Come se non bastasse, le attuali Direzioni Didattiche, molte delle quali potevano essere fuse con vicine scuole medie o Istituti comprensivi già esistenti, restano Direzioni Didattiche e spesso con un numero di alunni tale che non potranno più disporre di un Preside e del Direttore dei servizi amministrativi. Taluni casi sono eclatanti, come quello – e solo per fare un esempio – della Direzione Didattica di Ganzirri che è al di sotto dei detti parametri e che si trova a pochissimi passi dall’I.C. “Petrarca”. Cosa di più semplice e di più scontato per le due uniche presenti in un villaggio della città di Messina: la loro unificazione. E, invece, no. Le si lasciano indipendenti, ma – e questo è il fatto assai strano – si prendono due plessi staccati di un’altra Direzione didattica della città, per assegnarli all’I.C. “Petrarca” e portarlo così al di sopra della fatidica sogli dei 600 alunni, lasciando quindi ed anche la Direzione Didattica cedente al di sotto dei soliti 600 alunni. E come mai una scuola è portata a tali limiti in danno di altre due? Qual è illogica logica? L’intento è chiarissimo: salvare qualcuno/a, magari amica o parente di qualche potente? E tutto questo è più o meno riprodotto in tutta l’isola, mentre il Ministero, bombardato da centinaia di lettere di protesta di Presidi e Segretari, tace sul Piano ricevuto dall’Assessore Regionale della Sicilia per la concertazione. E tace, almeno per il momento, anche il Direttore Generale del MIUR in Sicilia che già aveva e più volte espresso le sue perplessità sul modo di concepire il Piano da parte della Regione.

Cosa accadrà? Il Ministero rispedirà il Piano alla Regione Sicilia rigettandolo nella sua totalità, mettendo così riparo ai tanti danni che potrebbero colpire le scuole siciliane o si appiattirà su tali posizioni e magari, in deroga alle norme, concederà qualcosa a questa particolare ed autonoma regione? Lo sapremo tra pochissimo, perché i tempi sono necessariamente ristrettissimi.

Orizzonte Scuola

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La maternità al tempo del precariato

Donna alle prese con la maternità, il lavoro e lo stress quotidiano.
Immagine da:www.google.com
La maternità è una naturale e biologica fase della vita di una donna. Non è un handicap, non è un torto. E’  l’inizio dell’evoluzione della specie.
La maternità al tempo della precariato è un lusso, un problema, un intralcio, un’ipotesi di licenziamento (o di non assunzione se la donna è nell’età considerata idonea per la riproduzione). Qual è il problema? Il “pericolo” delcongedo di maternità è davvero un deterrente anti-occupazionale? Le puerpere sono davvero “inabili” al lavoro? Le neo mamme perdono davvero le loro competenze professionali in seguito al parto?
Se vi sembrano domande idiote, fermatevi ad ascoltare i pregiudizi che circolano sull’argomento e, se ancora non siete convinti che la maternità al tempo del precariato non sia un problema, guardate le stime di disoccupazione femminile in Italia (attestate intorno al 30% circa) e i numeri delle cause per mobbing riconducibile al post parto.

Le caratteristiche del congedo parentale
Il congedo parentale o congedo di maternità oppure (ex) astensione obbligatoria dal lavoro è quell’insieme di tutele e garanzie stabilite per legge nei confronti delle donne incinte. Si tratta di un periodo di tempo (alcuni mesi) a disposizione della donna, nel quale è possibile (e obbligatorio) lasciare il lavoro per prepararsi al parto e accudire il neonato dopo la nascita. In alcuni casi, come lagravidanza a rischio, è possibile chiedere un’astensione dal lavoro maggiore, su indicazione del medico curante. Le donne incinte non possono svolgere compiti fisicamente pesanti o pericolosi per il feto. La definizione delle tempistiche del congedo di maternità vanno stabilite e comunicate entro il 7° mese di gravidanza al datore di lavoro e all’INPS tramite certificato medico. Entro un mese dalla nascita del bambino va inoltrato ad ambo i soggetti il certificato di nascita e all’Ufficio del Personale per le detrazioni relativi i figli a carico.
Il problema delle truffe all’italiana
Mettiamo subito le carte in tavola. Gli italiani (alcuni più di altri, me ne rendo conto, ma questa mentalità si è, ormai, infiltrata ovunque, più o meno) sono specialisti nel truffare. Come esistono ifalsi invalidi, esistono le false puerpere, i falsi certificati medici di gravidanze a rischio (o simili) ed esistono le donne che decidono di rimanere incinta come se la gravidanza fosse una catena di montaggio  e una cassa integrazione: preservano lo stipendio, ma rimangono a casa. Quindi, da un qual certo punto di vista è comprensibile la diffidenza del datore di lavoro nei confronti dei suoi dipendenti perché è palese che, su dieci, almeno uno tenterà di usufruire di benefici o detrazioni sfruttando amicizie con il medico di base o altri stratagemmi. Il datore di lavoro lo sa anche perché è un fattore culturale e perché, magari, questo “approccio” truffaldino al lavoro, al fisco e al personale fa parte del suo stesso modo di fare, di agire e di pensare. Non nascondiamoci dietro a un dito.
La maternità al tempo del precariato
Maternità e precariato sono due eventi della vita capaci di stravolgere sistemi di valori, necessità, priorità. Non è solo la gravidanza a cambiare le cose. Molta rilevanza ce l’ha anche il pensiero, l’ipotesi che questo lieto evento tocchi la propria vita. Una giovane donna (come potrei essere io o tu o lei) cerca lavoro e sa che prima o poi arriverà “il suo momento”, ovvero quella spinta biologica, naturale verso la maternità. Come si può scegliere di diventare mamma sapendo che questa evenienza potrebbe diventare sinonimo di disoccupazione/status di casalinga, con poche speranze nella reintegrazione nel mondo del lavoro? Molte donne lamentano di aver ricevuto domande inopportune in sede di colloquio proprio riguardo la possibilità di una gravidanza. Queste domande sono state giustificate dalla necessità del datore di lavoro di sapere se la candidata avrebbe causato problemi nel giro di poco con la richiesta del congedo parentale. Molte donne sono state rifiutate a causa della loro età “da marito” (e da figlio) o del loro essere madre. Molte donne si pongono il problema della gravidanza – e scelgono di non avere figli – perché la vita all’interno degli stage gratuiti e dei contratti per due settimane, un mese, tre mesi è sfiancante e non permette alcuna garanzia di futuro o sviluppo, men che meno la creazione di una famiglia. Molte sfidano la sorte oppure sono fortunate e diventano madri ugualmente. La domanda rimane la stessa: si può accettare tutto questo nel 2012? Quali soluzioni potrebbero agevolare una crescita nelle nascite, una migliore stabilità relazionale nella società e uno sviluppo dell’essere umano più appagante ( e la maternità fa parte del bisogno di sviluppo di una donna)?
Problematicità, pregiudizi e banalità
E’ chiaro che un figlio cambia la vita ed è chiaro che una donna con un bambino deve mettere in conto la necessità di assentarsi dal lavoro a causa delle malattie del pargolo. Mi chiedo se sia proprio impossibile pensare a questo fatto naturale come a una sfida per migliorare il mondo del lavoro.
Partendo dal presupposto che il sistema degli asili nido italiani è tragico e che l’accesso agli asili comunali richiede tanto spirito di abnegazione e tanta pazienza, nonché tanti soldi per la retta annuale è possibile sottolineare l’esempio positivo di alcune aziende, Stati esteri e realtà italiane in cui la maternità non è vista come un handicap. Le mamme possono contare su un asilo interno all’azienda oppure su uno spazio con animatori che intrattengono i bambini durante l’orario di lavoro. In una ASL del comune di Roma, le pediatre possono portare i loro figli sul luogo di lavoro perché hanno a disposizione uno spazio ricreativo. I problemi insorgono nel momento in cui al gioco va affiancata l’istruzione, ma esistono molte scuole a tempo parziale o a tempo pieno.
Fra i pregiudizi più duri a morire ve ne è uno abbastanza infamante. Quello che dipinge una retrocessione mentale e professionale della neo mamma. Mi spiego meglio: se una donna è manager, per alcuni la gravidanza è sufficiente perché al suo ritorno lei ricopra ruoli di porta-caffè/pulisci-scrivanie etc.
La gravidanza non è una malattia psichiatrica o neurologica. La maternità è la vita. Così come la realizzazione professionale lo è. Il problema non è nel bambino che verrà. Il problema è nell’incontro di interessi economici non necessariamente contrapposti: l’azienda vuole uno staff efficiente e presente sempre, possibilmente vuole guadagnare sul prodotto e sull’essere umano e vuole incrementare contatti e introiti. Una donna che sceglie la maternità vuole realizzare se stessa, rispondere a un bisogno innato, continuare ad essere riconosciuta e retribuita a seconda della sua professione. Nell’era digitale è facile pensare che certi problemi di organizzazione lavorativa possono essere superati o migliorati grazie alle nuove tecnologie stesse.

Voi che cosa ne pensate? Qual è la vostra esperienza? Come viene affrontata la maternità nella vostra azienda e/o nel vostro settore?

 

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San Valentino? Ce lo spiega la scienza

La scienza può aiutare a rendere perfetto anche San Valentino, spiega Sheryl Kirshenbaum, ricercatrice dell’università del Texas e autrice del libro ‘Science of Kiss’, che giusto in tempo per San Valentino ha fornito le regole da seguire per il bacio perfetto. Noi umani, dalla Bella Addormentata a Rossella O’Hara, ci baciamo. Il perché, nessuno lo sa. O meglio, finora gli studiosi hanno provato a spiegarlo ma senza grandi risultati. La biologa Sheril Kirshenbaum, nel suo libro, tenta di risolvere il dilemma a cui ancora la scienza non ha dato risposta: il bacio è questione d’istinto oppure è frutto di un comportamento appreso?

Il libro di Sheryl Kirshenbaum raccoglie tutti gli ultimi studi sull’argomento. La ricercatrice parla del bacioconsiderandolo attraverso la lente della biologia, della storia, della cultura, della psicologia e anche della zoologia. Come spiega la Kirshenbaum nella sua introduzione, il bacio è un tema sul quale tutti sentono di sapere almeno qualcosa e specifiche discipline scientifiche hanno cercato di approfondire l’argomento dal loro punto di vista, ma la scienza in generale non ha mai cercato di aggregare queste conoscenze, cosa che cerca di fare lei, in questo libro di 250 pagine, di cui almeno 20 di una ricca bibliografia.

Nella prima parte del libro si parla delle origini del bacio, nella premasticazione del cibo, ma si parla anche dei baci nel regno animale: «alci e scoiattoli si strofinano i nasi, le giraffe ‘limonano’ attorcigliando i loro lunghi colli, i bonobo, i nostri cugini primati, si scambiano baci lunghissimi, che durano fino a 12 minuti, ecc». Ci può stupire sapere che in molte antiche civiltà non si trova traccia di baci, come ad esempio presso gli Egizi; mentre ci sono testimonianze scritte in India, antica Grecia e e presso gli Assiri. Non sempre però il bacio è stato popolare: nel sedicesimo secolo a Napoli, ad esempio, un bacio in pubblico era punito con la morte. La Kirshenbaum ha studiato i vari atteggiamenti nella storia, rispetto alla pratica del bacio, citando le varie classificazioni usate da Vatsyayana nel Kama Sutra ed poi nell’Iliade ed in altre mitologie, così come, più recentemente, in un libro del XVII secolo, che cataloga venti diversi tipi di baci nei minimi dettagli ed esplorando il modo in cui ‘il bacio all’europea’ si propagò in altri continenti in cui tale contatto, considerato impuro, era stato a lungo evitato.

Il bacio, gesto d’amore per eccellenza, almeno secondo la scienza, scatena una cascata di ormoni che serve a stabilire se il partner è quello giusto, e fa persino perdere peso e fortificare il sistema immunitario. Il primo suggerimento della ricercatrice è di aspettare il momento giusto: «Creare un legame prima dell’incontro delle labbra aumenta i livelli di ossitocina, l”ormone dell’amore – spiega l’esperta – questo incoraggia il senso di attaccamento reciproco». Per agevolare la cascata ormonale generata dal bacio, continua Kirshenbaum, è da evitare l’alcol, che interferisce con dopamina, serotonina e appunto ossitocina.

Si invece al rossetto: gli uomini sono infatti attirati dalle labbra rosse e piene perché in natura indicano un elevato livello di estrogeni, sintomo di fertilità. Le labbra rosse di una donna aumentano le pulsazioni cardiache dell’ uomo, ragione per cui le donne avrebbero imparato a truccare le labbra con il rossetto. Anche il sistema immunitario, suggerisce uno studio pubblicato da Medical Hypotheses, viene potenziato dallo scambio di microrganismi che avviene con il contatto delle labbra, senza considerare inoltre tutti gli altri benefici che si ottengono dai baci a livello di potenziamento muscolare e consumo di calorie.

Quello di cui l’autrice è certa è che dietro il bacio ci sia sempre qualche irresistibile scopo biologico. In effetti alcune interessanti ricerche citate nel libro sembrano dimostrare questa tesi, come quella per cui le donne rispondono al testosterone trasmesso dall’uomo tramite la saliva. Questo tipo di bacio offrirebbe anche un vantaggio riproduttivo, fornendo informazioni genetiche e ormonali sul partner. Il bacio è un vero e proprio ‘strumento di valutazione’, secondo gli studi dell’antropologa Helen Fisher«Buona parte della corteccia cerebrale è dedicata ad analizzare le sensazioni da labbra, guance, lingua e naso, che impegnano cinque dei dodici nervi del cranio – spiega la ricercatrice nel libro – il sistema è costruito per elaborare un intreccio di sapori, odori, sensazioni tattili che è il più profondo annuncio di come siamo».L’analisi è confermata dagli studi di Gordon Gallup dell’Università di New York: «Il 59% degli uomini e il 66% delle donne afferma di aver interrotto una relazione per un brutto bacio – spiega Gallup – questo probabilmente è dovuto a qualche segnale del subconscio riguardo al Dna dell’altra persona: il biologoClaus Wedekind ha scoperto che le donne sono attirate dal profumo di uomini che hanno un codice genetico molto diverso dal proprio, probabilmente perché possono assicurare figli più sani».

Una volta ottenuto un primo bacio perfetto, conclude l’articolo, meglio continuare: secondo uno studio tedesco gli uomini che baciano la moglie prima di andare al lavoro vivono in media cinque anni di più.

Controcampus

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Dopo le medie si preferisce il liceo

Sondaggio di Studenti.it: lo sceglie il 56% degli alunni dell’ultimo anno

Dopo le medie? La maggior parte degli studenti sceglie il liceo. È quanto emerge da un sondaggio di Studenti.it. Gli studenti dell’ultimo anno delle medie sono chiamati a scegliere la scuola superiore entro il 20 febbraio: potranno iscriversi a un Liceo (Classico, Scientifico, Linguistico, Artistico, Musicale e Coreutico, delle Scienze Umane), presso un Istituto tecnico (di indirizzo economico o tecnologico) oppure a un Istituto Professionale (ad indirizzo Industria e artigianato oppure Servizi).

Nonostante una recente indagine di Unioncamere abbia evidenziato come i profili meno richiesti dalle aziende siano i diplomati dei Licei, secondo l’inchiesta di Studenti.it, le preferenze degli studenti di terza media si dirigerebbero proprio verso questa tipologia di scuola: alla domanda “Che scuola sceglierai?”, a cui hanno risposto in 669, il 56% degli intervistati ha optato per il Liceo. L’istituto tecnico è la scelta del 28% degli studenti mentre a un professionale si iscriverà solo il 14%.

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Italia rischia carenza di insegnanti Rapporto istruzione 2012 della commissione Ue: in tutta Europa situazione critica

classe profBRUXELLES – L’istruzione nella Ue potrebbe soffrire in futuro di una “grave carenza” di insegnanti e l’Italia è particolarmente esposta a questo rischio poiché è il Paese con la percentuale più alta in assoluto di professori ultracinquantenni nelle scuole superiori: la Commissione europea ha voluto suonare così un campanello d’allarme per sottolineare una situazione che potrebbe avere un profondo impatto anche sulla crescita dei Paesi colpiti da questo andamento.

Il quadro è contenuto nel rapporto 2012 sul settore dell’istruzione pubblicato dalla Commissione Ue. Nel documento, dal titolo ‘Dati chiave sull’istruzione in Europa nel 2012’, gli esperti di Bruxelles commentano che l’istruzione superiore “è ancora la migliore polizza assicurativa contro la disoccupazione, perché i diplomati hanno una maggiore probabilità di trovare un lavoro rispetto ai loro coetanei senza un diploma”. Il rapporto evidenzia anche i “segnali incoraggianti” del settore, come il fatto che i fondi destinati all’istruzione “sono stabili in gran parte degli Stati membri” nonostante la crisi.

Tuttavia, una crescente percentuale di insegnanti è ormai prossima alla pensione e le nuove ‘leve’ sono in declino. In particolare, in Italia il 57,8% degli insegnanti nelle scuole superiori ha più di 50 anni. Si tratta della percentuale più alta in assoluto e solo un altro Paese della Ue-27 – la Germania – supera la soglia del 50%, ma è comunque lontana dal primato italiano, con una quota del 50,7%. Allo stesso tempo, in questi due Paesi – oltre che in Bulgaria, Spagna, Austria e Islanda – il numero di insegnanti sotto i 30 anni è molto basso.

In particolare, l’Italia ha la percentuale più bassa (0,5%), la Germania è al 3,6%, la Bulgaria al 5,5%, l’Austria e l’Islanda entrambe al 6% e la Spagna al 6,8%. A contribuire alla prevista carenza di insegnanti c’é anche il fatto che il numero di laureati aspiranti insegnanti continua a “scendere nel momento in cui quelli esistenti si avvicinano alla pensione”.

Un andamento, questo, forse dovuto anche al fatto che nella Ue – negli ultimi 10 anni – i salari in questo settore “non sempre” hanno tenuto il passo con l’inflazione, mentre in molti paesi sono aumentate le ore di insegnamento attivo, cioé le ore che gli insegnanti trascorrono in classe.

“Questo rapporto rappresenta una risorsa inestimabile per i legislatori e fornisce una guida importante per le decisioni future – ha commentato il commissario Ue all’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, Androulla Vassiliou -. Lo sviluppo professionale degli insegnanti è un fattore chiave per assicurare l’elevata qualità dei nostri strudenti”.

Per questo, ha proseguito il commissario, il nuovo programma proposto dalla Commissione per l’istruzione, la formazione e la gioventù – ‘Erasmus for All’ – “punta a rafforzare lo sviluppo professionale del personale insegnante e allo stesso tempo a modernizzare il sistema dell’istruzione”.

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Sicilia: vescovi, nell’Isola fallisce un matrimonio su tre

In Sicilia fallisce un matrimonio su tre. Il dato e’ contenuto nel documento conclusivo della sessione invernale della Conferenza episcopale siciliana, riunitasi a Palermo nei giorni scorsi. Il presidente del Tribunale Ecclesiastico regionale, monsignor Ludovico Puma, si e’ detto preoccupato ”per la diffusione della mentalita’ divorzista che investe sempre piu’ vaste fasce della nostra gente di Sicilia, soprattutto dei nostri giovani. Non puo’ non provocare viva apprensione – ha detto – il crescente numero di riserve opposte contro la procreazione, che e’ aumentato nei processi in percentuale di quasi 3 volte rispetto all’anno 2000”.

Per i vescovi siciliani e’ “urgente una rinnovata pastorale matrimoniale, che si faccia carico, attraverso appositi itinerari, di un effettivo accompagnamento al matrimonio e a vivere la vita coniugale e, anche, ad affrontare e superare le crisi che sempre piu’ frequentemente affliggono e mortificano una larga parte degli sposati”. Nel corso dei lavori i vescovi, accogliendo le dimissioni di monsignor Puma, vicario giudiziale, hanno provveduto alla nomina del nuovo presidente del Tribunale: don Vincenzo Murgano della Diocesi di Piazza Armerina (Enna)

liberoquotidiano.it

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Catania- Giovani di Cittàinsieme: il Parco Gioeni è in stato di abbandono

Foto di Dimitri Montanari

Foto di Dimitri Montanari LUOGO Barriera

Dopo le lungaggini burocratiche pluridecennali, il Parco Gioeni veniva consegnato ai catanesi a metà degli anni novanta. Ed eccoci a distanza di pochi anni a registrare una sfilza di indecorose realtà che lo attanagliano“. E’ quanto segnalato dai Giovani di Cittainsieme.

Da giardino pubblico dotato di aree per bambini si è trasformato in un set dove, operosi, si avvicendano i catanesi, veri ‘predatori del parco perduto’.Qualora capitasse (fortunatamente) di imboccare il sentiero giusto, gli utenti potrebbero sperimentare nuove forme di utilizzo delle panchine: quelle divelte potrebbero essere cavalcate, mentre quelle assorbite dal prorompente fogliame andrebbero prima scovate. Situazione incresciosa anche sul fronte giochi. Essi sono in larga parte vandalizzati, inutilizzabili e, nella fantasia dei “più”, tutti da ripensare. Un vero parco a “tema”, il nostro Gioenilandia!

Sul sito del Comune di Catania, esso viene descritto in maniera impeccabile. Si legge, ad esempio, della presenza di un’illuminazione ‘a copertura totale’ e addirittura ‘buona’. Noi crediamo, invece, che sia sotto gli occhi di tutti il buio che circonda il parco dopo il tramonto (ben prima della chiusura per intenderci, prevista per le 21 nel cd ‘periodo invernale’).

Il sonno botanico non esclude, poi, ben altre forme di risveglio (fedeli al motto ‘scavalcare a tutti i costi’ dopo la chiusura o nelle ore che precedono l’apertura, fate voi).
La descrizione del degrado del Parco Gioeni, inoltre, mette in questione anche lo sbadato (o malaccorto?) ingresso di alcune auto che non sanno rinunciare a quel basolato lavico difficilmente pensato per loro.

Tornando all’onniscente sito del nostro Comune, non possiamo tralasciare il fatto che, a suo dire, i beverini sarebbero ‘omogeneamente divisi lungo la superficie’ ma non, com’è facile verificare, indecentemente a secco. Fuori uso anche i cestini, incivilmente danneggiati.
A condire ulteriormente questo piatto indigesto ci pensa la spazzatura che permette al nostro parco di spezzare con audacia le comuni tonalità della flora.

Tutti questi elementi ci inducono a pensare che non ci sia (o non sia quantomeno praticabile) un progetto volto a realizzare una seria e costante gestione di questo importantissima area. Dal momento che è stato facilissimo “abbandonare”, vorremmo che la nostra Amministrazione fosse altrettanto abile nel diradare le ombre che circondano il nostro amato parco”.

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Scuola in chiaro, anche sulla sicurezza?

Dal 12 gennaio parte il progetto “Scuola in chiaro” con cui il Ministero dell’Istruzione mette sul proprio sito la “carta di identità” delle scuole italiane.  Cittadinanzattiva  pubblica, regione per regione, l’elenco dei 13 mila istituti su cui lo stesso Ministero stabilisce la necessità di intervenire con un Piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica

SICUREZZA A SCUOLA

 

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Eurobarometro: Occupazione e Politica Sociale

L’indagine mostra che oltre un terzo dei cittadini europei attualmente occupati nutrono preoccupazione per quanto riguarda il proprio posto di lavoro. Tuttavia, il generale senso di ansia sulla società nel suo insieme e sulle possibilità che la crisi economica termini a breve, non si è tradotta in una mancanza di fiducia quando si tratta di prendere in considerazione la propria situazione futura. Gli europei in generale considerano che l’impatto dell’UE sulle politiche occupazionali e sociali nel proprio paese siano positive.

 

 

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L’era dei “nuovi poveri”

Sempre più giovani stipendiati costretti a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese, i centri della Caritas sempre più affollati. (Francesca Elia)

nuovi_poveriLa crisi rende sempre più percepibile il peso della sua presenza, le tasche sono più leggere e la testa pesa per troppi pensieri; si parla di crisi per strada, nei telegiornali, tra i manifestanti che da mesi attraversano le piazze di tutto il mondo. Ci ritroviamo in un tunnel che sembra allungarsi sempre più oscurando la via d’uscita.

La disoccupazione è divenuta una realtà quotidiana che sembra non far più notizia dando vita all’era dei “nuovi poveri”. I poveri di oggi non sono barboni nullatenenti privi di una dimora fissa ma persone che hanno un lavoro, magari non fisso, che procura un reddito eccessivamente basso per poter definire la loro esistenza dignitosa. Sono genitori che faticano ad arrivare alla fine del mese e a comperare libri scolastici ai loro figli.Sono divorziati mal tutelati dalla giustizia costretti a lavorare a nero pur di assicurare gli alimenti pattuiti.

Secondo il decimo rapporto dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse, presentato lo scorso 31 ottobre, durante uno convegno organizzato dalla Caritas Ambrosiana nella sede di via San Bernardino e dedicato a «La difficile carità», le richieste di intervento presso gli sportelli specializzati della Caritas ed i centri di ascolto sono aumentati in seguito alla nascita della classe sociale dei nuovi poveri, composta prevalentemente da giovani sotto i 35anni.

Le lauree assumono sempre più la veste di fogli di carta difficilmente utilizzabili per trarne profitto e soddisfazione lavorativa; i giovani faticano ad acquisire un’autonomia generale che dia loro la possibilità di avere una propria casa e iniziare a porre le basi per creare una famiglia; in Italia il tasso della natalità è diminuito aumentando di anni l’età media di vita.

Questi sono alcuni dei problemi che spingono le persone a chiedere aiuto a chi può offrire loro anche un pasto caldo o, nelle situazioni più critiche, un posto dove poter trascorrere la notte. Secondo Don Roberto Davanzo, Direttore della Caritas Ambrosiana “I nuovi ospiti rendono l’idea di come stia qualitativamente cambiando la popolazione povera”. Come è possibile che un lavoratore mensilmente stipendiato finisca nel baratro della miseria? Come può un giovane di 30 anni sentirsi costretto alla rinuncia e alla resa dopo anni di sacrifici? La gente ha imparato a conoscere bene le difficoltà che caratterizzano l’attuale periodo storico-economico e sta imparando ad alzare la voce per chiedere risposte e sostegno a chi ha il dovere di fornirli. La delegazione della Caritas delle dieci diocesi lombarde si è fatta avanti proponendo una momentanea soluzione:l’attivazione del “reddito di autonomia”; l’idea consiste nell’erogare un sostentamento economico al beneficiario a patto che quest’ultimo frequenti corsi di formazione professionale, si impegni nella ricerca di lavoro e garantisca la frequenza scolastica ai proprio figli. Esempio di intervento attivo assolutamente da emulare.

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Tendenze globali sull’occupazione giovanile: aggiornamento 2011

Il rapporto contiene le ultime tendenze globali e regionali per i giovani nel settore dell’occupazione e verifica se la situazione occupazionale dei giovani sia peggiorata o migliorata nell’ultimo anno e mezzo, dopo la pubblicazione dell’edizione speciale del Global Employment Trends for Youth (Agosto 2010), sull’impatto della crisi economica. Un anno dopo, in un contesto di crescente incertezza per la ricrescita economica e lo stallo del mercato del lavoro, il rapporto giunge alla conclusione che la situazione che i giovani si trovano ad affrontare nel settore occupazionale non è migliorata e che le prospettive per il futuro non sono molto più rosee.

 

Massima attenzione alla qualità dei servizi – Forum con Gianni Silvia, presidente Ente regionale per il diritto allo studio universitario di Catania

di Desirée Miranda

È presidente dell’Ersu di Catania da poco, come ha trovato l’ente e come se lo aspettava?
“Sono stato nominato presidente dallo scorso 27 luglio. Posso dire di aver trovato personale che si adopera con spirito di abnegazione e passione, certo, c’è comunque molto da fare. Il nostro è un ente che eroga servizi e questi devono essere offerti agli studenti e, quindi al territorio. Si deve avere cura a riuscire a dare il massimo per raggiungere le finalità istituzionali”.
Tra i servizi offerti dall’Ersu agli studenti fondamentali sono gli alloggi per i fuori sede. Qual è la situazione?
“Sono 710 i posti letto per i fuori sede, di cui 15 per portatori di handicap e sono distribuiti in 13 plessi, dei quali solo alcuni sono di proprietà dell’Ersu, altre dell’Università, altri in affitto. Altri 124 posti letto attualmente non sono agibili. Una politica attiva sull’offerta di alloggi agli studenti, in un contesto urbano di una grande città come Catania, non può che vedere assieme tutte le istituzioni territoriali unite per ampliare l’offerta. Dalla regione, al comune, all’Iacp, occorre fare gioco di squadra per intervenire sul problema alloggi degli studenti”.
Quale voto darebbe alle residenze universitarie catanesi?
“Darei un cinque considerando tutto ciò che ancora deve essere migliorato. È mio impegno accrescere la qualità dei servizi agli studenti nella quotidianità, dal riscaldamento alla pulizia delle strutture, quindi normalizzare gli interventi ordinari. La scommessa è quella di normalizzare la quotidianità, che è fatta di piccoli aspetti che migliorano la qualità della vita”.
E per quanto riguarda le mense qual è la situazione?
“La situazione è un po’ complicata, ma nel complesso la qualità non è male, tenuto conto dell’attuale condizione di gestione del servizio. Il punto è che occorre procedere con urgenza all’avvio della gara per l’affidamento a regime. Sarà questa l’occasione per migliorare in efficienza e qualità. Da circa tre anni, infatti, non abbiamo un centro cottura in loco poiché quello della mensa centro, il più grande di Catania, è chiuso per problemi strutturali. Adesso i pasti vengono trasportati da un centro privato alle mense e quindi c’è un abbassamento oggettivo della qualità”.
Quali le modalità di funzionamento delle mense?
“Su questo fronte siamo innovativi. Abbiamo abbandonato i vecchi tesserini che i ragazzi potevano cedere anche a terzi creando un danno economico non indifferente alle casse dell’Ente. I badges che gli abbiamo fornito sono dotati di riconoscimento tramite impronta digitale. Non solo rappresenta una svolta tecnologica, ma ci ha fatto risparmiare circa 5 milioni di euro in due anni”.
Qual è il bilancio e qual è il servizio che incide maggiormente?
“Il bilancio è di circa 23 milioni di euro. Le borse di studio rappresentano la spesa principale con circa 11 milioni di euro nel 2011. È un servizio efficiente capace di dare risposte in un solo mese dalla richiesta”.
Quali sono le iniziative intraprese ed avviate sul piano culturale?
“Per gli studenti iscritti all’Ateneo di Catania proporremo anche quest’anno le convenzioni con i teatri e le stagioni concertistiche ad un prezzo agevolato, inoltre abbiamo sperimentato con successo dei corsi di formazione che rilasceranno dei crediti formativi riconosciuti dall’università. Per i laureandi l’Ersu mette a disposizione strumenti utili per immettersi nel mondo del lavoro, tra questi: corsi di lingua all’estero, corsi di informatica, convenzioni con altre università per stage formativi sia in Italia che all’estero a condizioni economiche non proibitive. Esistono poi degli sportelli informatici perché gli studenti possano avere un feed back continuo con l’università, pertanto possono trarre informazioni o segnalare problematiche”.
Benefici dell’Ersu Catania agli studenti universitari
Benefici: stanziamento complessivo di 11.785.780 così ripartito
•    10.750.000 € per borse di studio
•    700.000 € per rimborso della tassa sul diritto allo studio
•    335.780 € per borse di mobilità internazionale
•    Posti letto: 710 (di cui 15 per portatori di handicap)

Curriculum

Gianni Silvia è dirigente di ruolo della Regione siciliana e capo di gabinetto vicario del presidente Raffaele Lombardo. Laureato in Economia e commercio con il massimo dei voti, è iscritto all’albo dei revisori contabili ed è abilitato all’esercizio della professione di dottore commercialista. Ha svolto precedenti incarichi in qualità di presidente della società Beni culturali spa, dal 2007 fino al 2010 e attualmente ricopre l’incarico di presidente della società Riscossione spa, nonché presidente dell’Ersu di Catania.
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Assenze: scopri se sarai bocciato…

assenze scolastiche massime

Allarme assenze: tra occupazioni, autogestione, manifestazioni, malattie e assenze più o meno giustificate, molti di voi hanno paura di essere bocciati per via delle nuove regole sulle assenze.

Ecco quindi la guida di Skuola.net per capire come funzionano questi famosi quanto temuti “50 giorni di assenza” in un anno per vincere una bocciatura!

LA LEGGE – Il tutto è regolato dall’art. 14, comma 7 del DPR 122/2009 dove si legge:
“…ai fini della validità dell’anno scolastico,[…], per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi eccezionali motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite. Tale deroga è prevista per assenze documentate e continuative, a condizione, comunque, che tali assenze non pregiudichino, a giudizio del consiglio di classe, la possibilità di procedere alla valutazione degli alunni interessati. Il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta l’esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o all’esame finale di ciclo”.

TRADOTTO IN UN LINGUAGGIO PIÙ UMANO… – Per non rischiare di essere bocciati, dovete frequentare almeno i ¾ delle ore di lezione che compongono l’anno scolastico nel vostro istituto, comprensivo anche delle ore didattiche opzionali che rientrano nel curriculum individuale di ogni studente (ovvero, il cosiddetto monte ore annuale). Da qui nasce la confusione: vallo a sapere quante sono queste ore e quante ne ho fatte di assenza?

LA FORMULA DEL PROMOSSI O BOCCIATI – A questo punto il problema è calcolare il restante ¼ di ore di lezione che si possono perdere e quindi, determinare quante assenze a scuola si possono fare.

Metodo 1 (per chi non sa usare la calcolatrice…)
Visto che la scuola deve durare almeno 200 giorni, la regola del ¼ di ore di lezione si applica ai giorni: per non essere bocciati non bisogna superare 50 giorni di assenza. Si tratta comunque di una semplificazione: giorno più o giorno meno, facendo 50 giorni di assenza generalmente si arriva a mancare a circa 1/4 dell’orario scolastico annuale. Se non siete a rischio, potete terminare qui la lettura.

Metodo 2 (per un calcolo preciso e per chi ha già fatto molte assenze)
Bisogna prima fare il: 
a) Calcolo del numero di ore di lezione annue
– Si trovano sul Piano Offerta Formativa della scuola oppure chiedendo in segreteria.
– In alternativa, si possono stimare in questo modo:

“H” sono le ore settimanali di lezione, mentre 33 settimane è il valore medio di settimane scolastiche necessarie per arrivare ai famosi 200 giorni minimi di durata dell’anno scolastico.

E poi il:
b) Calcolo del numero di ore massimo di assenza per anno

Questo è il numero che non dovrete mai superare, pena la bocciatura. E’ sempre bene controllare a metà anno a che punto siete. Come fare? Prendete la vostra pagella di fine quadrimestre: per ogni materia viene indicato il numero di ore di assenza insieme al voto, fate la somma e otterrete la vostra situazione a metà anno.

Come sei messo con le assenze: disperato o tranquillo?
Dì la tua commentando la news
   
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UniCt: …e adesso ci tocca pedalare

Sembra utopia invece è realtà; molti ci crederanno solo vedendola, ma noi di Liveunict.com vi offriamo le “prove dell’esistenza” di quello che stiamo per documentare.
Tranquilli, non si tratta di un inserto della rubrica Paranormal Enigma, ma pura e semplice realtà, tangibile e percorribile se vi recate alla Cittadella Universitaria.
La cittadella oltre a vestirsi di blu si veste di ciclabile,sìi ho detto bene, di ciclabile. Come è possibile direte voi? E’ la cosa che mi sono chiesto anche io quando per puro caso mi ritrovo con un carissimo amico dinanzi ad un cartello a ridosso degli edifici del Cus.
Mi avvicino con curiosità ed ecco quello che vedo: (foto) una pista ciclabile e un percorso personale appena appena aperto che collega la casa dello studente “cittadella” e le “terrazze” dei parcheggi con la parte Nord della zona ( per intenderci a ridosso della Mensa Universitaria).
Percorro con curiosità e interesse la viuzza: si entra in un caratteristico percorso, definito da me “percorso relax”, dove è possibile passeggiare in tranquillità e perché no, godersi qualche momento di relax. Tavoli in legno e sedie, cartelli con le indicazioni in stile “montano” rendono il paesaggio piacevole all’occhio dell’osservatore, insomma un miraggio bucolico in un guazzabuglio di caos quotidiano.

Seguono alcune fotografie:

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Eurobarometro: l’istruzione e la formazione professionale viste dai giovani

illustrazioneL’istruzione e la formazione professionale, scelte da quasi la metà di tutti i giovani europei dopo la scuola dell’obbligo, godono di un’immagine generalmente positiva presso la maggior parte delle fasce di età grazie all’elevata qualità dell’insegnamento offerto e alle buone prospettive di lavoro che aprono. Tuttavia, solo il 27% dei giovani di età compresa fra i 15 e i 24 anni raccomanderebbe questo tipo di insegnamento ai propri coetanei, il che dimostra la necessità di maggiori sforzi per migliorare l’immagine e l’attrattiva dell’istruzione e della formazione professionale presso questo importante gruppo di età. Sono questi alcuni dei principali risultati di un’indagine Eurobarometro su “Atteggiamento rispetto all’istruzione e alla formazione professionale” presentata ieri dalla Commissione europea. L’indagine è stata condotta mediante interviste personali a 27 000 persone in tutti gli Stati membri. Secondo il rapporto Eurobarometro, il 47% dei cittadini dell’UE ha seguito o sta attualmente seguendo corsi di istruzione e formazione professionale. La situazione è però assai diversa da paese a paese: la percentuale è del 76% nei Paesi Bassi, del 70% in Slovacchia e del 66% nella Repubblica ceca, mentre è solo del 24% in Spagna e Portogallo e del 27% a Malta. Alla domanda sull’immagine di cui godono l’istruzione e la formazione professionale nei rispettivi paesi, il 71% degli intervistati ha dichiarato che questa è positiva, mentre il 23% ha risposto che l’immagine è negativa. Le percentuali più elevate di risposte positive sono state registrate a Malta (92%), in Finlandia (90%) e in Austria (88%), mentre quelle più basse in Slovenia e nei Paesi Bassi (50%), in Ungheria e Belgio (59%). Il 7 ottobre la commissaria Vassiliou presenterà le prossime priorità dell’UE per l’istruzione e la formazione professionale in occasione di WorldSkills London 2011, il più grande concorso internazionale di competenze professionali del mondo. Questa manifestazione si svolgerà dal 5 all’8 di ottobre presso il centro ExCeL London e riunirà 1 000 giovani provenienti da più di 55 paesi e regioni che si sfideranno in 46 settori di competenza. Il programma delle attività della Commissione europea durante la manifestazione WorldSkills 2011 è consultabile alla seguente pagina: http://ec.europa.eu/youthonthemove/events/2011/20111005-london_en.htm.

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Più sicuro fare acquisti su Internet grazie all’Unione Europea

acquisti online facebookIl rischio di doversi pentire amaramente dell’acquisto su Internet di biglietti per concerti ed eventi sportivi è ora molto minore grazie all’offensiva condotta contro siti che vendevano biglietti per eventi inesistenti o che non fornivano informazioni sull’eventuale rimborso del biglietto in caso di cancellazione dell’evento. L’88% dei siti che vendono biglietti per eventi sportivi o culturali e che sono stati controllati è risultato in regola con le norme UE di tutela dei consumatori (erano solo il 40% nel 2010) e si prevedono ulteriori miglioramenti conseguenti alle sentenze pronunciate dai tribunali. Le indagini nel quadro di un’operazione “pulizia”, coordinate dall’UE, sono state avviate a settembre 2010 dalle autorità nazionali di tutti gli Stati membri, della Norvegia e dell’Islanda. Tra i problemi identificati figurano: informazioni incomplete o fuorvianti sul prezzo dei biglietti, clausole inique, informazioni incomplete o fuorvianti sul venditore. I siti si sono messi in regola con la normativa, in genere volontariamente, ma in alcuni casi sono state inflitte sanzioni. Le autorità nazionali continueranno ad occuparsi dei casi non ancora risolti. Per i casi transfrontalieri, sono in contatto con le rispettive controparti di altri paesi. Le indagini condotte in tutta l’UE continueranno, una nuova operazione “pulizia” è in preparazione e ulteriori azioni congiunte sono previste per il 2012.

 

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Programma di riforme dell’istruzione superiore

Studenti seduti in un'aula davanti alla lavagna e a un insegnante © iStock/Dr. Heinz Linke

In Europa si contano circa 4 000 università e altri istituti di istruzione superiore. Alcuni sono fra i migliori al mondo, mentre altri non sono andati al passo con i cambiamenti economici e sociali. Secondo una recente previsione, entro il 2020 il 35% dei posti di lavoro nell’UE richiederà un titolo di istruzione superiore. Oggi, invece, solo il 26% dei lavoratori è laureato, una percentuale decisamente inferiore a USA, Giappone e Canada.  Una nuova strategia per modernizzare l’istruzione superiore illustra le riforme che i governi nazionali devono realizzare: l’obiettivo è avere un numero sufficiente di laureati con le competenze necessarie per contribuire all’innovazione, alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro.  Grazie a queste riforme, i giovani potranno seguire le formazioni che desiderano e trovare il lavoro più adatto alle loro competenze.  Gli obiettivi sono:  portare il numero di laureati al 40% della popolazione attiva entro il 2020, rispetto all’attuale media UE del 34% circa; attirare una più ampia sezione trasversale della società verso l’università e ridurre il numero di abbandoni degli studi; migliorare la qualità e la pertinenza dei corsi universitari per rispondere alle esigenze dei singoli e del mercato del lavoro; incentivare e premiare l’eccellenza nell’insegnamento e nella ricerca; aumentare le opportunità per gli studenti che desiderano acquisire competenze supplementari grazie a un periodo di studio o formazione all’estero; formare un maggior numero di ricercatori per preparare l’Europa alle sfide del futuro; rafforzare i legami fra istruzione, ricerca e imprese; garantire un finanziamento efficiente che permetta di realizzare gli obiettivi fissati. Anche se l’istruzione è di competenza dei governi nazionali, l’UE può fare molto per sostenere i programmi di modernizzazione. Per esempio, un sistema europeo permetterà di classificare le università e fornire agli studenti informazioni sulla sede più adatta in Europa per seguire la formazione prescelta. Un nuovo sistema di prestiti garantiti consentirà di finanziare gli studenti che seguono un master in un altro paese dell’UE. Le proposte della Commissione per il prossimo bilancio dell’UE 2014-2020 comprendono anche un sostanziale incremento dei fondi per l’istruzione, la formazione e la gioventù (+73%) e per la ricerca (+46%).

 

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Gravidanze, in Sicilia è record di baby mamme

In Italia il fenomeno delle baby mamme è ancora contenuto ma in costante crescita. I dati Istat infatti parlano di un aumento annuale dello 0,5% di gravidanze di teenager, con oltre dieci mila bambini nati da adolescenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni. Le nascite si concentrano per il 70% nel meridione. Il primato spetta alla Sicilia dove nel 2009 si sono registrati 619 parti.

Alla Sicilia segue poi la Campania con 452 parti di minorenni, la Puglia con 293 e la Sardegna con 55 madri minorenni. La Valle d’Aosta è in coda alla classifica con soli tre parti di minori nel 2009. Sono questi i dati illustrati oggi a Palermo durante l’87esimo congresso nazionale organizzato dalla Sigo, la società italiana di ginecologia ed ostetricia.

j'attends ta venue

Alla base di una così alta percentuale di parti tra le minorenni c’è, secondo la società, una scarsa educazione sessuale in famiglia e nelle scuole, poca informazione sui metodi contraccettivi e una poco diffusa rete di consultori a cui potersi rivolgere. Proprio la diffusione dei metodi contraccettivi per prevenire malattie a trasmissione sessuale e gravidanze indesiderate registra tra gli adolescenti una battuta d’arresto. Sarebbero infatti sempre più i giovani che fanno sesso a rischio.

Maria Rosa D’Anna, direttore dell’ Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo, ha parlato di un “fenomeno radicato e antico” presente negli strati più disagiati delle periferie suburbane. Spesso si tratta di ragazze che restano incinte dopo la classica ‘fujtina’.

Il 19 dicembre dello scorso anno una 14enne ha dato alla luce il suo bambino nell’ospedale di Monopoli, nel Barese. Qualche giorno prima, a pochi chilometri di distanza, a Laterza, nel Tarantino, un’altra adolescente aveva partorito una bambina. In Europa, invece, specie in Inghilterra, Francia e Austria, il fenomeno delle baby mamme è già un’emergenza sociale che sfiora le percentuali degli Stati Uniti, dove i parti di adolescenti rappresentano addirittura il 6% del totale.

Intanto, però, la London School of Economics ha pubblicato una ricerca dal titolo provocatorio “Gravidanza adolescenziale: qual è il problema?”. La tesi sostenuta dallo studio inglese, curato dalla dottoressa Claire Alexander, ha tentato di ribaltare la percezione sociale sulla maternità precoce suggerendo un approccio più consapevole alla gravidanza da parte delle giovani madri.

Secondo la ricercatrice, le adolescenti in dolce attesa sono spesso “più forti, più mature e più responsabili” e la politica, invece che curare solo gli aspetti preventivi dovrebbe offrire strumenti di sostegno per affrontare una scelta serena. Non solo prevenire le gravidanze, quindi, ma investire più risorse per favorire l’inserimento lavorativo delle giovani madri.

Palma Maria Roberta Frascella

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Psicologia: lo studio, l’amico ideale e’ proprio come noi

Psicologia: lo studio, l'amico ideale e' proprio come noi L’amico ideale? Condivide i nostri gusti, i valori e gli interessi. E più aumentano le possibilità di scelta, più gli amici sono simili fra loro. Lo rivela uno studio americano, che sembra confermare l’adagio secondo cui ‘chi si somiglia si piglia’. E questo non solo in amore.

Nel dettaglio, secondo i ricercatori americani, le persone non sono alla ricerca di gemelli identici, ma di somiglianze importanti, perché in questo modo l’interazione con l’altro diventa più semplice e piacevole. Così, quando si ha la possibilità di scegliere, si finisce per fare amicizia – o innamorarsi – di persone che condividono la nostra attitudine nei confronti della vita, le convinzioni religiose e magari anche quelle politiche. Ma che succede quando ha meno scelta? Angela Bahn del Wellesley College, insieme a Chris Crandall e Kate Pickett dell’University of Kansas, ha confrontato i piccoli college del Midwest (con una media di circa 500 studenti) con un maxi-college da oltre 25.000 studenti. I ricercatori hanno osservato coppie di studenti che interagivano in pubblico, interrogandoli poi su atteggiamenti, credenze e stile di vita.

Così si è visto che, per quasi ogni atteggiamento e comportamento ‘nel mirino’, gli amici del campus più grande erano molto più simili tra loro rispetto a quelli che studiavano nei college più piccoli. Questo, dicono i ricercatori, perché nel primo caso c’era una maggior possibilità di scelta. Dunque fare amicizia con persone più simili a noi diventa una ‘missione possibile’, rispetto alle chance di trovare un’anima gemella fra appena 500 studenti. “La gente preferisce fare amicizia con persone simili a se stessi. Ma si può solo scegliere tra le alternative disponibili, un po’ come in un supermercato”, concludono i ricercatori. Insomma, maggiore è la varietà e il numero, più gli amici finiscono per assomigliarsi.

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Aumentare la presenza femminile UE nei posti di comando

Viviane Reding, Commissaria europea per la giustizia, ha incontrato ieri i dirigenti delle scuole europee di direzione aziendale per discutere come riequilibrare la rappresentanza uomo-donna nei consigli di amministrazione incoraggiando le giovani donne a intraprendere una carriera nella gestione aziendale. Malgrado le donne rappresentino il 60% circa dei laureati, la percentuale di amministratrici delle maggiori società europee quotate in borsa ammonta a appena il 12% e solo nel 3% dei casi le donne sono presidenti dei consigli di amministrazione. Le scuole di direzione aziendale svolgono un ruolo decisivo nello sviluppare nelle donne le capacità per intraprendere una carriera di manager aziendale e per aiutarle a raggiungere i posti di comando. Tali scuole aiutano le donne a prepararsi alla carriera professionale con seminari, programmi di formazione e fornendo opportunità di messa in rete. La loro iniziativa risponde all’invito rivolto dalla Vicepresidente Reding alle imprese di impegnarsi a potenziare, su base volontaria, la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle imprese portandola al 30% entro il 2015 e al 40% entro il 2020. L’“Impegno formale per più donne alla guida delle imprese europee”, disponibile sul sito Internet della Vicepresidente Viviane Reding, consentirà di monitorare le iniziative avviate dalle imprese per dare più spazio alle donne nei vertici aziendali. Il protocollo può essere sottoscritto da tutte le aziende europee quotate in borsa desiderose di dare il buon esempio. Nel marzo 2012, la Commissione europea valuterà nuovamente la situazione per verificare se vi sono stati progressi significativi e se l’autoregolamentazione abbia dato vita a iniziative credibili per promuovere la partecipazione delle donne ai vertici decisionali. Sulla base dei risultati, la Commissione deciderà quindi le prossime tappe.

 

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BusinessEurope: come rilanciare l’occupazione

Disoccupazione - Credit © European Union, 2011Alessandra Pilato                                                                              La Confederazione europea dei datori di lavoro, Business Europe, ha individuato una serie di azioni che potrebbero contribuire a riavviare lo sviluppo all’interno della comunità europea e al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, che mira a portare il tasso di occupazione nell’Unione al 75%.

Partendo dallo studio di casi positivi – quale quello dell’Austria, dove il tasso di disoccupazione si attesta al di sotto del 3,4% -, BusinessEurope ha elaborato un quadro degli interventi che, nel contesto di una più ampia riforma del mercato del lavoro, possono ridurre la disoccupazione, ripristinare le finanze pubbliche dei Paesi indebitati e stimolare la crescita.

Tra le proposte figura, in particolare, il modello della flessicurezza (dall’inglese flexicurity, flessibilità e sicurezza), politiche che consentono alle aziende di dotarsi di diverse forme contrattuali, al fine di stimolare le assunzioni nelle diverse fasi e condizioni del mercato del lavoro, garantendo intanto protezione sociale ai lavoratori.

Secondo il rapporto del World Economic Forum Global sulla competitività, infatti, la maggioranza degli Stati membri presenta mercati del lavoro rigidi, che non riescono ad adattarsi alle situazioni di crisi.

A questo proposito Philippe de Buck, Direttore generale di BusinessEurope, ha dichiarato che “la riforma del mercato del lavoro rappresenta la chiave per aumentare la base imponibile. Siamo contro l’uniformazione dei contratti di lavoro”.

Anche Eurociett, la Confederazione delle agenzie private di collocamento, ritiene che la flessibilità favorisca la creazione di posti di lavoro. Una posizione confermata da recenti dati Ocse da cui si evince che l’occupazione temporanea, nella maggior parte dei casi, rappresenta un trampolino di lancio in vista di un’occupazione permanente.

Secondo BusinessEurope le riforme strutturali dovrebbero essere gemellate con giusti incentivi, come la riduzione del carico fiscale sull’occupazione. L’idea è che il taglio immediato del gettito fiscalevenga poi compensato positivamente nel corso del tempo da un aumento del tasso di occupazione e da maggiori entrate fiscali.

Fonte: http://www.fasi.biz/it/news/ultime-notizie

 

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Allarme bullismo nel centro storico catanese, più controlli dei vigili in autunno

E’ allarme bullismo a Catania, tra le vie del centro storico. Contro il fenomeno, scende in campo anche il Comune: da qualche sera, infatti, è scattato un presidio straordinario dei vigili urbani

E’ allarme bullismo a Catania. E le maggiori segnalazioni giungono durante il fine settimana. Una situazione che potrà degenerare quando, in autunno, si comincerà con le serate della birra in offerta speciale. Ora, contro il fenomeno “bullismo”, scende in campo anche il Comune: da questa sera, infatti, scatta un presidio straordinario dei vigili urbani nei pressi del centro storico, dove si vive la movida.

Finora, gli interventi sono stati promossi dalle associazioni e dalle scuole. Come il progetto finanziato nell’ambito del PON Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo convergenza 2007-2013 – Obiettivo operativo 2.6 “Contenere gli effetti dellemanifestazionidi devianza”. Per analizzare e monitorare la dispersione scolastica ed il bullismo presenti sul territorio, attivando una serie di iniziative che ne favoriscano la prevenzione. Questo è, infatti, l’obiettivo del progetto denominato “Abbandono scolastico e bullismo: quali rischi tra i giovani?“, promosso dall’area II “Tutela delle fragilità sociali” della direzione centrale per i Diritti civili, la cittadinanza e le minoranze, nell’ambito del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno ed operativo dal 31 marzo in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. E ancora,Telefono Azzurroha portato la lotta contro il bullismo anche su http://www.mypage.it, il primo social network per bambini in Italia.

Ma evidentemente, il bullismo dalla scuola si sta spostando in strada. Tra le vie del divertimento che, per molti ragazzini, diventano occasioni per fare soccombere coetanei e non. ” La vera e propria emergenza – ha dichiarato l’Assessore alla Polizia municipale Massimo Pesce– sarà ad ottobre”.

 

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Ottimisti si diventa, impara a pensare positivo! Guida all’ottimismo

10 facili regole da seguire per vivere meglio

Basta parlare di crisi, di crisi economica, di crisi dei valori, di negatività… oggi parliamo di positività e di come, nonostante tutto, si può diventare ottimisti. Perchè, a vedere il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto, c’è sempre da guadagnare

ottimista220Essere ottimisti incide positivamente su ogni aspetto della vita: nelle relazioni con gli altri, nell’approccio allo studio, nel lavoro, nellasalute… Non tutti nascono con il sorriso in faccia ma l’ ottimismo è un atteggiamento che si può imparare ad avere mettendo in pratica pochi e apparentemente banali consigli che finiranno per fare la differenza.
Ma cosa bisogna farper accrescere l’ottimismo?
1) dimostrare a se stessi che una determinataconvinzione negativa è errata;
2) pensare alle cause che possono aver determinatoquella convinzione
3) qualora si attraversi una situazione negativa pensare se effettivamente c’è un beneficio nel pensare negativamente. La risposta sarà sempre NO
4) fare un elenco delle cose che nella propria vita funzionano: hai un buon lavoro? Scrivilo! Sei bravo all’università? Scrivilo! Hai un partner che ami? Metti per iscritto pure questo! 
5) scegli (possibilmente) di fare solo le cose che ti fanno star bene, elimina tutto ciò che ti crea stress o ansia
6) agisci adesso su quello che vuoi fare o cambiare della tua vita, non temporeggiare!
7) vivi il presente, non pensare al futuro ma neanche al passato
8) carpe diem! Se ti si presenta una buona occasione non rifiutarla!
9) valorizzati: vedersi gradevoli fa star bene prima di tutto noi stessi
10) sorridi se ti fanno un complimento, se si parla di una cosa bella, se c’è qualcosa che ti emoziona. Non essere musone!
Tolstoj diceva: “la felicità non è avere ciò che si ama ma amare ciò che si ha
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Fisici italiani: poveri ma bravi

La scuola del nostro Paese vanta ancora l’eccellenza. Peccato però che manchino totalmente i fondi per la ricerca, pubblica e privata. E che otto ragazzi su dieci siano costretti ad emigrare

Dalle colline torinesi il panorama è mozzafiato: nelle giornate di primavera, se il cielo è terso, oltre la guglia della Mole si stagliano le cime delle Alpi. Godere di questo panorama non è da tutti: ma per Santo Fortunato, research leader della Fondazione Isi (l’Istituto per l’interscambio scientifico) con sede a Villa Gualino, poco fuori città, è solo uno dei tanti vantaggi che comporta l’essere rientrati in Italia. Classe 1971, una laurea in Fisica delle particelle all’Università di Catania, un’esperienza a Bielefeld, in Germania, due anni negli Usa, all’Università dell’Indiana, Fortunato è rientrato in Italia nel 2007, folgorato sulla via di Damasco dalla fisica dei sistemi complessi, per studiare il comportamento collettivo degli elettori, che agiscono in modo prevedibile come fossero particelle atomiche. Insomma, dalla fisica classica alla fisica dei sistemi sociali ed economici, una scelta obbligata. “Quello delle reti complesse è un ambito nuovo ed estremamente promettente, anche perché ha delle ricadute immediate sulla vita della società”. E conquistare finanziamenti è più facile. Così, senza rimpianti, Fortunato ha accettato l’offerta torinese e si è rimesso sui libri.

Bravo, a riconvertirsi. Ma anche solido. Perché ben piantato nella grande tradizione della fisica italiana, una disciplina nella quale siamo tra i migliori: notizia di ieri è che la metà dei premi assegnati quest’anno dalla European Physical Society ai dieci migliori fisici europei è arrivata in Italia: Luciano Maiani (già presidente del Cnr), l’astrofisico Paolo De Bernardis, Davide Gaiotto che studia le supersimmetrie nel mondo naturale, il giovane cosmologo Paolo Creminelli e l’altrettanto giovane fisico delle alte energie Andrea Rizzi. Non solo: a guidare la prestigiosa società europea sarà ora la bolognese dell’Infn Luisa Cifarelli, eletta presidente Eps.

E tutto questo non certo per merito dei governi che soldi non ne hanno mai dispensati. “La nostra scuola è ancora molto forte”, conferma Roberto Petronzio, ordinario di Fisica Teorica presso l’Università di Tor Vergata a Roma e presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: “Basti pensare che i coordinatori dei quattro principali esperimenti di Lhc, l’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, sono tutti italiani. Dunque la grande tradizione non si è interrotta. Ma se le condizioni non dovessero cambiare, i giovani potrebbero perdere interesse nei confronti di questo settore”.

A preoccupare sono ovviamente gli inesistenti investimenti pubblici uniti all’assenza, unica in Europa, di grandi investimenti industriali. Ma i più bravi i soldi vanno a cercarseli dove ci sono. Come ha fatto Fabio Franchini, 35 anni, fisico teorico della Sissa di Trieste, che si è aggiudicato 300 mila euro dalla Commissione europea per la sua attività di ricerca sul fenomeno della conduzione elettrica. Non solo: Franchini è così bravo che in questi giorni prenderà servizio al Massachusetts Institute of Technology dove per due anni farà ricerca per poi rientrare e completare il progetto di ricerca alla Sissa. I soldi Franchini se li è trovati e di certo è stato bravo. Lui tornerà. Ma non va così per tutti.

Secondo i dati del consorzio interuniversitario AlmaLaurea, infatti, i fisici hanno la percentuale più elevata di emigrazione: otto ragazzi su cento partono alla volta di Stati Uniti, Francia, Germania, Inghilterra, contro il 4,5 per cento del resto delle discipline. Lo conferma Tommaso Maccacaro, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera: “I nostri ragazzi se ne vanno per mancanza di opportunità: con il blocco del turn over, per cinque ricercatori che vanno in pensione, solo uno può aspirare a un posto”. Così, più di quanto accada in altre discipline, questi ragazzi dalla formazione di ferro e dal curriculum decisamente appetibile, decidono di lasciarsi l’Italia alle spalle.
Non tutti, ovviamente. Quelli che restano, però, devono riporre nel cassetto i sogni accademici e darsi da fare. Cercando un impiego nell’industria, nella finanza, nelle assicurazioni, nelle banche. Oppure facendo fruttare quella caratteristica che i fisici si ripetono come un mantra: noi siamo quelli che risolvono problemi. Dunque accettando ruoli manageriali e organizzativi nei settori più disparati.

di Elisa Manacorda

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Tutti i mestieri a prova di crisi!

In un’epoca di crisi e di incertezza economica, trovare un’occupazione può risultare un po’ difficoltoso. Ci
vuole pazienza e soprattutto un buono studio del mercato del lavoro visto che non tutti sanno che ci sono
figure professionali richiestissime sempre, sia in Italia che all’estero.
È proprio così ragazzi, esistono dei mestieri richiestissimi dal mercato del lavoro, ma paradossalmente vi
sono pochissime persone che li esercitano, tanto che si registra un deficit considerevole dei lavoratori impegnati in alcuni ambiti.
Queste aree ricercano in continuazione dei professionisti, ma non sempre li trova. Forse perché sono mestieri che un tempo venivano tramandati di padre in figlio e che ora invece agli occhi dei più giovani appaiono obsoleti. Ma quali sono questi lavori?
In primis abbiamo i sarti. Il settore della sartoria, infatti, presenta una forte richiesta di personale e se volete
intraprendere questa bellissima e antica professione il teatro la Scala di Milano organizza dei corsi di sartoria
del costume teatrale, mentre se già siete iscritti a una scuola di sartoria potete partecipare ai corsi di specializzazione all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Si registra una forte carenza anche degli artisti del dolce: pasticceri e gelatai. Quest’arte è possibile apprenderla sul campo, ma ci sono anche veri e propri istituti come l’Accademia del Gusto, il Club Arti e Mestieri e la Saint George School specializzati nella formazione della professione.
Per i gelatai inoltre ci sono tante scuole sparse in tutta Italia: “Arte dolce” a Rimini, “Capac Politecnico del
commercio” a Milano, “Carpigiani gelato University” di Bologna.
Un numero di posti vacanti altissimo, lo abbiamo per il mestiere di Installatori di infissi e ferramenta. Per
imparare questo mestiere l’unico modo è rivolgersi a quei pochi che lo praticano.
Gli artigiani delle scarpe, invece, stanno piano piano scomparendo. Per diventare calzolaio occorre un corso di formazione e un periodo di apprendistato.
Gettonatissimo risulta anche il mestiere di elettricista.
Per questa professione numerosi sono i corsi di specializzazione: l’Istituto di istruzione Superiore Alessandrini nella città di Abbiategrasso, dopo un biennio comune offre la specializzazione triennale in elettrotecnica e manutenzione. Sempre nel capoluogo lombardo segnaliamo anche il Nuovo Istituto Meucci. Infine segnaliamo la Scuola Radio Elettra che è un centro accreditato per la formazione professionale. Eroga
ogni anno oltre 30 corsi che rilasciano un attestato di qualifica professionale legalmente riconosciuto dalla
Regione dell’Umbria e valido in tutta l’Unione Europea.Altre professioni anticrisi sono poi l’idraulico, il falegname, il meccanico e il fabbro.Insomma ragazzi sono i lavori manuali quelli più richiesti, che sembrano rimandare a un’altra epoca, ma che in realtà sono intramontabili resistendo, stoici, a qualsiasi flessione economica.
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La difesa della Patria e il servizio civile per Giovanardi

Foto sottosegretario Carlo GiovanardiIntervistato dall’agenzia “Redattore Sociale“, il Sottosegretario con delega al servizio civile, Carlo Giovanardi, parla del primobando sperimentale all’estero sulla Difesa civile non armata e nonviolenta, che scade il prossimo 28 settembre.

Per Giovanardi si tratta di un intervento che apre le porte ad una più ampia idea di difesa. «Non ci sono più i confini della patria di una volta – spiega il Sottosegretario a Redattore Sociale -. Difendere i confini oggi vuol dire anche difendere la dignità delle persone, di garantire sicurezza ai cittadini contro ogni forma di violenza. Lo stesso obiettivo che si pone il progetto nel cercare di fare uscire queste famiglie da una situazione di terrore». Un progetto, quindi, per superare gli steccati che separano le diverse modalità di servizio della Patria. «Si deve riconoscere – concludeGiovanardi – che questo governo fa decollare iniziative originali e che si muovono proprio nella direzione che tante volte gli ambienti preoccupati della pace hanno sottolineato». I contenuti e le motivazioni di questo progetto sono invece spiegate a “ZENIT”da Nicola Lapenta, responsabile per il Servizio civile dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, copromotrice  di questa sperimentazione insieme a Caritas Italiana e a Focsiv.

 

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Per ricostruire l’Italia si cominci dalla scuola

Nuovo anno scolastico e va peggio di prima. Di nuovo aule sporche e insicure, aule ancora più affollate, tagli di bilancio che continuano ad infierire e che rendono difficile il sereno svolgimento delle attività scolastiche.

L’Italia investe poco sull’istruzione, è una constatazione confermata da tutte le rilevazioni statistiche. Il nostro Paese riserva alla scuola il 4,8% del Pil, mentre in media i paesi Ocse le garantiscono il 6,1%. I numeri mostrano un gap tra l’Italia e gli altri Paesi europei, non c’è niente da fare.

Il primo effetto di questo disinvestimento sulla scuola è il fenomeno della dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile. Infatti, secondo l’ISFOL sono quasi 120mila i ”dispersi” tra i 14 e i 17 anni, il 5% il che significa che 117.429 ragazzi in questa fascia d’età abbandonano gli studi. Questi ragazzi fuoriescono da qualsiasi percorso formativo, con un forte divario tra Nord e Sud: oltre 71mila risiedono al sud e nelle isole, mentre al Nord, le percentuali sono del 4,5% nel nord ovest e dell’1,7% nel nord est.

La disoccupazione giovanile è in crescita: mai così tanto dal 2004. Lo rileva l’Istat nel primo trimestre di quest’anno, secondo cui il tasso di disoccupati degli italiani tra i 15 e i 24 anni è aumentato al 28,6. C’è un legame (ovvio) fra efficacia dei percorsi formativi e occupazione. Tanta manodopera priva di formazione non può competere, in tempi di globalizzazione, con economie emergenti che, tra l’altro, stanno creando un sistema di istruzione in grado di preparare giovani qualificati in numero tale da “rifornire” di tecnici e ingegneri anche parte dei paesi occidentali.

E, invece, la scuola ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo al risanamento dei conti pubblici e questo ben prima dell’ultima manovra e cioè a partire dalla legge 133 del luglio 2008. Anche se è sempre stato dichiarato dal Ministero dell’Istruzione che non si sarebbe avviata una riforma del sistema scolastico ma solo una sua razionalizzazione, nei fatti i cambiamenti che si registrano hanno avuto un effetto pari e superiore all’avvento di una riforma.

Tanti sono i punti dolenti causati dalla politica del governo. L’istituzione del maestro prevalente per la scuola primaria; il conseguente taglio di migliaia di posti di insegnanti e di personale ATA, con ripercussioni sul tempo pieno e sull’inserimento dei disabili; l’innalzamento progressivo del numero di alunni per aula fino all’esplosione del fenomeno delle classi “scatola di sardine” (circa 2.200 aule, con 66.000 studenti nel 2011); il ristabilimento dei voti al posto dei giudizi e del voto in condotta che incide sulla valutazione; la proposta di reinserimento dell’ora di educazione civica e dei grembiulini scolastici, poi, nei fatti, ritirate; la percentuale del 30% di alunni stranieri rispetto a quelli italiani; la riforma della scuola secondaria di II grado; il blocco degli scatti di anzianità per il personale. E, tra i più recenti: l’innalzamento del limite minimo di dimensione degli istituti comprensivi ad almeno 1.000 alunni (500 per quelli delle piccole isole, dei comuni montani); l’esclusione dei Dirigenti scolastici nelle istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni (300 nelle piccole isole, nelle comunità montane, ecc.) con affidamento a reggenti; la riduzione del numero di Dirigenti scolastici; l’immissione in ruolo di 30.000 docenti precari e di personale ATA; la riduzione di fondi all’autonomia scolastica (da 127 milioni del 2010 a 79 milioni del 2011) che significa, tra l’altro, sforbiciate su tutte quelle attività previste dal Piano di Offerta Formativa e tanto amate dagli studenti (gite scolastiche, lingue straniere, corsi, ecc.). Il mancato rifinanziamento della legge ordinaria dell’edilizia scolastica, lo stanziamento di fondi straordinari (Fondi FAS, 1 miliardo di euro), con criteri e modalità di assegnazione discutibili e ancora in fase di implementazione per poco meno della metà; il mancato avvio della materia “Cittadinanza e Costituzione”. Tutto ciò rende la scuola più fragile e meno credibile.

Che la scuola per troppo tempo sia stata considerata alla stregua di un ammortizzatore sociale, che sia necessario apportare razionalizzazioni, per es. alla rete scolastica, che sia urgente eliminare fonti di spreco ed eccessivi squilibri, che sia indispensabile rivederne il sistema di governance: tutto ciò corrisponde al vero ma non giustifica un’operazione geometrico-quantitativa, come quella realizzata da tre anni a questa parte, che non è stata in grado di avviare alcuna politica legata al merito, non è stata in grado di elevare la qualità dell’istruzione e, tanto meno, di avviare una politica di investimento e di sviluppo.

Se la crisi in atto è anche e, forse, soprattutto crisi di un sistema di governo che ha puntato in maniera scellerata sull’egoismo e sull’individualismo esibendo, peraltro, esempi riprovevoli di comportamenti distruttivi di un’etica pubblica minima basata sul rispetto delle istituzioni, sulla cura degli interessi generali e sulla legalità, allora è incontestabile che il ruolo formativo della scuola torna ad essere un asset strategico per l’Italia.

Bisogna sperare che una nuova classe dirigente lo assuma come uno dei suoi impegni principali.

Adriana Bizzarri, Responsabile Scuola di Cittadinanza Attiva

Fonte

http://www.civicolab.it

www.cittadinanzattiva.it

 

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L’università che cambia Quale futuro?

libri – L’approvazione della Legge di Riforma dell’Università n. 240 del 30 dicembre 2010 ha suscitato un vespaio di polemiche e proteste. Non solo per i tagli ai fondi tanto necessari alla ricerca quanto piuttosto per quei provvedimenti che nel tentativo di razionalizzare la macchina universitaria, rendendola efficace ed efficiente, rischiano – secondo il parere di acuti osservatori – di minimizzare in merito a pregi e specificità di ogni singola facoltà.

Sul sito internet del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è scaricabile un documento dal titolo “Linee guida del Governo per l’Università”.
In esso si legge: “La gestione responsabile e la sostenibilità economica sono condizioni essenziali dell’autonomia di cui le università giustamente godono. Bisogna prima di tutto spendere bene le risorse disponibili e per questo dobbiamo promuovere insieme una collaborazione virtuosa tra Ministero ed atenei, fondata su una limpida distinzione di compiti”.
Distinzione dunque, ma sino ad un certo punto.

Nella fattispecie, le università non saranno più articolate in Facoltà (preposte alla didattica) e Dipartimenti (impegnati nella Ricerca). Nel futuro, esisteranno solo i Dipartimenti, accorpati in Scuole. Al Senato Accademico degli atenei spetta un compito arduo: decidere gli accorpamenti.

Secondo la legge, l’iter deve essere portato a conclusione entro novembre 2011.
Per quanto riguarda la Sicilia, l’Università di Catania ha attive 12 Facoltà (considerati anche i corsi delle sedi distaccate, ovvero Architettura a Siracusa e Lingue e Letterature Straniere a Ragusa), stesso numero per quella di Palermo, mentre l’ateneo messinese ha 10 facoltà.

I dati forniti dall’ultimo Rapporto Annuale sullo Stato delle Università, elaborato dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario parlano chiaro: in Italia un laureato su quattro (24,3%, in diminuzione rispetto al 2008) consegue la laurea di I livello nei tempi previsti.Altri due laureati su quattro con 1 o 2 anni di ritardo. Inoltre, sono aumentati i tempi per conseguire la laurea triennale 4,85 anni in media; è più del 50% della durata canonica e si allontana quindi l’obiettivo di ridurre la durata del tempo di conseguimento della laurea.

Dopo l’istituzione dei Corsi di Laurea di Primo Livello, un euforia generale aveva pervaso il mondo dell’istruzione. La laurea sembrava quasi a portata di mano, un orizzonte raggiungibile più facilmente rispetto al passato.
Ma a seguito dell’approvazione della Legge Gelmini, gli studenti sono scesi in piazza a protestare. Tutto è sembrato, a dire il vero, più confuso e complicato. Al momento si attende di capire, almeno in Sicilia, ruoli e funzioni di queste Scuole che nasceranno dagli accorpamenti.

In generale, la situazione migliorerà o tutto il contrario?
A Palermo, con ogni probabilità Farmacia e Scienze motorie saranno accorpate con Medicina, Scienze Politiche con Economia e Architettura con Ingegneria. Una situazione che ha già, nel luglio scorso suscitato le vivaci proteste soprattutto della Facoltà di Architettura.

In attesa di sapere quali saranno gli accorpamenti definitivi, gli studenti sono tornati su libri ed esami universitari. Speriamo che prima di tutto, vengano tenute in considerazione le loro esigenze.

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Nuova strategia per la riforma dell’istruzione superiore

Nell’ambito della strategia europea per la crescita e l’occupazione, la Commissione ha presentato ieri una strategia di riforma finalizzata a incentivare il numero di laureati, a migliorare la qualità dell’insegnamento e a massimizzare il contributo dell’istruzione superiore per far sì che l’UE emerga più forte dalla crisi. La strategia identifica le aree prioritarie in cui i paesi dell’UE devono attivarsi maggiormente per raggiungere gli obiettivi condivisi in materia di istruzione e definisce le modalità in base alle quali l’Unione può sostenere le loro politiche di modernizzazione. Le iniziative a livello di UE comprenderanno una classifica multidimensionale delle università atta a informare gli studenti sui corsi a loro più adatti e il sistema di prestiti garantiti “Erasmus for Masters” destinato a coloro che seguono l’intero corso di laurea all’estero. L’Unione europea conta circa 4 000 università e altri istituti di istruzione superiore e oltre 19 milioni di studenti. Negli ultimi anni il numero degli studenti e degli istituti di istruzione superiore e la varietà di questi ultimi hanno conosciuto un notevole aumento. Spesso tuttavia i finanziamenti, le strutture di gestione e i programmi non hanno potuto fare altrettanto. L’istruzione superiore non riesce a fornire all’Europa un numero sufficiente di persone con le giuste competenze per la creazione di posti di lavoro e la crescita. A livello internazionale molti concorrenti dell’Europa, in particolare le economie emergenti, aumentano rapidamente gli investimenti nell’istruzione superiore.

Fonte: Eurodesk
 

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Università: Dal Nord al Sud, quanto costerà l’immatricolazione o l’iscrizione?

Indagine dell’Osservatorio prezzi Codici Dal Nord al Sud, quanto costerà l'immatricolazione o l'iscrizione?

Università che vai tasse d’iscrizione che trovi.

Queste ultime non son belle da vedere, e qualora non siate affetti da particolari turbe psichiche, non vi consiglio di scattare una foto assieme a loro (semmai fatevene una copia) ma costituiscono il passepartout per milioni di matricole e il salvagente di migliaia di studenti universitari.

Sono giorni caldi per gli studenti e le loro famiglie che devono eseguire l’immatricolazione o l’iscrizione all’università. Si va da una segreteria all’altra per venire a conoscenza di tutta la documentazione occorrente ai fini di tali prassi.

Sicuramente un ruolo fondamentale avrà la certificazione ISEE/ISEEU: tramite la valutazione economica a seconda dell’ammontare del reddito, del patrimonio e dell’ampiezza del nucleo familiare, gli studenti potranno conoscere gli importi delle tasse che andranno a pagare. Poter studiare all’università è una spesa che non tutti posso affrontare: oltre le tasse ci sono i costi dei testi, del materiale didattico e per i fuori sede anche affitto e bollette. L’Osservatorio prezzi Codici ha svolto un’ indagine sui costi delle più conosciute università italiane dislocate sul territorio nazionale.

Dal Nord al Sud, quanto costerà l’immatricolazione o l’iscrizione? Partiamo dalle città settentrionali con Torino: la prima rata ha un importo fisso di 313 € a cui vanno aggiunti l’ imposta di bollo sull’iscrizione, secondo la normativa vigente al momento, di € 14,62; il contributo per iniziative sportive di € 12,00; la tassa regionale per il Diritto allo Studio € 125,00; la tassa per diritti SIAE € 3,00 ed in caso di immatricolazione anche la tassa aggiuntiva da versare all’Amministrazione Centrale contestualmente al pagamento della prima rata di € 103 per il primo anno dei corsi diLaurea Triennali. Il totale? Da 467,62 € a 570,62 in caso di immatricolazione.

L’importo della seconda rata dipenderà dalla certificazione del reddito : si va dal minimo do 0 € ai 1813 € per redditi oltre 85.001 l’anno. Anche a Milano, le tasse universitarie si pagano in due rate: la prima al momento dell’immatricolazione o dell’iscrizione, la seconda entro maggio 2012.

L’importo della prima rata è uguale per tutti i corsi ed è di 635 € costituita da:

· tassa di iscrizione: € 190,00

· acconto contributi universitari: € 270,00

rimborso spese: € 75,00

· tassa regionale per il diritto allo studio universitario: € 100,00

L’importo della seconda rata, qui, oltre che a dipendere dalla condizione economica della famiglia dello studente, varia in base all’Area di contribuzione a cui appartiene il corso di studio : per intenderci, uno studente di Economia pagherà di meno di uno studente di Medicina e Chirurgia a parità di reddito. Anche a Bologna, gli importi variano da corso a corso : si va da un minimo di 1356 € ad un massimo di circa 1600 €. L’importo viene suddiviso in tre rate: la prima è fissa per tutti ed è di 600 €. Le altre due variano a seconda della fascia reddituale e quindi sono previste riduzioni che vanno dal 50% al 10%. Per chi versa l’intero importo sottoforma di monorata all’inizio dell’anno, è previsto uno sconto di 100 € sul contributo.

Arriviamo in Toscana e precisamente a Pisa e a Firenze. A Pisa, le tasse sono suddivise in 4 rate: la prima ha un importo di 362 € costituito da tassa d’iscrizione, € 98,00 di tassa regionale, € 6,00 di tassa per il cofinanziamento dell’attività sportiva (CUS). La altre rate hanno un importo di 614 € l’una, quindi, per l’anno accademico 2011/2012 la somma massima che si verrebbe a pagare è fissata per € 2,100 oltre i costi di tassa regionale e tassa CUS , su menzionati. In base al merito ed al reddito, sono possibili riduzioni, che in base all’ ISEE/ISEEU può arrivare a – € 1842.

Firenze, la tassa d’iscrizione è per tutti 190 € a cui si aggiunge la tassa regionale di 98 € e i 14,62 € per l’imposta di bolla. A fare la differenza sono gli importi dei contributi, che variano a seconda del reddito e così si pagherà un totale che andrà da un minimo di 320,62 € ai 2020,62 € per i redditi molto alti. Giungiamo a Perugia! La prima rata è fissa per tutti a circa 400 € e nel dettaglio è formata da 230 € per la tassa d’iscrizione. 14,62 € per l’imposta di bollo, 77,47 € per la tassa regionale, 50 € per l’indennità spese, 10 € per spesa CLA, 57, 28 per l’acconto contributi universitari. Gli importi della seconda e terza rata dipendendo dalla condizione reddituale familiare, fino ad un massimo di 1700 € circa. Eccoci nella capitale, Roma.

Qui, le università monitorate sono La SapienzaTor Vergata e Roma 3. Nella prima, non c’è una tassa d’iscrizione fissa ma varia a seconda dei corsi di studio che sono divisi in tre gruppi distinti e del reddito. Ad esempio, uno studente che vuole iscriversi ad un corso appartenete al primo gruppo e con la minima fascia di reddito pagherebbe 360 € contro i 381 € dello studente iscritto ad un corso del terzo gruppo e a parità di reddito. Agli importi delle tasse d’iscrizione, si aggiungono 118 € per la tassa regionale. Dichiarando la propria situazione economica familiare, contestualmente al pagamento della prima rata, è possibile ottenere una riduzione delle tasse applicabile sulla II rata. L’università Tor Vergata prevede un importo fisso di 433 € per la prima rata costituita da:

· Tassa di iscrizione fissata € 189,72

· Tassa regionale € 118,00

· Imposta di bollo da versare allo Stato € 14,62

· Contributo minimo d’Ateneo € 110,66

Contestualmente al bollettino della prima rata il sistema calcola l’importo dell’anticipo della seconda rata. Questo ultimo importo è determinato sulla base della tipologia del corso di studio dei dati reddituali. Stessi importi per la tassa d’iscrizione, tassa regionale e imposta di bollo sono quelli previsti dall’università Roma 3. I contributi universitari variano a seconda della fascia reddituale a cui si appartiene, si va da un minimo di 205,15 € ad un massimo di circa 1400 €. Ci spostiamo verso il Sud.

L’università di Napoli prevede la tassa d’iscrizione fissa di 189,72 € ma a fare la differenza sono i contributi universitari. Essi variano a seconda del reddito o se si tratta di facoltà umanistiche o scientifiche. Ad esempio uno studente di facoltà umanistica con reddito fino a 8071,00, pagherà in totale circa 334 € mentre ,a parità di reddito, lo studente di facoltà scientifica pagherà circa 401 €. Inoltre dovrà essere versato l’importo di 62.00 € relativo alla Tassa Regionale per il diritto allo studio. A Bari , a partire da quest’’anno accademico, l’importo della prima rata viene calcolato sulla sola base della dichiarazione I.S.E.E.U.

La presentazione del modello I.S.E.E.U. avviene esclusivamente per via telematica attraverso i CAFconvenzionati con l’Università di Bari. Si parte da circa 250 € mentre in assenza della certificazioneISEEU lo studente dovrà pagare l’importo massimo di contributi . A ciò si aggiunge la tassa regionale di 77,47 € l’imposta di bollo di 14,62 €. Nel Salento, a Lecce, la prima rata fissa per tutti è costituita dalla tassa universitaria € 189,72, dall’imposta di bollo pari a € 14,62 e dalla tassa regionale per il diritto allo studio di € 77,47 Inoltre nella prima rata sarà compresa anche una quota fissa di contribuzione (contributo di funzionamento) dell’importo di € 30,00.

Agli studenti che si immatricolano ad un corso di studio di durata triennale dell’Università del Salentoviene applicata, altresì, una quota fissa di € 30,00 che verrà restituita al momento della conclusione del percorso formativo. La seconda e terza rata prevede il versamento dei contributi universitari che a seconda di requisiti di merito e delle condizioni economiche va da un minimo di 600 € ad un massimo di 1000 €. Arriviamo in Sicilia e precisamente a Palermo. Qui, la quota fissa è di 364,96 € ed è cosituita da tassa d’iscrizione di € 199,72, imposta di bollo € 29,24, tassa regionale € 85 e ilDiritto fisso comprensivo del contributo per assicurazione e per diritti di autore di 51 €.

I contributi universitari varia ,anche qui, a seconda del reddito e del tipo di facoltà con una spesa minore per quelle di tipo umanistico rispetto a quelle scientifiche. A Cagliari, l’ammontare minimo della contribuzione nell’anno accademico 2011/2012 è di € 190,54 mentre quello massimo è di € 2.614,19. L’importo delle tasse varia a seconda della fascia di reddito alle quali si aggiungono: · Imposta di bollo di € 14,62; · Tassa regionale per il diritto allo studio universitario di € 62,00; · Contributo per la mobilità internazionale di € 5,78, a favore dei programmi di studio all’estero (Erasmus, Socrates, etc.); · Contributo S.I.A.E. di € 2,15; · Contributo di facoltà, l’importo varia in funzione della Facoltà di iscrizione tra un minimo ed un massimo e del reddito equivalente compreso tra i € 41,83 e i € 146,39 .

La situazione delle università italiane è quindi variegata: diversi gli importi per le tasse d’iscrizione e così come quelle delle tasse regionale per il diritto allo studio; in quest’ultimo caso le più care sonoRoma e Milano con rispettivamente 118 € e 100 €. Senza tener conto dei costi di libri ed eventuali affitti, le famiglie italiane di medio reddito spenderanno dai 500 a 700 e di tasse annuali. Codici invita gli studenti e le famiglie a due particolari accorgimenti: rispettare le scadenze in quanto sono previste more per ritardo pagamento da un minimo di 50 € ad un massimo di 100 € e soprattutto comunicare la dichiarazione ISEE/ISEEU in quanto da esse dipende , in maniera, sostanziale, la somma pagata: sarebbe un peccato doversi trovare a pagare cifre esorbitanti per le tasse universitarie!

Questo Stato non merita altri regali. Le famiglie italiane ulteriori preoccupazioni.

Servirebbe maggior spirito democratico invece e una buona dose di realismo magari.

Ma quello abita ormai solo nei discorsi di Pericle e nei romanzi di Giovanni Verga.

Purtroppo.

Gaetano Santandrea 

Fonte: /www.controcampus.it/

 

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Caccia a zaini e diari – Corredo scolastico: centri commerciali presi d’assalto per le offerte

Circa 105 euro: è la spesa media che le famiglie dovranno sostenere per il corredo scolastico dei propri figli. La stima è dell’associazione Codici che sottolinea come, a ridosso dell’apertura del nuovo anno scolastico, i centri commerciali siano presi d’assalto per l’acquisto di tutto il materiale scolastico occorrente. Negli ultimi giorni, i centri commerciali propongono differenti offerte ed è per questo che – spiega Codici in una nota – sono presi d’assalto. Carrelli strapieni soprattutto per chi seguirà le scuole elementari e medie, che richiedono più materiale.

L’Osservatorio prezzi Codici ha monitorato i costi di tutto l’occorrente, dagli zaini alle penne, dai quaderni ai colori. Per uno zaino si può spendere dunque da circa 35 euro e il prezzo sale se è griffato o se riproduce personaggi dei cartoni animati. In coordinato non può mancare l’astuccio e il diario: per il primo si spende a partire dai 12,90 euro mentre per il secondo da 10,90 a seconda delle dimensioni.

Quanto ai quaderni, i costi partono da circa 1,50 al pezzo, ma ovviamente si trovano a circa 2 euro confezioni di quaderni economici. All’inizio dell’anno è usuale, inoltre, fare le scorte del materiale che durante l’anno può servire. Un multi pack di colla può costare circa 3,50 euro, una confezione di penne parte dai 2,99, una di gomme da cancellare da 1,50. Abbastanza costosi i coloratissimi evidenziatori a partire dai 3,50 euro, i colori a pastello da 4,50 e i pennarelli da 3. Per le confezioni di matite si spende circa 2,50 euro mentre per i correttori si paga da 1,50 ai 3,29 a seconda del tipo.

Per le materie tecniche e artistiche non possono mancare gli album da disegno, squadrette e compasso. Per una confezione di album si spende dai 3,50 euro, per le squadrette circa 2 mentre per i compassi le cifre vanno dai 5 agli 8 euro. Da 3 euro circa il costo delle cartelline a 3 lembi o ad anelli, molto spesso richieste dagli insegnanti.

La spesa, poi, aumenta notevolmente quando si acquista, per chi non li possedesse, i dizionari di lingua italiana o delle differenti lingue straniere: la spesa parte dai 65 euro circa se sono in promozione. In media – conclude Codici – una famiglia per l’acquisto di zaino, diario, astuccio, penne, matite, squadrette, compasso, gomme da cancellare, correttori, vari tipi di colori, evidenziatori, cartelline varie, confezioni di quaderni, un paio di quaderni di personaggio o firme spende quindi 105 euro circa, spesa che ovviamente aumenta notevolmente con l’acquisto dei dizionari.

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QUALI SARANNO LE PROFESSIONI PIÙ PAGATE DEL FUTURO?

infermieri

Ragazzi siete alla ricerca del lavoro della vostra vita? State meditando riguardo alla specializzazione universitaria su cui orientarvi? Allora forse è il caso d’informarsi bene su quali saranno gli ambiti professionali con una più alta richiesta di risorse umane.

Il magazine economico americano 24/7 Wall St. ha stilato la classifica delle dieci professioni più pagate e più ricercate del futuro. Nonostante lo studio si riferisca agli Usa, è più che ovvio che gli stessi dati saranno validi anche per l’Europa poiché l’intento è fornire una riflessione sui bisogni crescenti e sui cambiamenti in corso nel mondo del lavoro.

Naturalmente la ricerca è stata fatta tenendo conto del ricambio generazionale e dei continui e importanti sviluppi economici, tecnologici e sociali.
Inoltre si sono presi in considerazione alcuni parametri fondamentali come ad esempio l’invecchiamento
del Paese, supponendo che con una nazione anziana ci sarà sempre più bisogno di figure professionali legate
all’ambito medico sanitario, oppure della quantità crescente di dati a disposizione delle imprese, che porterà a un costante aumento delle professioni legate al mondo del business.
Ma quali sono queste dieci figure professionali più pagate nel prossimo futuro?
Sul podio troviamo gli Infermieri (incremento del 22%), i Commercialisti e revisori dei conti (incremento del 21%) e gli Analisti di gestione (incremento del 23%). A seguire gli Sviluppatori di applicazioni per computer (incremento del 24%), i Medici chirurghi (incremento del 21%), gli Analisti di sistemi informatici (incremento del 20%) e i Ricercatori di marketing (incremento del 28%). A occupare gli ultimi tre posti
abbiamo gli Ingegneri civili (incremento del 24%), gli Igienisti dentali (incremento del 36%) e i Promotori
finanziari (incremento del 30%).
Quindi ragazzi per chi deve scegliere oggi che studi intraprendere, meglio non sottovalutare queste ricerche. Quest’ultime permettono di valutare quali sono gli ambiti lavorativi più vivaci e sempre più in via di
sviluppo e che magari tra circa 10 anni garantiranno entrate in aumento e un posto di lavoro quasi assicurato

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Furto di identità

Furto d’identità: ne è vittima quasi una persona su quattro. E’ un fenomeno in costante crescita anche perchè le informazioni per la sua prevenzione sono approssimative ed insufficienti. Ma cos’è il furto di identità?

Si ha un furto di identità ogni qualvolta un’informazione individuale, relativa ad una persona fisica o ad un’azienda è ottenuta in modo fraudolento da un criminale con l’intento di assumerne l’identità per compiere atti illeciti. Tali comportamenti sono da annoverare giuridicamente sotto il nome di “frode”. La frode di identità comprende reati quali l’apertura di conti correnti bancari, la richiesta di una nuova carta di credito o l’utilizzo dei dettagli personali della vittima nell’acquisto di beni, servizi o altri vantaggi finanziari.

Le modalità con cui possono essere rubati i dati sono le più diverse: dal semplice furto della borsa e del portafoglio dove sono contenuti documenti di identità e bancomat, al cosiddetto “bin raiding”, cioè estratti conto, bollette, vecchi contratti  buttati nel cestino della spazzatura e recuperati da chi intende attuare una frode.

Si può attuare anche con l’uso delle nuove tecnologie; c’è, infatti, lo skimming: per reperire i dati necessari ad utilizzare una carta senza rubare interamente l’identità della vittima è sufficiente clonare una carta di credito durante l’uso in un esercizio commerciale attraverso un’apparecchiatura elettronica.

C’è, ancora, il phishing, ovvero il furto via posta elettronica: il malvivente invia un’e-mail dichiarando di essere un incaricato di una banca o di una compagnia di carte di credito o di appartenere ad altre organizzazioni con cui si possono avere rapporti inducendo a fornire informazioni personali con le più svariate motivazioni (per riscuotere premi in denaro, beni tecnologici, ripristinare password scadute, etc.). Generalmente l’e-mail chiede di utilizzare un link per accedere ai dettagli del conto della vittima presso il sito della compagnia, adducendo motivazioni di sicurezza, link che in realtà conduce in un sito web solo all’apparenza originale.

Ci sono poi le informazioni richieste su internet e i dati personali che circolano su blog e social network.

Per la propria tutela, le vittime che possono in ogni momento rivolgersi alle Forze dell’Ordine (Guardia di Finanza e Polizia Postale) ed alle Associazioni dei Consumatori.

Cosa fare, allora, quando si scopre di essere una vittima di un furto di identità?

  • Se avete il sospetto che la vostra posta sia stata rubata o che sia stata inoltrata una richiesta di variazione di indirizzo a vostro nome, contattate subito le Poste Italiane;
  • Immediatamente dopo aver subito un furto o uno scippo, denunciate l’accaduto al Pronto Intervento (112 per i Carabinieri, 113 per la Polizia di Stato). Recatevi poi negli uffici dell’Autorità di Polizia Giudiziaria e presentate la denuncia, fornendo gli estremi dei documenti che vi sono stati sottratti;
  • Se sospettate che qualcuno abbia usato il vostro nome o altre informazioni per fare un acquisto o per richiedere un prestito, contattate subito la vostra banca per segnalare l’accaduto e per valutare se sia necessario bloccare le carte di credito;
  • Contattate il creditore, la banca, la compagnia telefonica e l’azienda di servizi pubblici e congelate immediatamente i relativi conti;
  • Dato che recuperare la propria identità rubata può essere un processo lungo e complicato, è importante prendere nota di tutte le comunicazioni e tenerne una copia. Se pensate che il vostro caso può condurre ad un processo civile, annotate anche quanto tempo utilizzate per risolvere il problema;
  • Rivolgetevi alle associazioni difesa consumatori per ottenere consigli e consulenza su come agire per risolvere il problema, per verificare la propria situazione ed eventualmente per riconfermare la propria affidabilità creditizia. Le associazioni dei consumatori potranno fornire informazioni, suggerimenti e offrire tutela legale.
 

Rottamare il pc

Garante per la protezione dei dati personali

Il Garante della Privacy ha emanato una serie di indicazioni per evitare che, al momento di dismettere apparecchiature elettriche ed elettroniche (anzitutto pc, ma anche cd rom o dvd), rimangano in memoria nomi, indirizzi mail, rubriche telefoniche, foto, filmati, numero di conto bancario, dati personali in generale, anche di tipo sensibile come quelli sanitari, riferiti non solo all’utilizzatore, ma anche a terzi.

Chi vuole dismettere il proprio “usato” o consegnarlo ai punti di raccolta per lo smaltimento dovrà preoccuparsi di cancellare in maniera definitiva – anche con l’aiuto degli stessi rivenditori o, se proprio necessario, di tecnici specializzati – i dati personali memorizzati. Questo innanzitutto allo scopo di non esporsi e non esporre altri a rischi anche gravi, come ad esempio la manipolazione di dati ed il furto di identità.

Ecco, quindi, le misure suggerite dal Garante per una “rottamazione” sicura di pc e dispositivi elettronici che hanno l’obiettivo di richiamare tutti gli utilizzatori sulla necessità di assicurare una reale ed effettiva cancellazione dei dati o venga garantita la loro non intelligibilità. Le misure possono essere adottate sia nel momento preliminare della memorizzazione dei dati sia in quello successivo della loro distruzione.

  • Misure tecniche preventive

E’ bene proteggere i file usando una password di cifratura, oppure memorizzare i dati su hard disk o su altri supporti magnetici usando sistemi di cifratura automatica al momento della scrittura.

  • Misure tecniche di cancellazione sicure

La cancellazione sicura delle informazioni su disco fisso o su altri supporti magnetici si può ottenere con programmi informatici di “riscrittura” che provvedono – una volta che l’utente abbia eliminato dei file dall’unità disco con i normali strumenti previsti dai sistemi operativi (ad es., con l’uso del “cestino” o con comandi di cancellazione) – a scrivere ripetutamente nelle aree vuote del disco. Si possono anche utilizzare sistemi di formattazione a basso livello degli hard disk o di “demagnetizzazione”, in grado di garantire la cancellazione rapida delle informazioni.

  • Smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici

Per la distruzione degli hard disk e di supporti magnetici non riscrivibili, come cd rom e dvd, è consigliabile l’utilizzo di sistemi di punzonatura o deformazione meccanica o di demagnetizzazione ad alta intensità o di vera e propria distruzione fisica.

Per saperne di più su tali misure da adottare, consultare la pagina web dedicata sul sito del Garante della Privacy, cliccando qui

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Rapporto UNICEF “Boys and Girls in the Life Cycle”

Boys and girls in the life cycle

Questo rapporto è la raccolta più completa di dati e statistiche disaggregate per genere sui bambini e i giovani in via di sviluppo e mostra che le disparità di genere nell’accesso all’istruzione, alla salute e alla protezione appaiono sempre più evidenti durante l’adolescenza. Le giovani donne hanno meno probabilità di essere alfabetizzate dei ragazzi. I ragazzi sono maggiormente informati sull’HIV/AIDS e le giovani donne dell’Africa sub-sahariana hanno da due a quattro volte più probabilità di essere contagiate dall’HIV/AIDS rispetto ai ragazzi. L’eliminazione dei divari di genere in tutte le fasi dell’infanzia e la discriminazione di genere è fondamentale per un progresso inclusivo e sostenibile per i paesi di tutto il mondo.

allegati scaricabili del documentoScarica: Boys and Girls in the Life Cycle (pdf, 4250 kb)


 

Strumentalizzazione dei bisogni. La truffa delle false Onlus

di Melania Tanteri e Patrizia Penna
Peruca, portavoce regionale del Forum del Terzo Settore: “Necessario riordinare la normativa”. Dietro la raccolta indumenti usati molto spesso si nascondono brutte sorprese

CATANIA –

 Poche parole. Chiare ma concise: “Abbiamo bisogno di vestiti, scarpe, borse, coperte, lenzuola, tende, tovaglie, tele da bagno, giocattoli, peluche”. Recitano tutti più o meno così quei pezzetti di carta appiccicati in maniera approssimativa sul portone di casa che chiunque di noi si sarà ritrovato a leggere distrattamente almeno una volta nella vita rientrando la sera.
Stiamo parlando della raccolta indumenti usati organizzata da fantomatiche associazioni di volontariato che, lungi dal fornire dettagli sulla legittimità e sulla veridicità del loro operato, dispensano invece informazioni ed elenchi dettagliati su ciò che chiedono: scarpe, vestiti, coperte, lenzuola, borse. Roba usata, insomma. “Che serviranno a persone bisognose. Vi ringraziamo a nome di tutti coloro che hanno bisogno”.
Non c’è dubbio che l’interesse (solidale?) è forte, tant’è che, leggiamo “Passeremo alle ore 8.30, anche in caso di pioggia. Lasciare il sacco al di fuori del portone principale. Grazie e arrivederci”.
Una capacità di sintesi eccezionale: non ci sono nomi di responsabili, non ci sono numeri di telefono e non ci sono riferimenti circa la presenza delle stesse nel Registro regionale del volontariato. A pensar male si fa peccato, ma si azzecca quasi sempre. Fatto sta che non c’è da meravigliarsi se poi nella quasi totalità dei casi, oggetti che eravamo certi di aver donato ai “bisognosi” ci capita di rivederli in vendita sulle bancarelle di un qualche mercatino settimanale della nostra città.
Un problema, quello delle “false Onlus”, di cui le amministrazioni comunali non sono tenute a occuparsi, dal momento che si opera su base volontaria, e che dunque non prevede alcun organo di monitoraggio del settore. “Il Comune non prevede il servizio di controllo delle Onlus – ha spiegato l’assessore comunale alle Politiche sociali, Carlo Pennisi. Come Comune – ha aggiunto – noi ci rivolgiamo alle associazioni che conosciamo bene e, se abbiamo dubbi, ci rivolgiamo al CSV etneo, il Centro Servizi per il Volontariato, che ci fornisce tutte le informazioni”.
Il fenomeno, in ogni caso, ha una sua gravità che forse ad oggi si tende a sottovalutare ma mettendo da parte l’aspetto materiale (il valore economico degli indumenti e degli oggetti usati è ben poca cosa); mettendo in subordine le implicazioni legali, ciò che rende insopportabile questa truffa subdola ai danni dei cittadini è il fatto che fare leva sulla buona fede della gente e sulle persone bisognose ha in sé una meschinità inaccettabile.
Abbiamo interpellato in proposito il portavoce regionale del Forum del Terzo settore (che rappresenta oltre 80 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello – per un totale di oltre 94.000 sedi territoriali – che operano negli ambiti del Volontariato, dell’Associazionismo, della Cooperazione Sociale, della Solidarietà Internazionale, della Finanza Etica, del Commercio Equo e Solidale del nostro Paese, con l’obiettivo di valorizzare le attività e le esperienze che le cittadine e i cittadini autonomamente organizzati attuano sul territorio per migliorare la qualità della vita, delle comunità,attraverso percorsi, anche innovativi, basati su equità, giustizia sociale, sussidiarietà e sviluppo sostenibile), Angela Maria Peruca, per sapere quale la situazione in Sicilia in merito alla problematica “false Onlus”, e per conoscere se e quante segnalazioni arrivano da parte dei cittadini e, soprattutto, se le istituzioni preposte in qualche modo hanno preso atto di questo fenomeno e se hanno promosso, in collaborazione con il volontariato siciliano, iniziative per monitorarlo.
“In un momento come questo, in cui l’intero sistema del Welfare è piegato dalla crisi – ha spiegato la Peruca – è chiaro che chi lavora nel settore e lo fa secondo le regole, diventa sempre più punto di riferimento per la società. Purtoppo – ha continuato – c’è sempre chi strumentalizza i bisogni della gente, anche in questi momenti particolarmente delicati”.
Secondo la Peruca, bisognerebbe procedere, innanzitutto, a migliorare la legislazione in materia, in modo da permettere al volontariato che agisce secondo i canoni e a tutti quei soggetti che lavorano secondo le regole, possano essere realmente utile alla comunità.
“È necessario riordinare la normativa che disciplina il settore – ha proseguito – in modo da dare alla popolazione punti di riferimento reali sul territorio. Ci vuole un censimento per identificare le Onlus in regola, di cui si conosconono finalità e operato – ha aggiunto – anche perché, nei momenti di difficoltà, non si può pensare che sia il cittadino a indagare sulle varie strutture. Le strumentalizzazioni ci sono e continueranno a esserci, e l’unico modo attraverso il quale contrastare questo fenomeno è strutturarsi al meglio e in modo trasparente”.
Non c’è un vero e proprio allarme, dunque, per la portavoce del Forum del Terzo settore in Sicilia, quanto piuttosto un allarme sociale relativamente alla volontà politica nei confronti del volontariato, “penalizzato non solo a livello economico – ha concluso la Peruca. A mancare è la volontà”.
 

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NB: le immagini sono di provenienza web casuale e non sono citate per la loro poco serietà, ma solo come immagine di riferimento del fenomeno.

 

Scuola, l’Ocse boccia l’Italia: sempre meno diplomati e laureati

Disagi e proteste hanno dato il via al nuovo anno scolastico. Studenti e professori si sono subito fatti sentire contro i tagli applicati dal governo.
Disagi e proteste hanno dato il via al nuovo anno scolastico. Studenti e professori si sono subito fatti sentire contro i tagli applicati dal governo a suon di sit-in e flash mob, concentrati soprattutto nella Capitale, anche in vista del primo appuntamento di piazza previsto per il 7 ottobre. Le classi, invece, hanno accolto gli alunni fra i disagi: ci sono aule sovraffollate (le prime da 32 alunni del liceo Talete di Roma), le sedie che mancano, gli intonaci che vengono giù (a Pisa, alla primaria Novelli, i bambini sono stati costretti a disertare per motivi di sicurezza), i bagni utilizzabili solo in certe fasce orarie perché mancano i bidelli (succede alla media Levi di Bari).E oggi l’Ocse sforna un’altra pagella fatta di luci e ombre sul nostro sistema scolastico che, scorrendo i dati, resta sostanzialmente immobile con i problemi di sempre: diplomati in calo, pochi laureati, programmi ingessati, docenti sottopagati, record di ore passate fra i banchi a cui non corrisponde una preparazione degli studenti, mancanza di un sistema di valutazione.Nel dettaglio, secondo il Rapporto diffuso l’altro ieri , in Italia si diploma l’81% dei giovani. Il dato è del 2009 e segna una flessione rispetto all’84% del 2008. La media Ocse è dell’82%. Fino al 2008 eravamo sopra la media. E restiamo sotto anche per quanto concerne i laureati: da noi sono il 33%, la media Ocse è del 38,6%. La laurea comunque continua a pagare in termini di occupazione. In Italia è poi record di ore passate fra i banchi. I nostri studenti fra i 7 e i 14 anni passano 8.316 ore fra i banchi mentre la media Ocse è di 6.732. I programmi sono rigidi e lasciano poco spazio alla flessibilità. Fra i 12 e i 14 anni, poi, i nostri studenti dedicano molto meno spazio allo studio delle scienze rispetto ai colleghi finlandesi, francesi, inglesi. C’è più attenzione alla lettura e alla comprensione del testo. Il che, però, non si traduce in un buon livello di preparazione dei nostri 15enni che, secondo l’Ocse, sono sotto la media.

Eppure spendiamo molto per ciascuno studente: fra la primaria e l’università circa 9.200 dollari all’anno, in linea con il dato complessivo Ocse. Le risorse sono distribuite soprattutto sul sistema primario, per gli universitari restano le briciole mentre negli altri paese è il contrario. Anche la quota di Pil spesa per l’Università è bassa: l’1% contro la media Ocse dell’1,5%. La porzione di Pil spesa per l’Educazione è in tutto del 4,8% comprese le scuole dalla primaria alla secondaria di II grado, la media Ocse è del 5,9%. La nostra spesa è stabile dal 1995.

Così come sembra ingessato il sistema in cui gli insegnanti continuano ad essere i meno pagati (ma fanno anche meno ore dei colleghi tedeschi o statunitensi) e ad arrivare al top del salario ad un passo dalla pensione. Infine pochi studenti stranieri scelgono le università italiane: solo l’1,8%. Il ministro Gelmini ieri ha augurato buon anno a tutti e ricordato che la scuola sta cercando di migliorare «con l’aumento del tempo pieno e quello degli insegnanti di sostegno». Ma la strada da fare resta lunga.

Fonte: Ocse
 

Lavorare nelle istituzioni europee

Lavorare nelle Istituzioni europee
Lavorare in Europa: un sogno o una possibilità di carriera concreta? Sono molte le opportunità di accedere a posizioni di lavoro nelle istituzioni europee, e non si limitano ai soli profili di laureati. C’è invece spazio anche per chi è in possesso di un diploma

Chi desidera intraprendere una carriera in una delle istituzioni dell’Unione Europea (http://ec.europa.eu/italia/) deve passare attraverso un apposito ufficio, l’Ufficio Europeo di Selezione del Personale EPSO (http://europa.eu/epso) creato nel 2002 ed entrato in funzione il 1° gennaio 2003. L’ufficio ha il compito di organizzare concorsi generali per la selezione di personale permanente, altamente qualificato, per tutte le istituzioni e tutti gli organi dell’Unione europea. EPSO si impegna a garantire che attraverso le procedure di selezione applicate sia selezionato, a partire da una piattaforma geografica più vasta possibile tra i cittadini di tutti gli Stati membri dell’Unione (o di un paese in via di adesione, nel caso dell’allargamento), il personale in possesso delle qualifiche migliori in termini di capacità, efficienza e integrità. La selezione si basa sul merito, che viene valutato nell’ambito di una competizione leale e aperta. Lavorare per l’Unione europea è un’esperienza unica, sia dal punto di vista del lavoro che sotto il profilo dell’ambiente multiculturale.

L’iter selettivo europeo

La selezione del personale avviene in base a concorsi generali, che vengono divulgati attraverso la pubblicazione su giornali degli Stati membri, su siti Internet, nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e anche sul sito web dell’Ufficio EPSO. Il bando di concorso è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea GUUE e stabilisce tutte le condizioni previste: il tipo di lavoro da svolgere, il numero di posti disponibili in base all’elenco degli idonei, le qualifiche e l’esperienza richieste e tutti gli eventuali altri criteri di selezione. I concorsi generali sono organizzati per sopperire al fabbisogno di personale delle istituzioni e, di conseguenza, non seguono uno scadenzario preciso. Di solito i candidati vengono preselezionati con una serie di prove, come i test a scelta multipla. Segue una prova scritta e l’ultima tappa del concorso è costituita dall’esame orale. La struttura di ciascun concorso e i vari tipi di prove da superare sono descritti dettagliatamente nel relativo bando di concorso. A volte, queste prove vengono sostenute, integralmente o in parte, nella seconda lingua del candidato.

Possibilità per laureati

Le opportunità offerte dall’Europa riguardano laureati, ricercatori, linguisti, non laureati. La maggior parte delle opportunità di lavoro per i laureati riguardano l’amministrazione e la gestione, e sono aperte ai laureati di numerose discipline. Si spazia dalla redazione della nuova normativa in campo ambientale alla partecipazione a negoziati con paesi terzi, alla gestione della politica agricola comune oppure alla partecipazione al processo legislativo dell’Unione. O ancora possibilità di impiego nel campo dell’interpretazione e applicazione del diritto europeo, fino alla verifica della gestione finanziaria delle istituzioni europee o la partecipazione a un determinato programma di ricerca scientifica.

Opportunità per i ricercatori

Per i ricercatori, vi sono opportunità in vari settori. La selezione del personale presso la Direzione generale della Ricerca della Commissione è in funzione di precise esigenze, connesse ai programmi scientifici e, in linea di massima, avviene attraverso concorsi generali. Per informazioni consultare le pagine dedicate all’assunzione di personale nel sito web della Direzione Generale Ricerca http://ec.europa.eu/dgs/research/.
Un servizio molto utile per la mobilità dei ricercatori è fornito inoltre da Cordis – Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo, che si trova al sito http://cordis.europa.eu.

Il paradiso degli interpreti

Per i linguisti, l’ambiente di lavoro multiculturale delle istituzioni dell’Unione Europea offre possibilità di carriera interessanti e varie nel campo dell’interpretazione e della traduzione. In generale, è richiesta la conoscenza di almeno due lingue comunitarie, oltre alla propria lingua materna, e i concorsi richiedono talvolta precise combinazioni linguistiche. Per maggiori informazioni visitare le pagine web della Direzione Generale della Traduzione http://ec.europa.eu/dgs/translation/ e della Direzione generale dell’Interpretazione (DG Interpretazione – l’ex SCIC), il servizio d’interpretazione e organizzazione di conferenze della Commissione Europea.

Porte aperte ai diplomati

I non laureati ma titolari di un diploma che attesti il completamento di un ciclo di istruzione secondaria o post-secondaria, per accedere a un impiego devono possedere un’esperienza professionale di almeno due-tre anni (che può comprendere una formazione specializzata) nel campo di competenza. I non laureati entrano come ‘assistenti’ (carriere AST) e si occupano principalmente dell’attuazione delle politiche e del conseguimento di risultati in tutti i settori di attività dell’Ue. Vi sono poi altri tipi di impiego, come i funzionari permanenti dell’Unione Europea che vengono selezionati attraverso concorsi generali. Le istituzioni europee si avvalgono, inoltre, dei servizi di un numero limitato di agenti temporanei e ausiliari. Per informazioni di carattere generale si possono consultare le pagine web dell’EPSO relative al personale e ai servizi responsabili dei concorsi presso le istituzioni dell’UE, nonché le pagine relative ai contratti a tempo determinato.
Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi a Info- Recruitment European Personnel Selection Office, C80 4/11B-1049 Brussels – Tel.: +32 (0)2.299.31.31 – Fax: +32 (0)2.295.74.88 – E-mail: inforecrutement@ec.europa.eu

I test interattivi e il dettaglio del processo di selezione si possono trovare a questo indirizzo web: http://europa.eu/epso/discover/.

Fonte: Bollettini del Lavoro
 

L’alfabeto della scuola il nuovo anno in lettere

Dalla A di affollamento delle classi alla Z di zaini (sempre più pesanti). Tutte le curiosità e le nuove tendenze della stagione che sta cominciando. Per non farsi trovare impreparati al ritorno in aula

L'alfabeto della scuola il nuovo anno in lettere

A  come Affollamento: il Codacons ha vinto la prima class action contro le classi-pollaio l’anno scorso, ma le proteste dei genitori continuano. In una scuola media di San Sisto, in provincia di Perugia, in aula c’erano 37 alunni. E i genitori hanno protestato.

B  come Burnout: aumenta di anno in anno la percentuale di docenti italiani che riconoscono come prevalente lo stress di origine professionale. Nell’ultimo studio condotto da Vittorio Lodolo d’Oria, “quasi tre quarti degli intervistati si riconoscono stressati” per via del lavoro a scuola. Si tratta della percentuale più alta tra i dipendenti pubblici.

C  come Concorso: dopo 7 anni riparte il concorso a preside. Gli insegnanti con 5 anni di ruolo che hanno presentato domanda per diventare dirigente scolastico sono più di 42 mila, che si contenderanno i 2.386 posti a disposizione.

D  come Dispersione scolastica: l’Italia è una delle nazioni europee con il più elevato tasso di dispersione scolastica d’Europa ed è sempre molto lontana dagli obiettivi Ue 2020. L’ultima rilevazione Istat (relativa al 2010) ci consegna un 18,8 per cento di ragazzi – di età compresa fra i 18 e i 24 anni – che hanno abbandonato prematuramente gli studi. In Francia sono il 12,3 per cento e in Finlandia il 9,9.

E  come Esami di stato con la terza prova Invalsi anche alle superiori. Potrebbe essere questa una delle novità per il prossimo anno scolastico. Il ministro Gelmini l’ha annunciata nei mesi scorsi, ma per attuarla occorre modificare la legge sugli esami di stato.

F  come Fondo d’istituto: il ministro Gelmini ha minacciato di tagliarlo alle scuole che sforano i tetti di spesa per i libri di testo. Ma da alcuni anni le somme che arrivano da Roma sono sempre più piccole.

 come Gelmini: è il ministro dell’Istruzione più giovane di tutti i tempi ma anche quello che ha permesso il taglio al personale della scuola più pesante di sempre: 133 mila posti in tre anni, che si conclude quest’anno.

H  come Handicap: la paura del taglio al sostegno è sempre dietro l’angolo. La manovra di luglio ha bloccato l’organico di sostegno e la riforma ormai sembra imminente. In futuro saranno gli insegnanti curricolari a possedere le competenze per insegnare agli alunni disabili.

I  come Immissioni in ruolo: 66 mila per l’anno scolastico al via e un piano per i prossimi due anni che prevede tante immissioni quanti posti rimarranno vacanti per effetto di pensionamenti e taglia agli organici. Dovrebbero essere 22 mila per i docenti e 7 mila per gli Ata nel 2012/2013.

J

K  come Kit scolastico: per combattere il caro-scuola, parecchi centri commerciali e comuni italiani propongono kit scolastici a prezzi economici con tutto quello che serve: dallo zaino alle matite.

L  come Libri di testo: secondo il Codacons, quest’ano, i prezzi delle dotazioni librarie per gli studenti delle superiori sono aumentati dell’8 per cento. A maggio di quest’anno, il ministero dell’Istruzione ha ritoccato i tetti di spesa, che spesso vengono superati.

M  come Meridionali: somari gli alunni e mezzi truffaldini i precari con i superpunteggi che soffiano i posti ai docenti padani. In pochi anni, per effetto della politica di secessione sociale della Lega, il solco tra Nord e Sud si è trasformato in un baratro che ha messo tutti contro tutti.

N  come Novità. Le ultime novità per la scuola derivano dalla manovra economica varata lo scorso mese di luglio: dimensionamento forzato per tutti i circoli didattici, le scuole medie e i presidi reggenti in ogni scuola con meno di 500 alunni, 300 nelle piccole isole e nelle scuole di montagna.

 come Otto miliardi di euro: ecco il prezzo che la scuola pubblica ha dovuto pagare finora al risanamento dei conti pubblici.

P  come Proteste: da tre anni, insegnanti, presidi, genitori e studenti non fanno che protestare contro i tagli del governo alla scuola. Anche quest’anno si preannuncia un autunno caldo, con supplenti disperati per la perdita del posto di lavoro e studenti in piazza il 6 settembre e il 7 ottobre.

   come Quadri orario: modificati nei licei, ma solo a partire dalla prima classe e con i nuovi programmi; nei tecnici e nei professionali le ore di lezione sono state tagliate anche nelle classi successive, ma senza variare i programmi. Ad essere penalizzate sono state le materie tecniche. Quello che sta per partire è il primo anno in cui gli studenti degli istituti tecnici e professionali si presenteranno alla maturità con meno ore di lezione sulle spalle ma con gli stessi argomenti da studiare di sempre.

R  come Ricorsi: mai come in questi ultimi anni il contenzioso scolastico è stato così caldo. Tutti ricorrono su tutto: assunzioni, classi sovraffollate, valutazioni dei docenti. La prossima ondata di ricorsi annunciata tenderà.

S  come Sviluppo: la scuola e in genere l’istruzione sono state messe al centro delle politiche di sviluppo in tutti gli Stati.

T  come Tempo scuola: la riforma Gelmini ha ridotto il tempo-scuola in tutti i gradi di istruzione. Il prossimo anno, alla primaria sarà ancora più difficile offrire agli alunni della classi a tempo normale 30 ore di lezione settimanale.

 come Università: sono sempre meno gli studenti delle superiori che si iscrivono all’università. Secondo il Cnvsu (comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario), nel 2009/2010 si è toccata la quota più bassa degli ultimi dieci anni: 65,7 per cento di maturi immatricolati all’università.

 come Valutazione: anche quest’anno, sui voti della maturità si è celebrata la consueta guerra dei voti. I tanti 100 e lode acciuffati dagli studenti meridionali ha fatto storcere il muso a più di un addetto ai lavori.

W  come Weekend: sono sempre di più le scuole che le scelgono per la settimana corta, con il sabato libero. La recente norma contenuta nella manovra di agosto toccherà le feste non religiose e le scuole potrebbero decidere di regolarsi di conseguenza.

X  come incognita: sono tantissime le incognite sulla tenuta della scuola pubblica dopo i molti interventi operati da questo governo.

Y

Z  come Zaini: quelli degli alunni italiani sono sempre più pesanti. Le associazioni di medici specialisti raccomandano un peso massimo pari al 10 per cento di quello corporeo.  Ma anche quest’anno quasi tutte le raccomandazioni cadranno nel dimenticatoio.

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Il Premio Web Italia incorona www.city-maps.it miglior sito nazionale di promozione turistica.

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 – Il Premio Web Italia incorona www.city-maps.it miglior sito nazionale di promozione turistica. La città di Catania entra così nell’olimpo della rete sbaragliando numerosi e autorevoli concorrenti e posizionandosi in vetta ai portali di informazione turistica.

Il riconoscimento è stato assegnato nel corso della due giorni a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno, alle ideatrici del portale, le catanesi Bice Guastella e Sarah Bersani, dell’agenzia di comunicazione Industria 01.

«City-maps ha il patrocinio della Provincia di Catania, orgogliosa di sostenere progetti che consentono di veicolare un’immagine positiva della nostra terra – ha dichiarato il presidente Giuseppe Castiglione – Il turismo è un settore chiave per l’economia della Provincia e per la sua crescita non bastano soltanto le nostre bellezze storico-artistiche e naturali, occorre soprattutto puntare sulla qualità dei servizi e dell’offerta. Internet in questo è diventato più importante di qualsiasi altro strumento tradizionale di promozione, consapevoli ormai che il passaparola corre in rete. Questo sito – ha concluso il presidente Castiglione – è anche un’ottima “agenda” per i cittadini catanesi che potranno essere informati sugli eventi, i concerti, le attività, gli itinerari che Catania e il suo territorio propongono».

Il sito consiste in una mappa virtuale, costantemente aggiornata e ricca di contenuti, per conoscere e vivere la provincia di Catania, ancora prima di visitarla, con possibilità di interazione con gli utenti che potranno personalizzare e pianificare il proprio viaggio, tenersi aggiornati sulle attività e sui luoghi da visitare durante il suo soggiorno e restare in contatto con il territorio anche successivamente.

«Un’immersione via etere di quella che è l’offerta turistica etnea, in attesa di viverla di persona – sostengono soddisfatte Bice Guastella e Sarah Bersani – È un orgoglio che il nostro prodotto, appena nato, abbia già ottenuto un simile riconoscimento. Web Italia è il premio che sottolinea il valore delle nuove professioni generate dallo sviluppo dell’Information Technology e lo sforzo e l’impegno di chi, in questo settore, si propone ogni giorno nuove sfide e nuovi confini».

I complimenti giungono anche da Nico Torrisi, presidente Federalberghi Sicilia: «Il turismo – osserva – rappresenta una delle voci più significative del Pil regionale ma la percentuale di occupazione delle camere è ancora molto bassa rispetto alle potenzialità della nostra isola e alla media nazionale. Per questo ritengo che uno strumento di promozione accattivante come City-maps, che offre proposte di viaggio “non convenzionali” e dialoga con i giovani attraverso social network, possa realmente contribuire ad attrarre un’ importante fetta di mercato. Federalberghi Sicilia – conclude Nico Torrisi – è lieta di lavorare fianco a fianco con operatori pubblici e privati che si impegnano quotidianamente per esportare le eccellenze della nostra terra oltre i confini isolani».

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Unict: sigarette elettroniche aiutano a ridurre la dipendenza tabagica

Unict: sigarette elettroniche aiutano a ridurre la dipendenza tabagica 

 Presentato in Turchia, al congresso internazionale per la ricerca sul tabagismo – SRNT

Le sigarette elettroniche aiutano a ridurre o eliminare l’uso delle sigarette nel 55% dei casi. Questo il risultato dello studio clinico condotto dall’Università di Catania, in pubblicazione sulla rivista scientifica BMC Public Health, e presentato in anteprima all’incontro internazionale della Società per la Ricerca su Nicotina e Tobacco (SRNT), tenutosi ad Antalya, Turchia dall’8 all’11 settembre scorsi.

«Il fumo di sigaretta è una dipendenza difficile da eliminare – afferma il prof. Riccardo Polosa , responsabile dello studio – sono quindi necessari nuovi metodi per combattere il tabagismo. Le sigarette elettroniche possono essere una alternative sicura alle sigarette tradizionali e simulando la gestualità tipica del fumatore, aiutano ad astenersi dal fumo di sigaretta».

Lo studio Lo studio “Effetti delle sigarette elettroniche per la riduzione e cessazione della dipendenza tabagica: studio pilota prospettico a 6 mesi” ha monitorato la variazione delle abitudini di 40 fumatori, che non volevano smettere. I partecipanti allo studio sono stati sottoposti a 5 visite in 24 settimane in cui sono stati valutati l’uso del prodotto, il numero di sigarette fumate, l’esalazioni di monossido di carbonio. Le sigarette elettroniche utilizzate per lo studio clinico sono CATEGORIA® E-Cigarette.

I risultati Il 32.5% dei partecipanti, alla 24esima settimana ha ridotto di almeno il 50% il numero di sigarette fumate al giorno, con una riduzione media da 25 a 6 sigarette tradizionali. Di questi, il 12.5% ha ridotto di almeno 80% l’uso delle sigarette tradizionali, con una diminuzione da 30 a 3 sigarette al giorno. Il 22,5% dei partecipanti, alla 24esima settimana, risultava aver completamente eliminato l’uso delle sigarette tradizionali. Combinando il dato di riduzione con quello di completa cessazione, si registra una diminuzione complessiva nell’uso di sigarette pari al 55%. La percezione e l’accettazione dei partecipanti delle sigarette elettroniche CATEGORIA® è stata positiva.

Cosa è una sigaretta elettronica Le sigarette elettroniche sono un dispositivo a batteria: attraverso la vaporizzazione il fumatore introduce nel corpo nicotina senza gli elementi nocivi contenuti nelle sigarette tradizionali come catrame, monossido di carbonio, particolati e migliaia di elementi chimici dovuti alla combustione che causano disturbi respiratori, infarto, cancro.

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Lavori del futuro: le 20 nuove professioni che nasceranno entro il 2030

Quali saranno i lavori del futuro? Quali nuove professioni vedranno la luce grazie al continuo progresso della scienza e della tecnologia? Quali occupazioni emergenti si affermeranno? Tentare di rispondere a domande del genere può essere utile per capire meglio l’evoluzione del mercato del lavoro e intercettare in anticipo le nuove opportunità.
Uno studio realizzato dall’istituto di ricerca FastFuture per conto del governo britannico ha individuato, attraverso le previsioni di illustri scienziati, le 20 nuove professioni che nasceranno o si svilupperanno entro il 2030. Naturalmente, non si può affermare con certezza che le cose andranno così ma le probabilità, assicurano gli esperti, sono molto alte. Un motivo in più per approfondire e, perché no, trovare ispirazione per le prossime scelte in ambito lavorativo.

Ecco la lista dei lavori del futuro.

  • Costruttore di parti del corpo
    I progressi della scienza renderanno possibile la creazione di parti del corpo. Così, nasceranno anche delle figure professionali che dovranno occuparsi di questo: i costruttori di parti del corpo. Accanto a questi novelli Frankestein, il business del futuro darà origine a due nuove ulteriori occupazioni. Dal momento che nasceranno anche i negozi e i centri di riparazione ci sarà bisogno di venditori specializzati e di riparatori di parti del corpo.
  • Nanomedico 
    Le nanotecnologie fanno passi da gigante e in futuro potranno dare vita a una serie di strumenti in “nanoscala” subatomica, inserti e processi in grado di rivoluzionare le cure mediche e l’assistenza sanitaria. Per somministrare questi nuovi trattamenti nasceranno nuovi specialisti della nanomedicina.
    “P
    harmer“, agricoltore/allevatore genetista
    Gli agricoltori del futuro potranno operare su colture e pascoli modificati geneticamente per migliorare i raccolti e produrre proteine a scopo terapeutico. Nello spettro delle possibilità ci sono i pomodori che contengono vaccini al loro interno e il latte di mucca, pecora e capra con proprietà curative.
  • Manager/consulenti della terza età
    Saranno gli specialisti che si occuperanno di aiutare la popolazione che invecchia a gestire le loro esigenze personali e di salute. Il loro compito sarà quello di mettere a punto soluzioni innovative in campo medico, farmaceutico, psichiatrico, protesico, e di trovare nuove proposte per l’alimentazione e per il fitness.
  • Chirurgo per l’aumento della memoria
    Ci potranno essere chirurghi in grado di aggiungere una capacità mnemonica supplementare a chi vuole aumentare la propria memoria. Un loro ulteriore compito sarà quello di aiutare le persone che potrebbero soffrire di disfunzioni sensoriali per il fatto di aver ricevuto nel corso della loro vita un sovraccarico informativo che porta all’incapacità di apprendere altre informazioni.
  • Etico della “nuova scienza” 
    E’ possibile che di fronte ai continui progressi della scienza in ambiti emergenti come la clonazione, la proteomica, le nanotecnologie sarà necessaria una nuova generazione di filosofi specialisti di etica. Questi pensatori dovranno essere in grado di comprendere a fondo le questioni scientifiche e di aiutare la società a fare scelte importanti e delicate in merito agli sviluppi da incoraggiare e quelli da ostacolare.
  • Pilotspaziale, guida turistica dello spazio, architetto per pianeti 
    Con l’avvento del turismo spaziale ci sarà bisogno di piloti specializzati nei viaggi spaziali, di guide turistiche “galattiche” e di architetti che progettino soluzioni abitative per lo spazio e per i pianeti. Al momento alla Sicsa (Università di Houston) già si stanno progettando avamposti lunari, case ecologiche per Marte e veicoli per l’esplorazione dello spazio.
  • Agricoltore verticale
    C’è un interesse sempre maggiore per l’idea delle fattorie urbane verticali, i luoghi in cui è possibile produrre cibi da coltivazioni idroponiche all’interno di edifici a più piani. Queste strutture danno la possibilità di aumentare in modo significativo i raccolti e di ridurre il degrado ambientale. Per gestire queste fattorie verticali ci sarà bisogno di agricoltori specializzati in possesso di competenze scientifiche, ingegneristiche e commerciali.
  • Specialista per la riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici 
    Dal momento che l’impatto negativo dei cambiamenti climatici continua a crescere, in un futuro neanche troppo lontano sarà necessario un nuovo tipo di ingegnere-scienziato capace di agire per ridurre o addirittura invertire gli effetti di questi mutamenti in zone e località particolari. Il loro compito sarà quello di applicare soluzioni multidisciplinari che spaziano dal riempimento degli oceani con limature di ferro alla costruzione di giganteschi ombrelli per la deviazione dei raggi solari.
  • Guardiano dei periodi di quarantena 
    Nel caso in cui un virus mortale cominci a diffondersi rapidamente saranno pochi i Paesi e le popolazioni preparate a fronteggiare l’epidemia. Probabilmente ci sarà carenza di infermieri. E quando il tasso di mortalità crescerà e alcuni quartieri delle città verranno messi in quarantena e resi inaccessibili, ci sarà chi dovrà occuparsi di fare la guardia ed evitare che nessuno entri o esca dai cancelli.
  • Agente di polizia contro i tentativi di modifica dei fenomeni atmosferici
    La pratica di “seminare” nuvole per creare la pioggia sta già accadendo in alcune parti del mondo e sta alterando l’andamento dei fenomeni atmosferici a distanza di migliaia di chilometri. Potrà nascere un corpo di polizia contro i tentativi illeciti di modifica dei fenomeni atmosferici che avrà il compito di controllare e monitorare le persone abilitate a sparare nell’aria razzi contenenti ioduro d’argento, la sostanza in grado di provocare precipitazioni piovose dalle nuvole in transito.
  • Avvocato virtuale 
    La nostra vita quotidiana si svolge sempre di più online. Ecco perché ci sarà una forte richiesta di specialisti chiamati a risolvere le controversie legali che potrebbero insorgere tra cittadini residenti in giurisdizioni legali differenti.
  • Manager di avatar per l’insegnamento
    E’ possibile che nelle scuole elementari verranno utilizzati degli avatar come insegnanti virtuali per aiutare o sostituire gli insegnanti reali. Per esempio, potranno nascere dei personaggi computerizzati con il ruolo di guide interattive. Servirà quindi una figura professionale capace di gestire e indirizzare in modo corretto il rapporto tra gli studenti e gli insegnanti/avatar.
  • Sviluppatore di mezzi di trasporto alternativi 
    In futuro ci saranno sempre più progettisti e costruttori che creeranno mezzi di trasporto di nuova generazione utilizzando materiali e carburanti alternativi. Secondo previsioni un po’ più azzardate, entro i prossimi vent’anni potrebbero diventare realtà anche le automobili volanti e quelle sottomarine.
  • Narrowcaster 
    I mass media generalisti (broadcasting media) tendono sempre di più a produrre e diffondere contenuti personalizzati (narrowcasting), emergeranno sempre più opportunità di lavoro per i “narrowcaster”, gli specialisti che lavoreranno in sinergia con fornitori di contenuti e agenzie pubblicitarie per creare prodotti audiovisivi ritagliati su misura in base alle esigenze specifiche del pubblico.
  • Responsabile per lo smaltimento dei dati personali
    Ci sarà sempre più richiesta di specialisti che forniscano alle persone che non voglio essere rintracciate un servizio efficace di smaltimento ed eliminazione dei dati personali presenti nei vari database, elettronici o fisici.
  • Responsabile della gestione e dell’organizzazione della vita digitale
    Vedremo nascere esperti che avranno il compito di aiutarci a organizzare la nostra “vita digitale”. Su richiesta, questi “manager dell’ordine elettronico” si occuperanno di gestire le nostre email, assicurando un’archiviazione efficace dei dati, e di sistematizzare e razionalizzare le nostre identità digitali (username e password) e il modo in cui utilizziamo i software e le applicazioni.
  • Broker del tempo 
    Se si pensa alle esperienze delle banche del tempo, si può affermare che già oggi il tempo a disposizione delle persone è utilizzato in alcuni casi come sistema alternativo di pagamento. Questa “moneta alternativa” potrà dare luogo a un vero e proprio mercato “finanziario” del tempo, in cui agiranno broker e agenti di cambio specializzati.
  • Assistente sociale per social network
    E’ probabile che in futuro ci saranno assistenti sociali specializzati che avranno il compito di aiutare le persone traumatizzate o marginalizzate dai social network.
  • Personal brander 
    Sarà il consulente che ci aiuterà a creare un nostro marchio, un “personal brand”, attraverso i social media e altri mezzi di comunicazione di massa. Il “personal brander” si occuperà di definire insieme a noi che tipo di identità e personalità vogliamo trasmettere su Facebook, Twitter, blog e così via. Sarà questo tipo di esperto a darci i consigli per capire come trasferire i nostri valori nella nostra identità digitale e misurare quanto la nostra immagine virtuale è compatibile con la realtà.
Insomma ragazzi che ne dite? Ce n’è per tutti i gusti, quindi mi raccomando non perdete di vista l’inevitabile scorrere del progresso e… buon lavoro!
 

Il Parlamento Europeo, sempre più smart (phone)

La navigazione intuitiva permette di navigare facilmentePerché seguire il PE sul cellulare: la navigazione intuitiva ti permette di navigare facilmente, gli articoli sono aggiornati ogni giorno, hai accesso ai dati dei tuoi parlamentari tramite un motore di ricerca, puoi conoscere tutte le ultime novità. Questi telefoni di ultima generazione permettono di consultare le notizie e di navigare online. Un nuovo modo di seguire l’attualità che il Parlamento non poteva ignorare. Da oggi puoi controllare le novità del Parlamento ovunque tu sia. È disponibile infatti un nuovo sito in 22 lingue creato appositamente per gli smartphones che permette di seguire l’attualità del Parlamento: i programmi delle plenarie, le informazioni sulle commissioni parlamentari, le presentazioni dei deputati e il funzionamento del Parlamento.

 

Scuola, si parte. Ecco che cosa cambia

Scuola Telefonini cellulari 3
Sono quasi 8milioni gli studenti iscritti per l’anno scolastico 2011/2012. Le iscrizioni, spiega una nota del ministero dell’Istruzione, tendono a diminuire nel Nord-Est, nel Sud e nelle Isole; aumentano invece nel Nord-Ovest e nel Centro. Il numero di studenti per classe rientra nella media Ocse.PROTESTE – È però un inizio di anno scolastico segnato dalle proteste. A Roma gli studenti delle superiori hanno organizzato un flash mob “contro i tagli del governo all’istruzione e per il diritto allo studio” davanti al liceo Montessori: tappa iniziale di un percorso fatto di assemblee e manifestazioni che culminerà, il 7 ottobre, nella prima data nazionale di mobilitazione studentesca. Alle 12, precari in sit-in davanti al ministero dell’Istruzione.

LE NOVITA’ – Dal numero degli alunni ai libri digitali, ecco i numeri e le novità del ritorno sui banchi: IscrizioniTutti i nuovi Licei introdotti dalla Riforma registrano una crescita delle iscrizioni. Aumentano gli iscritti agli Istituti tecnici, mentre diminuiscono quelle ai professionali.

BORSE DI STUDIO – Gli studenti che hanno ottenuto 80 centesimi all’esame di Stato avranno la possibilità di affrontare un ulteriore test nazionale che metterà in palio borse di studio da 10 mila euro. I test saranno elaborati dall’Invalsi e non valuteranno la preparazione strettamente scolastica degli studenti ma le competenze di base. Partiranno i primi 59 istituti tecnici superiori con l’intento di riorganizzare il canale della formazione superiore non universitaria. Partirà il concorso per circa 2.300 posti da dirigente scolastico. Per la prima volta i libri che saranno adottati quest’anno per il prossimo anno scolastico dovranno essere testi anche in formato elettronico. Nell’anno accademico 2011-2012 saranno attivati primi in Europa i corsi di perfezionamento per dare agli insegnanti la patente Clil (cioè per poter insegnare una disciplina non linguistica in lingua straniera). Le famiglie degli alunni disabili potranno contare su oltre 94 mila docenti. La percentuale massima di alunni stranieri per classe potrà essere del 30%. Gli alunni stranieri nell’ultimo decennio sono passati da 147 mila a oltre 700 mila.

TEMPO PIENO – Prosegue anche l’incremento del tempo pieno: dall’anno scolastico 2003/04, 270mila alunni e 7mila classi in più. Per l’anno scolastico 2011/2012, il Miur ha avviato l’immissione in ruolo di 30.300 docenti e di 36mila Ata.

ISTITUTI TECNICI SUPERIORI – Partiranno a settembre, dopo l’approvazione del Regolamento da parte della Conferenza Stato-Regioni del 27 luglio scorso, i primi 59 Istituti Tecnici Superiori, strutture speciali di alta tecnologia costituite con l’intento di riorganizzare il canale della formazione superiore non universitaria. Gli ITS consentono di conseguire il Diploma di Tecnico Superiore, con conseguente accesso al mondo del lavoro nell’ambito del settore di specializzazione, ma offrono anche la possibilità di proseguire gli studi all’Università per il conseguimento del titolo di laurea con appositi CFU riconosciuti al termine del percorso biennale degli ITS (come previsto dalla legge 240/2010 di riforma universitaria). Agli ITS possono iscriversi i diplomati che intendono conseguire il Diploma di Tecnico Superiore, per poi inserirsi velocemente nel mondo del lavoro e procedere anche negli studi. Su 59 ITS regolarmente costituitisi per il primo biennio, circa 15 hanno già pubblicato, durante l’estate, il proprio bando di selezione per l’ammissione ai corsi biennali. Sono state già raccolte 750 pre-iscrizioni per i soli 15 ITS. Si stima che tra settembre e ottobre oltre 5mila domande saranno esaminate dalle commissioni preposte alla pre-selezione e alla valutazione dei titoli. Gli ITS in Italia: 3 in Abruzzo, 3 in Campania, 7 in Emilia Romagna, 2 in Friuli Venezia Giulia, 7 nel Lazio, 4 in Liguria, 7 in Lombardia, 3 nelle Marche, 1 in Molise, 3 in Piemonte, 3 in Puglia, 1 in Sardegna, 5 in Sicilia, 3 in Toscana, 1 in Umbria e 6 nel Veneto.

CONCORSO PRESIDI – Partirà il concorso per circa 2.300 posti da Dirigente Scolastico che permetterà di dare una risposta concreta al fabbisogno dei singoli istituti, in particolare alle scuole in reggenza. Libri digitali – Per la prima volta, obbligatoriamente per legge, i libri che saranno adottati quest’anno per il prossimo anno scolastico dovranno essere testi anche in formato elettronico. Una novità che garantirà un consistente risparmio alle famiglie. Corsi CLIL per docenti – Nell’anno accademico 2011/2012 saranno attivati i corsi di perfezionamento per dare agli insegnanti la patente CLIL (cioè per poter insegnare una disciplina non linguistica – es. storia, scienze, ecc – in lingua straniera). I corsi, in 60 CFU, richiedono, per potervi accedere, l’abilitazione e un livello di competenza linguistica C1 in lingua straniera. L’Italia è il primo paese in Europa ad aver messo a ordinamento il CLIL, seguendo le indicazioni dell’Unione Europea. Il percorso, nelle parole di David Marsch, massimo esperto europeo della metodologia CLIL, è «innovativo ed unico nell’Unione Europea. Numerosi sforzi sono stati fatti negli Stati membri nella formazione iniziale dei docenti per introdurre la metodologia CLIL, ma le indicazioni non risultano così complete ed integrate come in questo caso.

IL CARO LIBRI –  Il Codacons stima che quest’anno per mandare i figli a scuola, le famiglie spenderanno l’8% in più, tra libri e corredo scolastico. E mentre c’è chi va a caccia dell’affare su internet (in aumento le vendite su e-Bay), Federcartolai propone un kit contro il caro prezzi: con 19.90 euro si possono acquistare zaino, astuccio e cancelleria varia. L’associazione dei contribuenti italiani Contribuenti.it ha poi posto l’accento sull’annoso problema dell’edilizia scolastica: due scuole su tre non sono a norma e devono essere messe in sicurezza. Il tutto mentre a Milano si protesta per la “classe ghetto” della scuola primaria di via Paravia, bloccata sul nascere dal ministro dell’Istruzione Gelmini: troppo pochi gli alunni e soprattutto tutti stranieri.

E-BOOK – Le nuove tecnologie hanno stregato gli studenti: studierebbero più volentieri se al posto del classico book nel futuro prossimo le scuole adottassero solo gli e-book. Palmari, smartphone e tablet sono il pane quotidiano per la generazione 2.0, quella che cataloga i libri cartacei nella categoria vintage. Secondo uno studio dell’associazione Comunicazione Perbene, il 71% degli studenti andrebbe più volentieri a scuola se gli strumenti didattici fossero più tecnologici. Nel corso di quest’anno scolastico, per direttiva del ministero dell’Istruzione, le scuole saranno chiamate per la prima volta ad adottare per il 2012-2013 libri digitali o misti in sostituzione dei tradizionali libri cartacei. Con buona pace dei portafogli delle famiglie, che, secondo le stime del Ministero, riuscirebbero a risparmiare fino a 100-110 euro l’anno. Ma i ragazzi non si accontentano, vorrebbero una scuola definitivamente svecchiata. Vorrebbero leggere Dante direttamente sul loro tablet, connettersi alla rete anche in classe, annotare gli appunti direttamente sui notebook, utilizzare le applicazioni-scuola per gli smartphone. E gli istituti, dal canto loro, ci provano, tentano di rimanere al passo con i tempi. Già da qualche anno le comunicazioni scuola-famiglia si sono velocizzate grazie a web e cellulare (in alcuni istituti non c’è scampo per chi marina la scuola, i genitori vengono informati in tempo reale sulle assenze con un sms) e le lavagne interattive multimediali installate in tutta Italia sono arrivate a quota 25.800. Gli editori dei libri di testo si sono già attrezzati, proponendo cataloghi e convenzioni con le scuole che intendono adottarli. E in alcune scuole le sperimentazioni sono già partite.

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Primo giorno di scuola, come iniziare con il piede giusto e affrontare il trauma post vacanze

Estate e vacanze finite, si torna a scuola! Sicuramente riprendere i ritmi e riabituarsi alla sveglia presto è un po’ complicato: per questo motivo Studenti.it vi fornisce una serie di consigli su come affrontare il primo giorno di scuola e soprattutto su come iniziare con il piede giusto questo nuovo anno scolastico.

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E’ ufficialmente iniziato il countdownlunedì 12 suoneranno di nuovo le campanelle scolastiche e mare e vacanze saranno solo un bel ricordo. La sveglia suonerà nuovamente presto per tutti gli studenti italiani: riabituarsi al ritmo scolastico è sempre difficile e anche un po’ traumatico, ma vi sono alcunetattiche molto semplici che tutti possono applicare per riprendere velocemente familiarità con la vita da studente, ma anche per iniziare col piede giusto questo nuovo anno scolastico.
Ecco i consigli di Studenti.it:1) per far sì che lunedì la sveglia presto sia meno traumatica vi consigliamo di non alzarvi a mezzogiorno durante questo weekend; cercate di svegliarvi entro le 9;

2) per darvi una carica in più pensate che la scuola è anche il luogo in cui nella maggioranza dei casi si incontrano tanti amici;

3) per iniziare col piede giusto scordatevi di andare a scuola a mani vuote
pensando che <<tanto è il primo giorno>>. Portatevi almeno 3 o 4 quaderni, il diario e ovviamente le penne!

4) muovetevi già in questi giorni per trovare un compagno di banco. Vi consigliamo di scegliere in base alle vostre amicizie; scegliere un compagno solo per la sua bravura a scuola è assolutamente negativo!

5) se volete iniziare col piede giusto iniziate a studiare fin dai primi giorni. Potreste aumentare gradatamente le ore di studio: i primi giorni partite con poche ore per poi incrementare sempre di più col passare del tempo;

6) vestitevi sobri

7) arrivate puntuali, e magari organizzatevi per andare a scuola con i vostri compagni, in modo tale da vivere in maniera più rilassata il momento in cui varcherete di nuovo la soglia del vostro edificio scolastico;

8) non preoccupatevi troppo: ricordatevi che il tutto sta nel riniziare. Dopo la prima settimana avrete già ripreso il ritmo a pieno regime!

Avete altri consigli da dare? Scriveteli nei commenti!

 

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Primo giorno di scuola: consigli su cosa indossare

La scuola sta per ricominciare in tutte le regioni, ma cosa indossare il primo giorno? Per voi 5 consigli sull’abbigliamento ed essere accettati dai compagni

Look del primo giorno di scuola

Ai tanti problemi che il primo giorno di scuola può comportare, molti aggiungono un’ulteriore complicazione: cosa indossare? Fare bella figura tra compagni e professori è un pallino per molti studenti, in particolare per coloro che devono iniziare l’anno in una nuova scuola. Ma Skuola.net ha individuato per voi i 5 consigli d’abbigliamento per un primo giorno di scuola perfetto.
VESTIRSI DI SICUREZZE – L’importanza che molte persone danno a come vestirsi il primo giorno di scuola nasce dalla voglia di fare sin da subito una buona impressione alle persone con cui si dovrà condividere l’intero anno scolastico. E sicuramentepresentarsi bene aiuta a socializzare e stringere buoni rapporti con gli altri, ma attenzione a non rimanere schiavi del giudizio estetico. Conquistare la stima delle persone dipende soprattutto dal proprio modo di essere interiore, quindi siate i primi ad apprezzarvi per poter poi farvi amare anche dagli altri.

VADEMECUM DEL PRIMO GIORNO DI SCUOLA – Ed ora veniamo ai consigli per non entrare nel panico la mattina del primo giorno di scuola:

1. Occhio agli odori molesti. Aspettate a ridere, perché è una cosa seria. Come prima cosa i vostri compagni apprezzeranno la vostra cura nell’igiene, che peraltro è il primo segno di rispetto verso gli altri. Allo stesso modo evitate di eccedere con il profumo: una fragranza pungente che si diffonde per tutta l’aula e vi accompagna con la scia è comunque poco apprezzata.

2. Mantenete un certo decoro. Ricordatevi che state andando a scuola: abbandonate l’abbigliamento da spiaggia, non cadete sull’eleganza da sabato sera e bandite il look succinto da discoteca. Scollature generose o mutande in bella vista non sono apprezzate dai professori, ma potrebbero anche provocare sconvolgimenti ormonali nei vostri compagni, quindi contenetevi. Attenetevi al buon gusto!
E poi seguite alla lettera il Regolamento d’istituto: la vostra scuola, infatti, potrebbe aver specificato in questo documento alcune regole di decoro. Rispettatele, altrimenti potreste incorrere in sanzioni disciplinari e iniziare con il passo sbagliato il nuovo anno.

3. Attenzione agli accessori. Se avete intenzione di mettere un cappello, toglietelo appena entrate a scuola. La stessa cosa vale per gli occhiali da sole: a meno che non ci sia un sole accecante, le persone con cui parlate devono potervi guardare negli occhi per entrare in sintonia con voi. E anche se vi piace ascoltare la musica, evitate di tenere le vostre cuffie al collo durante le lezioni, riponetele nello zaino.

4. Siate previdenti. Stabilite già il giorno prima cosa vorrete indossare, evitando così di farvi prendere dal panico la mattina stessa del rientro. In questo modo eviterete, al tempo stesso, un look improponibile dettato dalla fretta e il ritardo del primo giorno che non fa mai una buona impressione.

5. Mettetevi a vostro agio. Jeans, pantaloni di cotone, gonna, t-shirt, camicia, qualunque sia la vostra scelta, ricordatevi che dovete sentirvi comodi e a vostro agio. Non tentate di copiare l’abbigliamento di un’amica o di un personaggio visto su una rivista, dovete indossare qualcosa che non vi renda impacciati nei movimenti e che vi faccia sentire sicuri di voi stessi. Solo così sarete liberi di comunicare agli altri cosa c’è di bello in voi.

PAURA DI NON ESSERE ACCETTATI – Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra esperto di adolescenti, sul rientro a scuola afferma: “Il timore per ragazzi è di fare brutta figura con i compagni sulla passerella della scuola e di deludere le aspettative dei genitori che vogliono ragazzi di successo”. Sentirsi accettati dai compagni, quindi, migliorerà anche i vostri risultati scolastici, perché accrescerà la sicurezza in voi stessi. Seguite i nostri consigli!

Segui anche le proposte dell’esperta di moda Federica P su Facebook

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Catania: Scuola: in aumento la presenza di bambini stranieri nelle classi

Una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa ha indicato un aumento degli alunni stranieri nelle scuole italiane. Cosa succede nelle scuole catanesi?

 Una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa ha indicato un aumento degli alunni stranieri nelle scuole italiane. Aspirano a titoli di studio modesti (uno su tre vorrebbe laurearsi) e frequentano principalmente istituti tecnici e professionali. E’ l’ordine scolastico delle primarie che fa registrare una maggiore incidenza, seguito dalla scuola secondaria di primo grado, poi dalla scuola dell’infanzia e, infine, dalla secondaria di secondo grado. Un rapporto della Caritas (2010/2011) evidenzia che, in Sicilia, il maggior numero di alunni stranieri si trova nelle scuole di Palermo, seguite subito dopo da quelle catanesi.
Abbiamo cercato di scoprire cosa succede proprio in queste scuole: quanti alunni stranieri ci sono? Qual è la loro nazionalità? Il loro rapporto con i compagni catanesi e i progetti che vengono realizzati dalle stesse scuole per favorire i processi di socializzazione e integrazione culturale.Ladott.ssa Calì, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “XX settembre”, chiarisce che la media annuale è dei 50/60 stranieri distribuiti in tutti gli ordini di scuola, su un totale di 650 alunni. I Paesi dai quali provengono principalmente sono: Sri Lanka, Mauritius, Paesi Africani, Romania, Russia, Cina ,Colombia. “La nostra scuola è in una zona di centro, perché è la più vicina al Borgo Consolazione. Diversi bambini sono già abituati alla realtà italiana, qualcuno è anche nato qui, ma nella maggioranza sono extracomunitari- continua la dott.ssa Calì, spiegando che la scuola ha organizzato diversi progetti d’accoglienza- una scuola a misura di bambini, come corsi di recupero linguistico, in primis quella italiana, laboratori di scambio culturale”.

Due insegnanti della stessa scuola chiariscono come cambi la situazione, a seconda che si tratti di scuola primaria o secondaria di primo grado.

“Se i bambini partono dalle scuole elementari, l’approccio è graduale: i bambini li accolgono a braccia aperte, si avvicinano con curiosità e fanno da tutor, dato che molti hanno genitori che non parlano l’italiano”, spiega laprofessoressa Liberto, Vicepreside. Rispetto alla presenza delle famiglie di questi alunni, la professoressa sottolinea che non si può fare una regola, specificando che ci sono anche famiglie parecchio disadattate. “I laboratori della nostra scuola hanno l’obiettivo di far recuperare a questi bambini le loro origini,dalla cucina alle favole,cercando di coinvolgere anche le famiglie”.

Scuola: in aumento la presenza di bambini stranieri nelle classi
„Alle scuole medie, la situazione, come evidenzia laprof.ssa Terranova che insegna inglese, è leggermente diversa. “Per quelli nati o cresciuti qui, l’approccio è diverso. Conoscono la lingua e le famiglie sono disponibili, anche se alcune hanno difficoltà dal punto di vista economico e, quindi, i bambini sono abbandonati. Partecipano però tutti alle attività extracurriculari, poiché le famiglie sanno che sono al sicuro e non sulla strada”. La prof.ssa Terranova aggiunge che questi alunni tengono molto all’inglese e che le ragazzine sono più propense ad avvicinarsi alla cultura occidentale. Quanto al rapporto degli alunni stranieri coi compagni italiani, la prof.ssa precisa che sporadici sono i casi di emarginazione o bullismo,anche se a volte ad avere remore o pregiudizi sono le famiglie piuttosto che gli stessi ragazzi. Le due insegnanti concludono sostenendo che l’Istituto, essendo relativamente piccolo, fa in modo che tutti si conoscano,cercando di garantire unambienteil più familiare possibile-supportando vari progetti,l’ultimo dei quali il “Comenius”.

Non è il periodo migliore per le scuole, dato che dalla prossima settimana si riparte, ma anche il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Capuana, Pirandello, Di Bartolo di via Etnea, ladott.ssa Alda Buscemi, ha illustrato la situazione di un’altra scuola nella quale c’è un alto numero di alunni stranieri. “Rappresentano il 10%,sono quasi tutti cinesi:sono dei bambini educati, intelligenti, studiosi e per noi garantiscono una risorsa- riprende la dott.ssa, indicando che le famiglie partecipano poco alle attività e progetti che la scuola organizza. E relativamente al rapporto all’interno delle classi, la situazione cambia a seconda dell’ordine scolastico: migliore il rapporto nelle scuole elementari e, con qualche problema, nelle scuole medie.“

Leggi tutto:http://www.cataniatoday.it/cronaca/scuola-aumento-presenza-bambini-stranieri.html
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Ecco i test di Medicina e Veterinaria Voi avreste saputo rispondere?

Exam Il 5 e 6 settembre, 108 mila studenti italiani hanno svolto l’esame di accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Medicina Veterinaria.

Ottanta quesiti a risposta multipla e 2 ore di tempo per segnare l’alternativa corretta, garantendosi l’accesso alla graduatoria di coloro che entreranno in facoltà.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha pubblicato on line il test sottoposto quest’anno agli aspiranti medici. Nel compito perMedicina e Chirurgia ed Odontoiatria e Protesi Dentaria, gli studenti hanno risposto a 40 domande di cultura e ragionamento logico, 18 di biologia, 11 di chimica e 11 di fisica e matematica.
Si va da domande relative al contrario di solerte ed al significato di prosopopea, querula e turlupinare, sino al processo “catabiotico” nelle cellule degli eucarioti, alla formula bruta dell’aldeide propionica, passando per i reperti archeologici di Ebla (Siria), la produzione di scintille per via elettrostatica e l’amminoacido “codificabile da più codoni”.

Diversa la strutturazione del test per Veterinaria, con 23 quesiti di cultura generale e ragionamento logico, 19 di biologia, 24 di chimica e 12 di fisica e matematica. Anche in questo caso, per rispondere correttamente era necessario fare appello ad una buona dose di memoria, riflettendo con attenzione in merito alle alternative di risposta. Dal Lupus Erimatoso Sistemico alla causa di affondamento del Titanic, sino a alla differenza tra deuterio ed idrogeno e domande del tipo: ” Paola non ha sorelle. Chi è la sorella del figlio del nonno materno della figlia di Paola? A) Paola stessa B) La mamma di Paola C) Una zia di Paola D) Non esiste tale persona E) Una cugina di Paola.

Lunedì scorso BlogSicilia ha intervistato alcuni degli studenti presenti al test di accesso a Medicina. La maggior parte di loro, hanno dichiarato di aver studiato nel corso dell’estate, utilizzando gli appositi manuali di preparazione. Ma c’è anche chi sceglie di frequentare i corsi preparatori estivi organizzati dalle facoltà. Naturalmente a pagamento.

E voi, avreste saputo rispondere alle domande dei test?

Scarica il pdf: “Test di ammissione a Medicina e Chirurgia ed Odontoiatria e Protesi Dentaria

Scarica il pdf: “Test di ammissione a Medicina Veterinaria”

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ESAMI DI RIPARAZIONE: UNA STANGATA DA 825 EURO A STUDENTE

ESAMI DI RIPARAZIONE: UNA STANGATA DA 825 EURO A STUDENTESono iniziati quelli che un tempo erano chiamati esami di riparazione e che ora servono per recuperare i debiti formativi. Si tratta di una stangata media da 825 euro per ogni studente delle superiori (o, come purtroppo si dice oggi, secondaria di secondo grado). La ragione di questa batosta è duplice.

Da un lato l’insussistenza dei corsi di recupero organizzati dalle scuole che continuano ad essere un flop, essendo scarsamente finanziati e con un numero di ore di lezione così basso da rendere impossibile il recupero di quanto insegnato durante un intero anno scolastico. Cosa che costringe i genitori a dover ricorrere alle solite vecchie classiche ripetizioni private, “ovviamente” in nero.

Dall’altro il fatto che il costo medio orario delle ripetizioni per uno studente delle superiori è salito, in due anni, da 28 a 33 euro, un’impennata record del 17,86%.

Le ripetizioni hanno, ovviamente, un prezzo variabile a seconda della materia (greco risulta la materia più costosa, seguita da matematica, latino, lingue ed italiano), di chi le dà (docente, laureato, studente universitario) e di chi le riceve (universitario, superiori, medie). La media di 33 euro l’ora si riferisce agli insegnanti docenti e agli studenti delle superiori.

In caso di insegnante docente, per un allievo delle superiori, si ha la media, in ordine di prezzo:

Materia greco matematica latino lingue italiano
Costo orario 35/38 33/37 33/35 28/30 27/30
Fonte articolo: Codacons
 

Cresce l’utilizzo dei ‘buoni lavoro’,uno strumento per far emergere il sommerso. Ecco come funzionano.

Dalla meta’ di aprile 2010 in sei regioni italiane (Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia) i “buoni lavoro” potranno essere venduti e incassati in tabaccheria.

E’ quanto stabilisce la convenzione firmata dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua e dal presidente della Fit, Giovanni Risso.

Mastrapasqua ha sottolineato che si tratta di un altro passo nella direzione di “aprire sempre di piu’ l’Inps all’esterno, di rendere l’Istituto e i suoi servizi piu’ vicini ai cittadini. La convenzione con la Fit apre un canale in piu’ per assicurare una distribuzione piu’ facile e capillare di uno strumento, il buono lavoro, che ha provveduto a far emergere lavoro nero e irregolare in tutte quelle attivita’ che si definiscono “lavoretti” saltuari, o piu’ correttamente lavoro occasionale e accessorio”.

  • I NUMERI

Fino alla fine di febbraio sono stati venduti 4,1 milioni di voucher da 10 euro ciascuno. La vendita e’ stata condotta a partire da agosto 2008 secondo i due canali che rimarranno attivi: il voucher cartaceo, distribuito presso le sedi Inps, dopo aver effettuato il pagamento del corrispettivo con bollettino alle Poste, e il voucher telematico, che si puo’ utilizzare tramite il sito istituzionale dell’Inps.

I lavoratori pagati con voucher sono stati oltre 55.000, piu’ uomini che donne (in rapporto di tre a uno), oltre il 22% sono ragazzi sotto i 25 anni di eta’ mentre quasi il 40% sono persone oltre i 65 anni.

La recente possibilita’ di remunerare prestatori di lavoro occasionale e accessorio anche da parte della committenza pubblica ha portato alla vendita di oltre 100.000 voucher.

Nel complesso le Regioni dove e’ stata piu’ massiccia la diffusione dei voucher sono il Veneto (quasi 800.000 buoni lavoro), l’Emilia Romagna (490.000), il Piemonte e la Lombardia (con 400.000 ciascuno) e la Toscana (380.000).

  • COME FUNZIONA

I buoni lavoro, sono uno strumento ideato per il pagamento del lavoro occasionale accessorio introdotto dalla Legge Biagi.La normativa di riferimento è contenuta nella Legge n.133 del 2008 e nella Legge 33 del 2009, oltre che in alcune Circolari dell’Inps quali la numero 104 del 2008 (settore commercio, turismo, servizi), la 44 del 2009 (settore domestico) e la 76 del 2009 (impresa familiare).

Trattandosi di particolari contratti di lavoro la loro applicazione è limitata a determinati settori quali:

  • Imprese agricole per lo svolgimento di attività stagionali, oppure per attività non stagionali purchè il volume d’affari dell’impresa sia inferiore a 7.000 euro
  • Imprese familiari che operano nel commercio, turismo e servizi per lo svolgimento delle loro specifiche attività da parte di persone estranee all’impresa. Anche in questo caso è posto un limite al volume d’affari dell’azienda, fissato in 10.000 euro
  • Lavoro domestico relativamente ad attività occasionali

1. d’assistenza a componenti della famiglia o di cura della casa

2. eventi sportivi, culturali, fieristici o legati a iniziative di solidarietà o di emergenza

3. opere di manutenzione, pulizia e giardinaggio relativamente a edifici, strade, parchi

4. consegna porta a porta e vendita ambulante di stampa

5. insegnamento privato

Per quanto concerne i restanti settori produttivi il contratto accessorio può essere applicato solo a lavoratori che appartengono alle seguenti categorie:

  • giovani al di sotto dei 25 anni iscritti a corsi scolastici o universitari
  • pensionati
  • casalinghe
  • coloro che percepiscono prestazioni integrative del salario o a sostegno del reddito, come i cassaintegrati e lavori in mobilità.
 I buoni: la ricetta per regolarizzare lavori che per anni “di regola” sono stati svolti in nero. Un gioco di parole che rende l’idea dei risultati a cui possono portare. Sono oltre 20 milioni (per l’esattezza 20.336.605) i buoni lavoro venduti fino alla fine di luglio 2011. Di questi – stando ai dati Inps riportati dall’Unione consumatori – oltre 13 milioni sono stati venduti negli ultimi 12 mesi (addirittura da gennaio a luglio 2011 i voucher venduti sono stati oltre 7 milioni).
Ma andiamo con ordine. La diffusione dei ‘‘buoni lavoro’’ è stata avviata nell’agosto 2008, in occasione della vendemmia, per retribuire i lavori saltuari. È diventata in seguito uno strumento sistematico di emersione per i cosiddetti  “lavoretti” occasionali di oltre 160 mila persone. Acquistarli è facilissimo: la rete di distribuzione è in continua crescita. Dopo l’apertura ai tabaccai è stata stipulata dall’Inps una convenzione con l’Istituto Centrale delle Banche Popolari, che consente di trovare i voucher anche presso gli sportelli bancari.
Per fare qualche esempio, secondo l’Unione consumatori “In virtù di questo accordo, la Banca Popolare di Sondrio ha messo a disposizione l’intera rete di 296 sportelli, mentre la Banca Popolare Emilia Romagna inizierà da settembre con gli 83 che operano nel territorio delle province di Bologna e Modena e, nei tre mesi successivi, estenderà il servizio all’intera rete dei suoi 382 sportelli”.
Oltre che nel settore agricolo (23,8 per cento), i buoni sono diffusi per lo svolgimento di attività occasionali nel corso di  manifestazioni sportive, culturali o di solidarietà (13,7 per cento), e in quelli del commercio e dei servizi, ciascuno con l’11,5 cento.
Target privilegiato dei buoni lavoro i giovani che ancora studiano, e che potranno far valere queste attività a fini previdenziali.
A far crescere la domanda di buoni, secondo la Coldiretti, è stata infatti anche la presenza di giovani studenti impegnati nella raccolta della frutta in campagna dove è stato utilizzato quasi un buono lavoro (voucher) su quattro degli 20,3 milioni contabilizzati dall’Inps. Secondo la normativa vigente dal primo giugno i giovani dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti ad un ciclo di studi “possono lavorare durante l’estate ed essere remunerati con voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali”.
“Per gli studenti – secondo la Coldiretti – lavorare nei campi significa spesso prendere contatto con il mondo del lavoro in un momento di crisi in cui è difficile trovare alternative occupazionali”.
L’agricoltura, ovviamente modernizzata, deve essere considerata comunque una risorsa in “un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità.
“I voucher – conclude infine la Coldiretti – rappresentano uno strumento che offre interessanti opportunità di reddito e occupazione a categorie particolarmente deboli”.


Approfondimento. Il datore di lavoro può acquistare i voucher a 10 euro
Ecco i dettagli tecnici: ciascun voucher è acquistabile dal datore di lavoro a 10 euro (e in multipli da 20 e 50 euro) ed è rimborsabile al lavoratore per 7,50 euro netti.
Sono a portata di click: il datore di lavoro può acquistare dei voucher telematici (sul sito www.inps.it o attraverso il contact center 803164) il cui corrispettivo sarà accreditato al lavoratore su una carta magnetica e potrà essere riscosso presso gli uffici postali o presso gli sportelli postamat.
Inoltre è possibile acquistare voucher cartacei (stampati in modalità anticontraffazione) presso gli uffici provinciali Inps o in quelli postali. Il lavoratore potrà incassarli presso qualunque ufficio postale.
Attraverso questo meccanismo sarà poi possibile accreditare a ciascun lavoratore i contributi relativi alla prestazione svolta.
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Calano gli occupati in Sicilia

Secondo i dati pubblicati nella Relazione sulla situazione economica della Regione siciliana 2010. Nell’Isola c’è una maggiore propensione a forme di lavoro “flessibili”

In Sicilia quello della mancanza del lavoro è un sentire diffuso. La Relazione sulla situazione economica della Regione siciliana 2010, presentata dalla Giunta all’assemblea elettiva ai sensi dall’articolo 3 della Legge regionale 47/77, analizza lo stato della forza lavoro isolana.

In un primo momento la relazione fa l’analisi dell’andamento dell’occupazione a livello nazionale nell’ultimo ventennio: “A partire dalla seconda metà degli anni ‘90 fino a tutto il 2007 l’occupazione in Italia è cresciuta a ritmi sostenuti grazie, probabilmente, alla più diffusa flessibilità delle forme di lavoro ed alla crescita dell’attività del terziario ad elevato contenuto occupazionale. Tale periodo di sviluppo si concretizza nel miglioramento del tasso di occupazione che raggiunge, alla fine del 2007, il valore di 58,8 per cento, circa sette punti percentuali in più rispetto al 1995”.
Tuttavia l’avvicinarsi della crisi economica ha di fatto messo fine a questo trend positivo, infatti a partire dal 2008 le condizioni sono andate deteriorandosi, con effetti persistenti anche nel 2010. “In campo nazionale – continua il documento – l’evoluzione dell’attività economica è stata caratterizzata da un ridimensionamento del volume di lavoro impiegato nel processo produttivo: rispetto all’anno precedente (2007) gli occupati sono diminuiti di 153 mila unità (-0,7 per cento, pari a 22.872 unità) e i disoccupati sono aumentati in misura pressoché analoga (+157 mila unità). Si è pertanto registrata una sostanziale stabilità nell’ammontare complessivo delle forze di lavoro nazionali (+0,02 per cento rispetto al 2009)”.
In Sicilia, nel corso del 2010, sono 4.256 migliaia di persone in età di lavoro, quelle rilevate. All’interno di questo aggregato, la popolazione attiva (occupati più persone in cerca di occupazione) ha registrato una perdita di 13 mila unità (-0,8 per cento) rispetto all’anno precedente. Nell’Isola, spiega la relazione, “il numero di occupati si è complessivamente ridotto, in media, di 25 mila unità. La perdita ha riguardato entrambe le componenti di genere (-18 mila unità maschili e -7 mila unità femminili). La contrazione della domanda di lavoro osservata nel 2010 ha determinato una ulteriore flessione nel valore del tasso di occupazione regionale della popolazione tra 15 e 64 anni che è risultato pari al 42,6 ossia inferiore di 0,9 punti percentuali rispetto al tasso del 2009 e di 1,5 punti percentuali rispetto al valore registrato nel 2008”.
La relazione sottolinea come dai dati disponibili emerge anche una maggiore propensione, nella Regione, a ricorrere alle varie forme di lavoro cosiddette “flessibili” che negli ultimi anni si era concentrata nel lavoro atipico (a termine e a tempo parziale). Infatti, basta osservare la quota di occupati temporanei sul totale dell’occupazione dipendente si è attestata, nel 2010, al 18,9 per cento con una crescita di un punto percentuale rispetto alla media dell’anno precedente. La crescita della quota della componente precaria (+8 mila posti di lavoro) ha coinvolto in egual misura donne e uomini.
 

Licenziamenti più semplici con la nuova manovra finanziaria

La nuova manovra finanziaria ha introdotto delle significative modifiche alle regole sui licenziamenti, in particolare riguardanti l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, il quale è stato da anni fondamentale per la tutela dei dipendenti delle aziende.

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All’interno della nuova manovra finanziariauno dei punti più discussi è la messa in atto dell’articolo 8, il quale andrebbe a modificare, se non proprio ad abolire, l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Ma andiamo con ordine: cosa dice innanzitutto l’art. 18? Esso si chiama esattamente Art 18-Reintegrazione nel posto di lavoro:<<….Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata lainefficacia o l’invalidità a norma del comma precedente.  In ogni caso, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione, determinata secondo i criteri di cui all’art. 2121 del codice civile. Il dator
e di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al comma precedente è tenuto inoltre a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovutegli in virtù del rapporto di lavoro dalla data della sentenza stessa fino a quella della reintegrazione. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’art. 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro..>>.
Cosa significa questo in parole povere?Semplicemente che, in caso di licenziamento, le imprese sono costrette o a reintegrare il lavoratore oppure a corrispondergli una giusta indennità. Con l’art.8 della nuova manovra finanziaria sarà invece possibile licenziare senza giusta causa mediante un previo accordo tra il datore di lavoro e un rappresentante sindacale; il rischio è ovviamente quello che si creino dei rappresentanti sindacali complici che metterebbero in grave pericolo i diritti dei lavoratori.

Di contro, il Governo afferma che invece una modifica di questo tipo porterebbe solo dei benefici, in quanto è solamente all’interno dell’azienda che possono essere individuati i mezzi per uno scambio virtuoso tra flessibilità e produttività.

 
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Back to school: la popolarità tra i compagni preoccupa più dell’andamento scolastico?

Si torna a scuola, ma qualcuno sostiene che a preoccupare i ragazzi non sono i voti e l’andamento didattico, ma il grado di popolarità che anche quest’anno potranno raggiungere tra i coetanei loro compagni; inoltre secondo alcune ricerche l’essere cool o looser influirebbe sull’andamento scolastico. Verità o menzogna?

nerdTornare a scuola costituisce in questo periodo un fattore di preoccupazione per molti ragazzi; ma, come sostengono alcune ricerche, non è più il giudizio degli insegnanti a preoccupare gli adolescenti, bensì quello dei loro compagni. Non essere considerato unlooser ma bensì entrare a far parte dei gruppipiù cool sembra essere per gli studenti di oggiun vero e proprio traguardo da raggiungere. Ma non solo: a parità di intelligenza, è stato dimostrato come coloro che sono più popolari e che hanno un’idea più positiva di sè stessi raggiungano risultati migliori in ambito scolastico e universitario. L’Università di Chicago ha esaminato un campione di 70 studenti ad un esame di matematica e i ricercatori hanno notato che <<in quelli con voti più alti l’effetto esame metteva in luce l’idea che il ragazzo aveva di sé: se era convinto di essere bravo in matematica, la pressione psicologica non faceva che potenziare i risultati; se invece, a pari capacità, si sentiva insicuro, la tensione finiva per penalizzarlo>>.Inoltre è stato rilevato come anche l’ambiente presente in classe influisca notevolmente sui risultati scolastici e anche qui chiaramente gioca un ruolo preminente la popolarità tra i compagni: se il ragazzo si sente deriso, e quindi fa parte dei looser, il profitto scolastico si abbassa notevolmente.
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Legge Levi: sconti sui libri bye bye…

Appena entrata in vigore, porta con sé una scia di polemiche: la legge Levi impone un tetto del 15% agli sconti sui libri. Il tutto in difesa dei piccoli editori. Ma è davvero così? (Angelo Di Pietro)

sconto_libriÈ entrata in vigore il 1 Settembre la legge Levi, che prende il nome dal suo primo firmatario, il deputato PD Riccardo Franco Levi. La legge tenta una prima riforma del settore editoriale, prevede un tetto del 15% per gli sconti applicabili al prezzo dei libri, oltre ad un insieme di provvedimenti per regolamentare le campagne promozionali, come il divieto di proporre offerte durante il periodo natalizio e di cumulare gli sconti.

Lo scopo dichiarato è quello di proteggere gli editori medio-piccoli e le librerie di quartiere dal pericolo Amazon. Per chi non lo sapesse, Amazon è il più grande store per la vendita online di libri, che ha fondato il suo successo su cataloghi immensi, prezzi stracciati e consegna in 48h. Tutto sviluppato come una vera e propria community, con milioni di utenti e schiere di lettori appassionati.

La legge Levi altro non vuole che proteggere questi piccoli imprenditori dalla concorrenza del colosso multinazionale. Certo, è ovvio che la libreria dietro casa non può competere su questo fronte e forse il sacrificio dei consumatori, che da un giorno all’altro vedono scomparire sconti, promozioni e quant’altro, non è del tutto vano. Ma vediamo di scavare più a fondo.

In Italia, cinque grandi case si dividono il 60% del mercato editoriale: Mondadori, Rcs, GeMS (Bollati, Loganesi, Garzanti e altri), Giunti e Effe2005-Feltrinelli. La rimanente parte, se la spartiscono oltre 2500 editori indipendenti. Per quanto riguarda la distribuzione, invece, il gruppo GeMS è leader con una quota del 25%, seguito a ruota da Feltrinelli, presente su tutta Italia con ben 104 librerie. Ci si chiede allora se è davvero Amazon il vero nemico dei piccoli imprenditori e, soprattutto, se la norma è davvero stata ideata per tutelare i loro interessi e non quelli dei grandi gruppi che governano il settore. Ed è anche un caso che sia entrata in vigore all’inizio dell’anno scolastico?

In una delle nazioni europee con il più basso tasso di lettura, la legge Levi rischia di trasformarsi in un’ulteriore disincentivo all’utilizzo di libri e in un nuovo vincolo per lo sviluppo e la sopravvivenza delle biblioteche pubbliche, colpite anch’esse dai limiti imposti. Tra l’altro, Amazon sembra non aver nemmeno accusato il colpo, annunciando, per tutta risposta, di voler scendere in campo nel mercato dell’usato, non regolato da nessuna legge.

Anche se l’intento originario della norma è condivisibile, è certo comunque che l’intero settore dell’editoria andrebbe regolamentato. Ma i paletti proposti dalla legge Levi altro non fanno che fossilizzare lo status quo del mercato e disincentivare il suo sviluppo. E questa volta, il prezzo salato lo pagheranno i lettori.

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Italia, patria dei giovani disoccupati. 1.138.000 gli under 35 senza lavoro

Sembra l’intestazione di un libro dell’orrore, o il titolo di un vecchio documentario sulla disoccupazione negli anni del dopoguerra, invece no. È l’agghiacciante realtà sociale ed economica di un paese, l’Italia, che da stato occidentale sviluppato sta diventando sempre più un paese senza futuro. (Alessandra Campanari)

disoccupazioneE’ l’Italia, ancora una volta, ad accaparrarsi il triste primato in merito al più alto tasso di disoccupazione giovanile in Europa. Secondo ilrapporto stilato dall’ufficio studi di Confartigianato, infatti, sono addirittura 1.138.000 gli under 35 senza lavoro. E non parliamo di quei ragazzi che non hanno ancora raggiunto il quarto di secolo; per loro il tasso di disoccupazione rispetto alla media europea raggiunge una percentuale a dir poco agghiacciante.

Ma l’Italia, oltre a non essere un paese per giovani, è un paese di paradossi, laddove ad un aumento della disoccupazione giovanile fa eco una denuncia da parte delle imprese italiane, nonostante la crisi, a reperire la manodopera necessaria alla crescita delle aziende. Forse perché le nuove generazioni non hanno voglia di assumersi le proprie responsabilità? O forse, molte più onestamente, perché l’offerta di lavoro proposta è spesso uno smacco alla dignità del lavoratore.

I giovani italiani sono ragazzi qualificati e talentuosi, desiderosi di mettersi in gioco, anche sacrificando le proprie qualità, ma non a costo zero e non per tutta la vita. E che dire dell’immancabile e spaventoso divario economico tra il nord e il sud del nostro bel Paese? Ancora una volta i dati parlano chiaro. Se a livello nazionale la disoccupazione dei giovani fino a 35 anni si attesta intorno al 15,9%, si legge nel rapporto, “va molto peggio nel Mezzogiorno dove il tasso sale a 25,1%, pari a 538.000 giovani senza lavoro”.

La Sicilia sembra essere la regione con il maggior numero di disoccupati under 35 e ad essa fanno tristemente seguito la Campania con il 27,6%, la Basilicata con il 26,7%, la Sardegna con il 25,2%, la Calabria con il 23,4% e la Puglia con il 23%. Come volevasi dimostrare, migliori invece le condizioni al nord dove il tasso di disoccupazione non supera la percentuale del 7.8.

Il Rapporto di Confartigianato mette in luce per altro un peggioramento della situazione anche per gli adulti, ma sono sicuramente i giovani i primi a pagare il prezzo non solo di una crisi economica internazionale ma di una vera e propria degenerazione strutturale, dove il ricambio generazionale non è garantito, il divario economico tra il nord e il sud Italia peggiora annualmente, il rinnovamento dell’offerta lavorativa è in una fase di stallo e i periodi di apprendistato, necessari all’inserimento nel mondo del lavoro, sono spesso delle gabbie in cui incatenare per qualche mese, e a costo zero, una forza produttiva giovanile che non vedrà mai un contratto pari alla prima qualifica.

E allora ha ragione Corrado Augias nell’affermare che, alla fine “forse la vera tragedia dell’Italia è che i migliori spesso se ne vanno all’estero”. E forse, rispondiamo noi, l’intera Italia dovrebbe iniziare a lavorare seriamente per evitare la vera tragedia.

 
 

L’elogio degli scarabocchi Uno studio britannico li valorizza: aiutano a imparare

scarabocchiGli scarabocchi non sono un modo per ingannare il tempo cercando di sopravvivere a lezioni noiose: possono invece essere molto importanti per imparare e diventare un modo creativo per ragionare su concetti difficili. L’elogio dei disegni tracciati distrattamente dagli studenti su fogli, diari e al margine dei libri arriva da uno studio pubblicato su Science.

Secondo lo studio, coordinato da Shaaron Ainsworth dell’università di Nottingham, gli schizzi degli studenti non dovrebbero essere relegati a margine dei quaderni di appunti, ma riconosciuti accanto allo scrivere, leggere e parlare come un elemento fondamentale per l’educazione scientifica.

Gli scienziati, scrivono gli autori dello studio, non usano parole, ma rappresentano idee ed elaborano nuove conoscenze attraverso la rappresentazione visiva usando diagrammi, grafica, video, fotografie. Tuttavia fra i banchi di scuola gli studenti si concentrano sull’interpretazione di questi sistemi visivi ed è raro che vengano incoraggiati a rappresentare attraverso schizzi un concetto o a dimostrare di averlo compreso con questo metodo. Ma gli schizzi che includono, per esempio, linee o bozzetti che rappresentano cellule viste a un microscopio o l’invenzione di un modo per mostrare un fenomeno scientifico, possono essere molto più importanti di quanto si creda per accrescere la comprensione degli studenti. Lo studio suggerisce agli studenti cinque buone ragioni per scarabocchiare:

GLI SCARABOCCHI PER IMPEGNARSI DI PIÙ: molti studenti si allontanano dalla scienza perchè la ripetizione meccanica delle formule li riduce a un ruolo passivo. Gli scarabocchi rendono l’apprendimento delle materie scientifiche più creativo e interattivo. Se spronati a rappresentare con disegni ciò che stanno imparando, gli studenti diventato anche più motivati.

SCARABOCCHIARE PER IMPARARE A RAPPRESENTARE LA SCIENZA: elaborare un proprio modo di rappresentare i concetti può aiutare ad approfondire la conoscenza nelle specifiche materie. Gli studenti, inoltre, in questo modo imparano in modo più chiaro i concetti scientifici.

GLI SCARABOCCHI PER RAGIONARE IN MODO CREATIVO: gli studenti imparano a ragionare quando realizzano un disegno relativo a un concetto e il ragionamento diventa anche creativo.

SCARABOCCHIARE COME STRATEGIA PER IMPARARE: gli scarabocchi possono essere una strategia efficace per organizzare gli insegnamenti appresi in maniera più efficace e integrare le vecchie e le nuove nozioni imparate.

SCARABOCCHIARE PER COMUNICARE: gli schizzi possono diventare un modo per chiarirsi le idee e scambiarsi con i compagni le conoscenze acquisite.

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Il Risorgimento Italiano e Catanese raccontato dalla Feltrinelli

Dopo aver girato tutta l’Italia arriva a Catania, dal 3 al 29 Settembre 2011, la mostra “Farsi Italiani” realizzata dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e da Librerie Feltrinelli

Negozio La Feltrinelli
Dopo aver girato tutta l’Italia arriva a Catania, Dal 3 al 29 Settembre 2011, la mostra “Farsi Italiani” realizzata dallaFondazione Giangiacomo Feltrinelli e da Librerie Feltrinelli per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia. La mostra si compone di immagini e documenti : caricature, proclami, frontespizi, fotografie e citazioni , materiali rari e spesso sorprendenti. L’insieme delle tavole costituisce allo stesso tempo un percorso divulgativo e una lettura critica per conoscere, e riscoprire, il Risorgimento.

Una formula scelta pensando da un lato alla destinazione prima della mostra, le librerie Feltrinelli di tutta Italia, e dall’altro alla possibilità da parte di scuole e associazioni di “scaricare” le tavole dal sito della Fondazione Feltrinelli e realizzare una propria esposizione.La gran parte delle immagini è tratta dai fondi documentari e librari della Fondazione, integrata in un paio di casi da immagini provenienti dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dalla Fondazione Istituto Gramsci.

I criteri con i quali sono state condotte la ricerca dei materiali e la costruzione del percorso espositivo sono stati: la copertura dell’intero arco temporale della vicenda risorgimentale, dal periodo postnapoleonico fino alla proclamazione del Regno d’Italia; la varietà di linguaggi, dalla caricatura alla stampa oleografica, dal ritratto al proclama affisso sui muri delle città; la diversità geografica, anche in funzione del fatto che la mostra viaggia in numerose città italiane.

Proprio per dare il senso della diversità geografica, la mostra è stata concepita in 19 tavole comuni a tutte le destinazioni e una ventesima tavola “volante”, realizzata specificamente per ogni singola città che ospiterà la mostra, riportando un’immagine specifica della vicenda risorgimentale cittadina. Ogni tavola quindi riporta un’immagine emblematica del tema scelto, una didascalia scritta da Fondazione, che spiega e racconta il tema della tavola, e citazioni tratte da libri, lettere, discorsi dei protagonisti.

La mostra gratuita, è visitabile dal 3 al 29 settembre 2011 presso la Feltrinelli Libri e Musica di via Etnea 285 a Catania

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Nepotismo nelle Università, in Sicilia sono una triste realtà

Un semplice database elaborato da un ricercatore svela i numeri del fenomeno negli atenei italiani. Nella “speciale” statistica Catania è 5°, Enna 6°, Messina 8° e Palermo 16°
 In questi giorni si torna a parlare di nepotismo universitario dopo che S. Allesina, ricercatore italiano di ecologia ed evoluzione presso il Computation Institute dell’Università di Chicago, grazie all’elaborazione di un accurato database ha esaminato le ricorrenze degli stessi cognomi di professori per ogni disciplina nelle università italiane, rendendosi conto che la loro percentuale è più elevata di quanto dovrebbe essere. L’originale studio è stato pubblicato sulla rivista online PLoS ONE del 3/8/11 con il titolo “Measuring nepotism through shared last names: the case of Italian academia”, e propone una speciale classifica delle università nelle quali risulterebbe più anomalo il sistema di selezione delle cattedre, con una diffusa ricorrenza degli stessi cognomi nelle medesime facoltà e corsi di lauree.
L’analisi statistica rivela un nepotismo rampante a causa della elevata concentrazione di cognomi all’interno delle istituzioni accademiche e, confrontando la frequenza di cognomi fra più di 61 mila professori di medicina, ingegneria, giurisprudenza e altri campi, Allesina ha scoperto che il modello è incompatibile con la prassi di reclutamento imparziale di una politica di assunzioni regolari perché, in genere, c’è meno di una probabilità su mille che con assunzioni regolari i cognomi siano soltanto 7.471. L’analisi respinge l’idea che i casi recentemente pubblicizzati di nepotismo accademico in Italia siano incidenti isolati, specialmente al Sud.
Nei primi posti della particolare graduatoria figurano tutte le sedi universitarie siciliane: 5° Catania con percentuale di docenti con lo stesso cognome dell’1,05 per mille (su 1594 docenti); al 6° posto segue a ruota la Kore di Enna con lo 0,701 per mille (su 93 docenti). L’università di Messina, invece, è all’8° posto con lo 0,694 per mille di docenti con lo stesso cognome (su 1313 docenti) mentre al 16° posto si piazza Palermo con lo 0,497 per mille (su 1946 docenti).
Il ricercatore italiano ha ripetuto poi il calcolo computazionale per 28 aree accademiche, e ha trovato la probabilità più alta di nepotismo in ingegneria industriale, giurisprudenza, medicina, geografia, pedagogia, agraria, ingegneria civile, matematica, chimica, scienze storiche, filosofia, statistica, scienze politiche, scienze della terra, informatica, fisica, economia e archeologia. I campi di ricerca più vicini alla pura casualità – e quindi con la più bassa probabilità di nepotismo – sono stati linguistica, demografia e psicologia. Allesina, infine, ha esaminato anche le varie discipline scientifiche riscontrando casualmente che anche qui ci sono molti meno nomi di quanti uno si aspetterebbe. Per esempio, fra i 10.783 membri della facoltà di medicina, in un milione di estrazioni casuali dal database non è uscito mai un risultato con meno di 7.471 cognomi unici, cosa che indica una frequenza eccessiva di cognomi a causa del reclutamento su base nepotistica. La ricerca del “cervello in fuga” ha naturalmente suscitato lo sdegno del mondo accademico ma non della collettività che non ha bisogno di un database per trovare conferme in certi “sospetti”.
 

LAVORO, IN ITALIA TROPPE DIFFERENZE NELLE RETRIBUZIONI E TROPPI POSTI IRREGOLARI

Incontro di studi delle Acli: i dati del rapporto Iref. Le donne guadagnano al giorno 27 euro in meno degli uomini. La differenza tra lo stipendio medio di un dirigente e la paga di un operaio è di 356 euro al giorno. Dodici posti su 100 sono irregolari. Il presidente Olivero: “Divaricazione eccessiva”

discussione su dei dati Rispetto alla retribuzione media quotidiana (82 euro), un dirigente guadagna 340 euro in più al giorno, un quadro 111 euro, un impiegato 6 euro in più, mentre un operaio si mette in tasca un salario giornaliero di 16 euro inferiore alla media; va peggio ancora all’apprendista, che guadagna in meno 31 euro al giorno. E le donne? Rispetto agli uomini, ricevono mediamente al giorno 27 euro in meno. La differenza tra lo stipendio medio di un dirigente e la paga di un operaio? Circa 356 euro al giorno, mentre rispetto alla retribuzione di un “quadro” si scende a 127 euro; con un impiegato, la differenza è di soli 22 euro. Sono alcuni dei dati diffusi dalle Acli nella giornata di apertura del 44° Incontro nazionale di studi, a Castel Gandolfo, sul tema “Il lavoro scomposto”. Il rapporto dell’Iref – l’istituto di ricerca delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani – mette a confronto le retribuzioni medie giornaliere dei lavoratori dipendenti nelle diverse professioni del settore privato (Fonte Istat-Inps, Rapporto sulla coesione sociale, 2010).

Per il presidente delle Acli Andrea Olivero, i dati evidenziano “una divaricazione eccessiva delle retribuzioni, che non può non essere presa in considerazione in queste ore in cui si discute di sacrifici per il Paese. Ancora una volta la questione della redistribuzione si rivela cruciale. Non solo per esigenze di giustizia e di coesione sociale, ma per oggettive ragioni economiche. Restituire risorse ai lavoratori e alle famiglie del ceto medio è l’unico modo per garantire la tenuta dei consumi e il rilancio del Paese. Occorre assolutamente ripristinare nella manovra economica il contributo di solidarietà e la misura patrimoniale”. “Considerare la situazione attuale frutto esclusivo della congiuntura economica può essere fuorviante”, scrivono le Acli, che invitano a “non dimenticare i ritardi storici del sistema produttivo italiano”. Per quando riguarda il sommerso, 12 posti di lavoro su 100 sono irregolari: 18% al Sud e il 27% il Calabria. La struttura della produzione? Solo lo 0,1% di grandi imprese, contro lo 0,5 della Germania e lo 0,4 della Gran Bretagna.

“Gli indicatori di occupazione e disoccupazione, pur evidenziando dinamiche fondamentali come l’ingresso e l’uscita dal mercato del lavoro, non sono sufficienti per analizzare lo stato di salute di un sistema occupazionale”, affermano i ricercatori dell’Iref. Ragionando sugli effetti della crisi sulla qualità dell’occupazione, le Acli segnalano la progressiva diminuzione degli addetti alla manifattura tradizionale (-1,1% dal 2004 al 2007; -4,4% dal 2007 al 2009) e l’inversione di tendenza nei settori dell’high-tech, che tornano a scendere del 2,8% nell’ultimo triennio rilevato dall’Istat. Nel 2010 sono andate perse circa 70mila posizioni dirigenziali, hanno perso il lavoro 78mila professionisti della conoscenza e oltre 100mila tecnici. 110mila sono stati invece gli operai specializzati e gli artigiani costretti a lasciare i lavoro. Hanno fatto ingresso nel mercato del lavoro soprattutto donne in posizioni professionali non specializzate (+108mila) o impiegatizie (+58mila). Quindi, “a fronte di una perdita di occupati di fascia alta, si ha un ulteriore allargamento della base occupazionale poco o per nulla specializzata”.

In un’ottica di “recupero della competitività”, l’indagine osserva anche lo scarso peso del settore ricerca e sviluppo all’interno delle imprese. I lavoratori della conoscenza nel settore privato in Italia sono poco più di 100mila, di cui 35mila ricercatori, 41mila tecnici e 24mila altri addetti alla ricerca. Comparando i dati con quelli di altri Paesi a sviluppo avanzato, si nota che in Giappone il totale degli addetti è quasi 6 volte superiore (683mila), tre volte in Germania (341mila); l’Olanda ha solo 6mila ricercatori meno dell’Italia. Il nostro Paese sa ancora attrarre finanziamenti dall’estero in ricerca e sviluppo e si mantiene sopra la media – seppure di poco – anche per quanto riguarda la bilancia di pagamenti nel settore tecnologico (dati Oecd). Ma difettiamo colpevolmente in brevetti di cooperazione e trans-frontalieri. In pratica, i risultati della nostra ricerca vanno a vantaggio di altri Paesi. (lab)

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Il cervello? E’ meglio dell’iPod

‘Tanti auguri a te’, ‘Jingle Bells’ ma anche il suono del clacson, una volta ascoltati non si scordano più. Lo attesta una ricerca condotta dall’Istituto Nazionale di Neuroscienze in Australia e pubblicata sulla rivista Brain, nata con lo scopo di studiare la perdita di memoria nelle persone che soffrono di demenza. I ricercatori, coordinati da Olivier Piguet, volevano in particolare capire perché le persone con Alzheimer, che hanno difficoltà di memoria, possono ricordare le informazioni se queste gli vengono cantate e per questo hanno sottoposto 27 volontari, affetti da demenza di vario genere, ad esperimenti sulla memoria musicale . Ne è emerso che esiste un luogo del cervello a forma di pollice che si trova appena dietro l’orecchio destro, cioè nel lobo temporale anteriore destro, che conserva questa particolare memoria . Ai partecipanti è stato chiesto di ascoltare fino a 60 melodie. Trenta erano ben note – tipo Jingle Bells – e a ognuna era abbinato un brano non familiare, nella stessa chiave e con lo stesso tempo dell’altro. Dopo ogni pezzo i volontari dovevano dire se avevano ascoltato una melodia famosa oppure no. I partecipanti hanno anche ascoltato 48 suoni di tutti i giorni (dal frullatore alla tromba),con il compito di abbinare l’immagine appropriata scelta in un gruppo di sei. La risonanza magnetica ha rivelato che il lobo temporale anteriore destro, mentre non subisce modificazioni per demenze tipo l’ Alzheimer, risulta ristretto nella maggior parte delle persone con demenza semantica. I dati, confrontati con quelli di 20 volontari sani, hanno evidenziato infatti una buona capacità nel riconoscere i motivi musicali degli affetti da Alzheimer rispetto a coloro che soffrono di demenza semantica.

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L’anno scolastico è alle porte: i dati e le novità

scuola_campanellaL’avvio del nuovo anno scolastico sara’ “regolare” e “con tutti i docenti in cattedra”. Lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, in una conferenza a palazzo Chigi. Il ministro ha anche annunciato un “aumento del tempo pieno” e spiegato che la presenza di classi “affollate” e’ ridotta e “concentrata nelle grandi citta’”. Inoltre, sono tremila gli istituti hanno ormai servizi digitali dalle assenze comunicate via sms alle pagelle online, alle prenotazioni via Web dei colloqui. Quest’anno saranno poi distribuite altre 9 mila Lim (lavagne multimediali) e 13 scuole avranno una classe con piu’ strumenti tecnologici.

Quest’anno fra i banchi ci saranno 7.830.650 alunni nella scuola pubblica. Oltre 1 milione saranno gli alunni dell’infanzia, 2.571.949 saranno quelli della primaria, 1.689.029 quelli della secondaria di I grado, 2.548.189 quelli della secondaria di II grado. Diminuiscono progressivamente gli alunni dei Sud e delle Isole e quelli del Nord-Est, c’e’ invece un incremento al Centro e al Nord-Ovest. Per le superiori il liceo scientifico resta in testa con il 18,4% delle iscrizioni. Ma, guardando agli incrementi totali, l’indirizzo delle scienze applicate batte tutti i corsi liceali, segue il linguistico. In crescita anche il settore tecnologico degli istituti tecnici. In calo i professionali. Inoltre, partirà l’istruzione tecnica superiore con 59 sperimentazioni. I nuovi istituti a cui si accede dopo il diploma faranno capo a delle Fondazioni costituite da scuole, universita’ e aziende. Ci sono gia’ 5 mila domande. Gli studi forniscono crediti spendibili anche all’universita’ e consentono un ingresso rapido nel mondo del lavoro. Si tratta, dicono dal Ministero, di super diplomi con cui si trova “piu’ facilmente un posto”.

Per gli studenti bravi, poi, arrivano le borse di studio per merito che saranno pagate dallo Stato “ma anche dai privati” attraverso la Fondazione per il merito costituita con la riforma dell’Universita’. Chi prendera’ alla maturita’ un voto superiore a 80/100 potra’ accedere ad un test elaborato in collaborazione con l’Invalsi che accertera’ le competenze di base. I migliori potranno accedere “indipendentemente dalle condizioni economiche a delle borse di studio o a prestiti d’onore per un importo pari a 10 mila euro”, ha spiegato Gelmini. La borsa a fondo perduto vale per il primo anno di universita’. Dal secondo scatta il prestito d’onore che va restituito in futuro quando lo studente lavorera’ e in proporzione al reddito. Per mantenere i benefici ci vuole una “media del 27” e bisogna avere studi regolari. Chi prende il massimo dei voti a fine corso di studio viene esonerato dal rimborso del prestito. Per quest’anno ci sono gia’ mille borse. Altre 3 mila saranno finanziate con i fondi Pon. Intanto sono anche stati “ripristinati” 100 milioni per le borse di studio tradizionali precedentemente cancellati. I soldi saranno inseriti “nella legge di stabilita’”.

A proposito di conti che tornano, la Gelmini sostiene nuova manovra del governo “non prevede tagli all’organico della scuola, all’universita’ e alla ricerca”. Il ministro ha poi aggiunto che con l’accorpamento degli istituti scolastici contenuto nel decreto sviluppo non comportera’ la perdita di “3 mila dirigenti scolastici, ma di mille, che saranno totalmente recuperati all’interno dell’organico dei presidi, senza danneggiare gli aspiranti dirigenti che stanno per svolgere il concorso appena bandito”.

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Berlino e la sua incredibile storia, ecco la meta preferita dai giovani in vacanza

Berlino e i suoi misteri, tanto affascinanti quanto tragici e attraenti. I paradossi e i desideri della città che, stando a quanto riportato dalle classifiche europee, è la meta preferita da parte di tutti i giovani del mondo. Un eccezionale miscuglio di sofisticatezza e caos in grado, con la sua particolarità, di arricchire chiunque abbia la fortuna di abbeverarsene. (Vinicio Marchetti)

Berlin-15Berlino non potrà mai neanche lontanamente eguagliare l’arte che fa da cornice a città come Roma e Firenze. Cattedrali, musei e capolavori, nella capitale tedesca, sono rari come rose nere. Niente più che un pallido ricordo dei monumenti d’Italia o di altre capitali europee quali Parigi o Mosca. Le coppiette, poi, neanche col più sudato impegno riusciranno a scovare scorci romantici in cui annegare l’uno nello sguardo dell’altra.

Ciò che rende Berlino una città unica, inimitabile nel suo stile, è la sua storia. Una storia autentica, sanguigna e sanguinaria. Fatta di profonde divisioni diventate, in seguito, carnali riavvicinamenti. Visitando Berlino si potrà respirare l’aria di un passato che, ancora oggi, non ne vuole sapere di rimanersene in soffitta, come il più proverbiale dei “parenti scomodi”. Berlino è paradossale, lo è sempre stata. Nasce da un acceso contrasto tra storia e modernità. Ed è proprio questo l’irresistibile richiamo che, ogni anno, attrae migliaia di giovani da tutto il mondo.

Il monumento simbolo della città tedesca è, senza dubbio, la Porta di Brandeburgo. Alta quasi trenta metri, quest’imponente entrata è l’unica rimasta in piedi fra le 18 che un tempo ne consentivano l’accesso alla città. Quando venne innalzato il muro, si venne a trovare nella terra di nessuno tra Est e Ovest. Per questo, ai molti, appare come il confine tra dittatura e libertà.

La piazza più importante è senz’altro Alexanderplatz. Il nome è un omaggio allo Zar Alessandro I che visitò Berlino nel 1805. Il design originario fu stravolto negli anni 70 da Erich Honecker, ex Ddr, che decise di farne un capolavoro della gloria socialista. I palazzi appaiono glaciali, distaccati e, al loro interno, fa ben mostra di se l’enorme sfera di Fernsehturm. I berlinesi chiamano confidenzialmente la piazza “Alex”, ma non è consigliabile schernirla; su di lei è stato composto un romanzo e sceneggiato un film.

Una delle principali caratteristiche di Berlino, da molti ignorata, è che possiede più ponti di Venezia. La metropoli, infatti, è attorniata da numerosi corsi d’acqua che la rendono affascinante e suggestiva. Il centro, ovviamente, ha nel caos e nella dinamicità la propria struttura e anima ma, percorrere Berlino attraverso i suoi specchi d’acqua, potrà farne scoprire il lato più pacato e rasserenante.

Berlino è una città costruita con forza, con orgoglio; una città capace di trasmettere attraverso ogni pietra solidità e voglia di migliorarsi costantemente. Forse, come nessun’altra capitale del mondo, riesce a infondere nella mente di chi ha la fortuna di percorrere il suo suolo, il desiderio di lavorare per rendere se stessi e il posto in cui si vive tenacemente migliore.

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La Gifra a Madrid: un pieno di fede, gioia, amore e fraternità

La Gioventù Francescana di cui faccio parte da cinque anni ha partecipato in modo estremamente entusiastico alla GMG di Madrid spinti dalla fede e dal desiderio di rinsaldare lo spirito fraterno. Così undici ragazzi da Sant’Agnello (Sorrento) sono partiti per questa bella ma anche faticosa avventura e al loro ritorno ne ho intervistati alcuni: Alessandro 32 anni, Francesco 21, Fabio 24, Grazia 17,  Orlando 21, Fabio 24, Enrica 18, Verena 18. (Pier Francesco Bello)

gifra1Cosa vi ha spinto a partecipare a questo evento? E’ stato all’altezza delle vostre aspettative preliminari?
Alessandro:
 Mi ha spinto a partecipare soprattutto lo spirito di fraternità che mi anima fortemente e che è alla base dell’essere gifrini. Verena: Ho deciso di partecipare con la certezza che un’esperienza simile dà molti frutti a confronto dei sacrifici da affrontare. Nei giorni prima della partenza ho cercato di non fissarmi aspettative pur non riuscendovi. Comunque è stato un momento molto intenso della mia vita.Francesco: Prima di partire ho chiesto ad altri che avevano già partecipato cosa dovessi aspettarmi. Devo dire che le mie aspettative non sono state soddisfatte pienamente. Questo però è un rischio che si corre facilmente quando si fa un’esperienza così forte fra tanta gente. Fabio: Io avevo già partecipato alla GMG di Colonia 2005 e quindi sono partito più carico di aspettative rispetto ad altri. Ma anche a Madrid il Signore mi ha regalato altre cose nuove rispetto a Colonia. Grazia: Anche per me questa è la mia seconda GMG dopo Colonia.

Attraverso la televisione si è visto un clima estremamente gioioso e festoso; è stato così anche per voi?
Orlando: Da ogni parte della città c’era gente che cantava, gridava di gioia, un clima di autentica festa. Questo clima di gioia purtroppo è stato interrotto solo da alcuni scontri che si sono verificati tra la polizia e alcuni giovani che contestavano il Papa e la GMG in genere. Questo in parte ci ha reso più felici perché continuando ad alimentare il clima di gioia che c’era abbiamo fatto testimonianza autentica.

gifra2Quanto è stato ampio il rapporto con i ragazzi di altre nazionalità?
Verena: Non abbiamo fatto particolari conoscenze. Io ho conosciuto una ragazza del Burundi con la quale ho avuto un breve dialogo in inglese. Alessandro: Non ci sono state conoscenze profonde, ma abbiamo condiviso piccole cose come ci dettava il cuore al momento. Enrica: In quanto a ragazzi stranieri, ho conosciuto un gruppo di francesi. Fabio: Ho avuto contatti prevalentemente con i Gifrini della Campania che già conoscevo in gran parte.

Nel partecipare a questi eventi ci si sente ‘particolari’ cioè quasi dei privilegiati in un mondo che oggi fa fatica a capire o ragazzi assolutamente normali?
Alessandro: No, assolutamente normali perché tutti Figli di un unico Dio. Verena: Ci si sente parte di un gruppo di persone che hanno avuto un’opportunità che non tutti hanno perché non tutti sentono che Dio li sta chiamando.

Che sensazione vi ha dato l’incontro con il Santo Padre? Come lo avete vissuto?
Alessandro: Per me il momento più forte, oltre la veglia notturna al SS.mo, è stata l’attesa del Papa lungo le strade di Madrid. Non nascondo che l’attesa è stata faticosa per il sole, il gran caldo e il lungo tempo trascorso; ma la voglia di vedere il Papa, pure se passava lungo la strada solo un attimo, anche vederlo solo di spalle a pochi metri da te, dava un’energia e una forza che ti liberava unita alla grande gioia di vivere tutto insieme alla tua fraternità. Enrica: Anche per me vedere il Papa passare così vicino è stato molto bello, anche se non abbiamo avuto la possibilità, come tantissimi altri ragazzi, di poterlo incontrare da vicino.

gifraCosa avete portato a casa da questa settimana trascorsa a Madrid? Lo ripetereste?
Alessandro e Verena: Sicuramente una gioia immensa e un rinnovato spirito di testimonianza e fraternità che ci è stato dato anzitutto dalle catechesi dei vescovi, soprattutto l’ultima del Cardinale Vallini e nel vedere tanti ragazzi convenuti lì solo spinti da un gran desiderio di caricarsi di Cristo. Verena: Sicuramente questa settimana mi ha spinto a rivalutare in modo drastico il mio modo di essere testimone della fede. Avendone la possibilità è un’esperienza che ci piacerebbe ripetere nel 2013 anche se Rio de Janeiro è nettamente più lontana di Madrid!

Come interpretate questi incontri, pellegrinaggi, viaggi, vacanze o altro?
Li interpretiamo come profonde esperienze di fede. Sicuramente è anche un pellegrinaggio nel senso di rispondere ad un invito di Dio e del Papa, anche se non sono mancati momenti da ‘viaggio’ come la visita al Museo del Prado o qualche passeggiata nei momenti liberi.

Quale messaggio volete lasciare ai giovani che non hanno partecipato?
Li invitiamo tutti a partecipare alla prossima GMG per fare insieme ai giovani di tutto il mondo una immersione nella fede e nella gioia. Provate per credere!! E’ un momento che non dimenticherete più!

 
 

Alimenti: Coldiretti Sicilia, meno bibite gassate e piu’ spremute nelle scuole

Secondo il monitoraggio effettuato dal progetto ”Okkio alla salute” – sottolinea ancora la Coldiretti -il 48 per cento dei bambini italiani consuma bevande gassate o zuccherate ogni giorno mentre il 23 per cento dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura con il risultato che il 34 per cento dei piccoli cittadini italiani di 8 e 9 anni e’ lontano dal peso forma: oltre un milione e’ sovrappeso (22,1 per cento del totale) e 400mila (11,1 per cento) sono obesi.

 

”Bisogna incentivare il consumo di frutta e verdura – aggiungono i dirigenti dell’organizzazione agricola anche alla luce del dato preoccupante secondo cui in Italia piu’ di un milione di persone non ne mangia mai e ultimamente si e’ anche verificato un calo soprattutto tra i piu’ giovani. ”La Sicilia – concludono Alessandro Chiarelli eGiuseppe Campione – ha un ventaglio di produzioni di frutta e verdura di altissima qualita’. Acquistare direttamente dall’agricoltore nei mercati di Campagna amica rappresenta anche una garanzia per evitare di comprare quelle che provengono dalle varie parti del mondo”.

 

Schitta o maritata?….Amunì cerchiamo di essere seri! Il vero fast-food, il cibo da strada per intenderci, è invenzione tutta sicula, al massimo possiamo solo dare qualche lontano ed atavico riconoscimento agli arabi secondo la loro tradizione di consumare il cibo senza l’ausilio di posate.

nino

– Amunì cerchiamo di essere seri!

Che i signori Mc Donald, Burgher King ed affini issiru a cuntare muzignarie a unn’ autra banna!

Il vero fast-food, il cibo da strada per intenderci, è invenzione tutta sicula, al massimo possiamo solo dare qualche lontano ed atavico riconoscimento agli arabi secondo la loro tradizione di consumare il cibo senza l’ausilio di posate.

Innumerevoli sono le specialità, soprattutto, e non me ne vogliano gli altri onoratissimi e rispettabilissimi siculi, nella zona del Palermitano.

Di tutte però, quella con la storia più affascinante è il panino con la milza, o più correttamente “pani ca’ meusa”. In effetti il cibarsi di frattaglie è una tipicità di quelle comunità in cui la carne è un esclusivo appannaggio dei nobili, per cui il popolino deve accontentarsi degli scarti. Non che la situazione sia molto cambiata nella Sicilia odierna… ma questa è un’altra storia!

L’origine di tutte si rifà al medioevo Palermitano, più precisamente alla presenza della comunità Ebraica, sul territorio fino al 1492, anno in cui quel malacarne di Ferdinando II di Aragona detto il cattolico, (diffidate sempre di chi si presenta con nome del tipo “Giuseppe detto Tito”, soprattutto in ambito politico), decise molto democraticamente che gli stavano sui cosidetti e li cacciò via in malomodo.

In ogni caso gli Ebrei vivevano all’ interno di un ghetto tutto loro, e tra di essi vi erano alcuni espertissimi macellai. Difatti quello che fu il più grande macello dell’ epoca era ubicato al Seracaldio, oggi conosciuto coome il mercato del capo, adiacente alla ex zona Ebrea.

Purtroppo i macellai Ebrei passavanno nanticchia pi fissa, difatti per la loro opera, religione docet, non potevano ricevere compenso in denaro, ma solo tenere per loro le interiora dell’ animale ucciso ad eccezione del preziosissimo fegato.

Ma purtroppamente, sempre per sta palla al piede di religione, le frattaglie non potevano essere consumate, per cui l’ ingegno Ebreo inventò il modo di trasformare in denaro sonante gli scarti.

Dopo essere state bollite, (quindi sterilizzate), le fratteglie venivano vendute ai gentili, (i Cristiani), la le gustavano per strada come un moderno snack riparando le mani dall’ unto con una foglia di Fico.

Solo successivamente la sprigiuseria Panormita suggerì di aggiungere pane, altri grassi animali e derivati animali come il formaggio. In buona sostanza, u pani ca’ meusa, divenne una sorta di simbolo di ribellione alla presenza dei poco graditi ospiti, unendo tutto ciò che per loro era proibito.

La milza, la trache ed il polmone, lo scannarozzato, venivano soffritti nella saime, (dallo spagnolo saim cioè strutto. PROIBITO!

Veniva poi adagiata nella guastedda, (dal francese arcaico Gastel ovvero pane morbido) col cimino. PROIBITO!

In ogni caso si poteva decidere se essere più o meno sprigiusi. Difatti il meusaro al momento di chiudere il panino chiedeva sempre, “schitta o maritata?”.

Schitta , solo con la carne, o meglio con l’ illusione della carne…. Maritata con l’aggiunta del caciocavallo o ricotta, il proibito sul proibito!

Probabilmente si diceva, (e si dice), maritata perché il candore del formaggio ricorda l’abito nuziale e di conseguenza la verginità della donna che si concedeva immacolata all’ uomo, (la carne), concetto oramai del tutto inapplicabile ai giorni nostri… Il successo di tale piatto favori nell’ 800 l’apertura della prime “focaccerie”.

Nel 1834 il Monsù Antonino Alaimo ricevette come liquidazione per sui servigi presso il principe di Cattolica i locali dell’ ex cappella della chiesa di S. Francesco d’ Assisi. Li fu realizzata una delle più antiche e famose focaccerie, oggi di proprità dei Conticello.

Nel 1848 nella chiesa antistante si riunì il primo Parlamento Siciliano che festeggiò l’ indipenza dell’ isola a suon di pani ca’ meusa, sfincione e vino di Marsala.

Successivamente nel 1860 nello stesso luogo si rifocillarono i Garibaldini impegnati nell’ unione del bel paese.

Chissà… se magari l’attuale Parlamento Siciliano pasteggiasse in cotal modo prenderebbe decisioni più sagge e sensate per la nostra isola…ma qui sconfiniamo nella fantascienza.

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Premiopoli ,Sogni di carta

Cinque concorsi al giorno dove tra tassa d’iscrizione, spese di segreteria e contributi pubblici il giro d’affari supera anche i 10 milioni di euro:

è il business milionario dei concorsi letterari in Italia che sembrerebbe rendere giustizia a dun popolo di scrittori, poeti e romanzieri alle prime armi.

Eppure non sembra tutto oro quello che luccica perchè poi si scopre un’altra realtà: lontanto dai riflettori e dai premi di prestigio, esiste infatti una girandola di concorsi improbabili sfornate in serie da piccole case editrici e in un mondo dove i cosiddetti sogni di carta si pagano a caro prezzo e dove, tra tasse e balzelli vari di arriva ad un giro d’affari milionario.

Tra l’altro per chi non lo sapesse il nostro paese è quello con più premi letterari e sembra crescano al ritmo di una novantina l’anno.

E’ in pratica quello che viene etichettato come il mondo dello SCRIVI, PAGA E VINCI, e in cui si aggirano ogi anno gli aspiranti scrittori, i protagonisti di quella che una volta Umberto Eco chiamava la “quarta dimensione”.

Giovani con ambizioni letterarie e insospettabili vicini di casa disposti a pagare pur di verdersi pubblicare libri spesso destinati all’invisibilità.

E bussano alle porte di diverse case editrici con un solo, unico chiodo fisso: come mostrare al mondo di avere talento.

Un passo all’apparenza breve e alla portata di tutti, bastano pochi euro anche se per un sogno di carta destinato a rimanere tale…

di ELIO ALFIERI, autore

http://www.e20sicilia.tv/portale_web/FlowPlayerNet/flowplayer-3.2.2.swf

Fonte: http://www.e20sicilia.tv

 

Italia in cifre 2011

Organizzata in sezioni tematiche, “Italia in cifre” offre un profilo sintetico dei principali aspetti economici, demografici, sociali e territoriali dell’Italia, nonché di alcuni fondamentali comportamenti e abitudini di vita della popolazione.

In occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia, l’edizione 2011 è stata rinnovata nella struttura per accogliere notizie storiche utili a conoscere le principali trasformazioni che hanno caratterizzato il Paese in questi 150 anni.

Un glossario presente in ogni pagina consente una migliore fruibilità del patrimonio informativo anche a un pubblico di non addetti ai lavori.

L’opuscolo, distribuito a istituzioni, organismi internazionali, media e opinion leader, è disponibile gratuitamente presso i centri di informazione statistica presenti in ogni regione e provincia autonoma e, su richiesta, presso la Direzione centrale comunicazione ed editoria dell’Istat (tel. 06 4673.2048-49, email comunica@istat.it).

Versione integrale in lingua italiana
PDF (2426 kbyte)
http://www.istat.it/it/files/2011/06/italiaincifre2011.pdf

 

Cibo italiano, quanti ricordi… Ecco cosa rimpiangono di più gli studenti stranieri quando tornano a casa

giovani

I ricordi più belli che i ragazzi venuti a studiare in Italia si porteranno a casa?

L’affetto della famiglia ospitante e il rito, tutto italiano, del cibo.

È quanto emerge da un sondaggio condotto da Intercultura, la onlus che da 55 anni promuove gli scambi scolastici, tra gli oltre 700 ragazzi, provenienti da tutto il mondo, tra i 15 e i 18 anni, che hanno studiato quest’anno in una scuola italiana e si apprestano ora a tornare a casa.

Interrogati da Intercultura con un questionario sui “vizi e le virtù degli italiani”, i ragazzi non hanno dubbi sul ricordo più bello che si porteranno a casa.  Ai primi due posti con il 23% e  il 14% sta il rapporto magico con i ‘fratelli’ e le ‘sorelle’, che rimarranno tali per tutta la loro vita, e l’affetto dei genitori ospitanti. Sul terzo gradino del podio, con l’8% dei voti, non poteva mancare la ritualità del mangiare tutti assieme.

Volendo giocare sul tema delle virtù cardinali, gli studenti stranieri ritengono che, a contraddistinguerci maggiormente sono la temperanza ovvero l’equilibrio nel gestire i piaceri e il divertimento (31% delle risposte) e la fortezza (26%), addebitata in particolare ai genitori ospitanti. Seguono la giustizia (8%)e la prudenza (2%). Quanto al vizio dominante, per gli intervistati, è senz’altro la gola (55% delle risposte), peccato assolto da tutti perchè rappresenta il momento principale di incontro della famiglia e degli amici.

A scegliere l’Italia, sono soprattutto gli studenti dai Paesi europei (28%), quindi da quelli del Nord America (30%), seguiti dai ragazzi del Centro-Sud America (18%), dell’Oceania (16%), soprattutto dall’Australia (10.6%), dell’Asia (8%), mentre solo il 2% arriva dall’Africa.

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